La Deutsche Bank e la questione russa
Il Sole 24 Ore, sabato 8 ottobre 2016
Quando sbagliando non si impara si rischia di farsi davvero male. A preoccupare Deutsche Bank non c’è solo l’annuncio del dipartimento di Giustizia Usa di una sanzione da 14 miliardi di dollari per pratiche scorrette nella vendita di prodotti legati ai mutui. C’è anche il dossier, altrettanto scottante, sulle operazioni di trasferimento di denaro fuori dalla Russia.
Trattative
Alla fine la banca tedesca non pagherà alle autorità Usa i 14 miliardi richiesti. I precedenti dicono che si raggiungerà un accordo che dovrebbe collocarsi tra i 3 e gli 8 miliardi di dollari, con qualche probabilità in più nella parte bassa della forchetta. Per irregolarità simili a Goldman Sachs furono chiesti 15 miliardi ma ne pagò 5,1;Jp Morgan ne ha versati 13 a fronte dei 20 pretesi. Sarà importante anche la composizione della multa che potrebbe prevedere sia pagamenti cash che interventi a favore dei consumatori colpiti dalle pratiche scorrette. Le autorità americane contano di chiudere la partita, che coinvolge anche Barclays e Credit Suisse, prima delle elezioni presidenziali del prossimo novembre.
La questione russa
Una sanzione di valore forse paragonabile potrebbe però colpire la banca tedesca per quanto accaduto in Russia.Per anni la filiale moscovita della banca ha gestito operazioni di trasferimento di denaro all’estero con la formula del «mirror trade»: in pratica un cliente compra azioni di società russe pagando rubli e in contemporanea le vende a una sua società domiciliata all’estero che paga in dollari. A partire dal 2011 sono stati espatriati in questo modo circa 10 miliardi di dollari. Alcune delle somme movimentate sarebbero riconducibili a persone vicine al presidente Vladimir Putin a cominciare dal cugino Igor Putin. La pratica non è di per se illegale ma lo diventa se è utilizzata per aggirare normative di controllo sui movimenti di capitale. Quello che le autorità statunitensi e britanniche stanno cercando di appurare. Se emergesse un tentativo di sfuggire le regole antiriciclaggio o le sanzioni per il conflitto con l’Ucraina la multa potrebbe essere ingente.
I precedenti
Nel 2015 la francese Bnp Paribas fu ad esempio sanzionata dalla giustizia Usa per 9 miliardi di dollari a causa della violazione delle sanzioni contro Iran, Sudan e Cuba mentre Credit Agricole se l’è cavata con poco meno di 800 milioni. Non gioca a favore di Deutsche Bank il clima teso delle relazioni tra Washington e Berlino con gli attriti sul trattato Ttip e le sanzioni incrociate che hanno coinvolto Volkswagen, Apple ed altri big delle industrie delle due sponde dell’Atlantico. Alcuni mesi fa l’amministratore delegato di Deutsche Bank, John Cryan, ha affermato che la vicenda russa verrà chiusa entro fine anno. La banca sta investigando sulla vicenda e prendendo misure disciplinari al suo interno. La banca centrale russa ha comminato a Deutsche Bank una multa simbolica di 5 mila dollari, ritenendola in qualche modo vittima delle operazioni dei sui clienti e deplorando unicamente l’inadeguatezza dei controlli. Fonti della banca tedesca definiscono però molto complicata una quantificazione delle possibili sanzioni relative al caso russo che potrebbero arrivare da Usa e Uk. Sinora sarebbero stati accantonati circa 1,2 miliardi di euro, parte di quei 5,5 miliardi complessivamente messi a bilancio per i costi dei contenziosi 2016. Dalla crisi del 2008 ad oggi la prima banca tedesca ha sborsato circa 13 miliardi di euro per riparare alle sue azioni illegali che spaziano dalla manipolazione del tasso interbancario Libor o delle quotazioni dei metalli preziosi fino alla violazioni delle sanzioni Usa contro Iran, Libia e Siria (vedi scheda). Nei giorni scorsi i vertici della banca tedesca hanno rassicurato sulla solidità finanziaria dell’istituto e negato la necessità di un sostegno pubblico. Resta però da capire se in questa fase difficile, i colossi della finanza siano in grado di mantenere profittevoli i loro business conservando il pieno rispetto delle regole.
Trattative
Alla fine la banca tedesca non pagherà alle autorità Usa i 14 miliardi richiesti. I precedenti dicono che si raggiungerà un accordo che dovrebbe collocarsi tra i 3 e gli 8 miliardi di dollari, con qualche probabilità in più nella parte bassa della forchetta. Per irregolarità simili a Goldman Sachs furono chiesti 15 miliardi ma ne pagò 5,1;Jp Morgan ne ha versati 13 a fronte dei 20 pretesi. Sarà importante anche la composizione della multa che potrebbe prevedere sia pagamenti cash che interventi a favore dei consumatori colpiti dalle pratiche scorrette. Le autorità americane contano di chiudere la partita, che coinvolge anche Barclays e Credit Suisse, prima delle elezioni presidenziali del prossimo novembre.
La questione russa
Una sanzione di valore forse paragonabile potrebbe però colpire la banca tedesca per quanto accaduto in Russia.Per anni la filiale moscovita della banca ha gestito operazioni di trasferimento di denaro all’estero con la formula del «mirror trade»: in pratica un cliente compra azioni di società russe pagando rubli e in contemporanea le vende a una sua società domiciliata all’estero che paga in dollari. A partire dal 2011 sono stati espatriati in questo modo circa 10 miliardi di dollari. Alcune delle somme movimentate sarebbero riconducibili a persone vicine al presidente Vladimir Putin a cominciare dal cugino Igor Putin. La pratica non è di per se illegale ma lo diventa se è utilizzata per aggirare normative di controllo sui movimenti di capitale. Quello che le autorità statunitensi e britanniche stanno cercando di appurare. Se emergesse un tentativo di sfuggire le regole antiriciclaggio o le sanzioni per il conflitto con l’Ucraina la multa potrebbe essere ingente.
I precedenti
Nel 2015 la francese Bnp Paribas fu ad esempio sanzionata dalla giustizia Usa per 9 miliardi di dollari a causa della violazione delle sanzioni contro Iran, Sudan e Cuba mentre Credit Agricole se l’è cavata con poco meno di 800 milioni. Non gioca a favore di Deutsche Bank il clima teso delle relazioni tra Washington e Berlino con gli attriti sul trattato Ttip e le sanzioni incrociate che hanno coinvolto Volkswagen, Apple ed altri big delle industrie delle due sponde dell’Atlantico. Alcuni mesi fa l’amministratore delegato di Deutsche Bank, John Cryan, ha affermato che la vicenda russa verrà chiusa entro fine anno. La banca sta investigando sulla vicenda e prendendo misure disciplinari al suo interno. La banca centrale russa ha comminato a Deutsche Bank una multa simbolica di 5 mila dollari, ritenendola in qualche modo vittima delle operazioni dei sui clienti e deplorando unicamente l’inadeguatezza dei controlli. Fonti della banca tedesca definiscono però molto complicata una quantificazione delle possibili sanzioni relative al caso russo che potrebbero arrivare da Usa e Uk. Sinora sarebbero stati accantonati circa 1,2 miliardi di euro, parte di quei 5,5 miliardi complessivamente messi a bilancio per i costi dei contenziosi 2016. Dalla crisi del 2008 ad oggi la prima banca tedesca ha sborsato circa 13 miliardi di euro per riparare alle sue azioni illegali che spaziano dalla manipolazione del tasso interbancario Libor o delle quotazioni dei metalli preziosi fino alla violazioni delle sanzioni Usa contro Iran, Libia e Siria (vedi scheda). Nei giorni scorsi i vertici della banca tedesca hanno rassicurato sulla solidità finanziaria dell’istituto e negato la necessità di un sostegno pubblico. Resta però da capire se in questa fase difficile, i colossi della finanza siano in grado di mantenere profittevoli i loro business conservando il pieno rispetto delle regole.
Mauro Del Corno
http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=57f8bdc37a83d
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