Il 18 Luglio 1959 Pasolini soggiornò a Rodi Garganico scrivendo una pagina della Lunga strada di sabbia.
Rodi Garganico, luglio. E’ appena passata mezzanotte, e sono solo. Ma solo come può essere solo uno spettro. Tutti sono serrati nelle case, di questo paese peraltro abbastanza elegante. I piccoli borghesi foggiani in villeggiatura, i rodigiani, che domani mattina si devono alzare alle tre, alle quattro, per andare nei campi col mulo. E’ suonato un misterioso coprifuoco: nessuno lo trasgredisce.
Io cammino per la piccola spiaggia deserta, ai piedi del paese. E nel silenzio che c’è fuori e dentro di me, sento come un lungo, afono crolla. L’intera costa pugliese si sfa in questa quiete, dopo aver infuriato ai miei occhi, ai miei orecchi, per mattinate e meriggi di caos preumano, sottoumano.
Lo sperduto Salento, severo come una landa settentrionale, coi suoi paesi greci in sciopero secolare; poi l’esplosione di Brindisi, la più caotica, furente, rigurgitante delle città di mare italiane; e le stupende Otranto e Ostuni, le città del silenzio del Sud; e Bari, che segna i pericolanti e informi come accampamenti, folle sotto i palchi delle luminarie e i podi bianchi traforati delle bande, sono un solo, sordo frastuono. Che si infrange contro le muraglie del Gargano, il cui periplo, a picco sul mare, tra le severe, deserte montagne, allontana dall’Italia di migliaia di chilometri.
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