L’elefante nella stanza della NATO: lo Stato islamico sponsorizzato dalla Turchia
Ahmed Nafeez, Insurge IntelligenceNuove prove emergono sul governo turco del presidente Erdogan che di nascosto sostiene militarmente, finanziariamente e logisticamente lo SIIL, anche se pretende di combattere la rete terroristica. La prova è la testimonianza di un terrorista dello SIIL catturato da combattenti curdi, ampiamente riconosciuti come la forza più efficace nell’affrontare lo SIIL. La testimonianza è stata riportata da due agenzie di stampa curde, Harwar News Agency (ANHA) siriano-curda nel Rojava, e Ajansa Nûçeyan a Firatê (Firat News Agency o ANF News) turco-curda ad Amsterdam. I siti web delle agenzie di stampa sono bloccati in Turchia. Le interviste al combattente dello SIIL, catturato dalle Unità di Protezione Popolare (YPG) curde, rivelano che le forze militari e di sicurezza turche cercano di agevolare le operazioni dello SIIL in Siria, così come gli attentati terroristici del SIIL in Turchia. La nuova testimonianza corrobora affermazioni analoghe da altri membri dello SIIL, così come da fonti dei servizi segreti occidentali e mediorientali. Eppure la Turchia è un membro di spicco della NATO. E mentre i membri occidentali della NATO raccolgono sempre più intelligence che confermano la sponsorizzazione turca dello SIIL, si rifiutano di agire.
Ahmed Nafeez, Insurge IntelligenceNuove prove emergono sul governo turco del presidente Erdogan che di nascosto sostiene militarmente, finanziariamente e logisticamente lo SIIL, anche se pretende di combattere la rete terroristica. La prova è la testimonianza di un terrorista dello SIIL catturato da combattenti curdi, ampiamente riconosciuti come la forza più efficace nell’affrontare lo SIIL. La testimonianza è stata riportata da due agenzie di stampa curde, Harwar News Agency (ANHA) siriano-curda nel Rojava, e Ajansa Nûçeyan a Firatê (Firat News Agency o ANF News) turco-curda ad Amsterdam. I siti web delle agenzie di stampa sono bloccati in Turchia. Le interviste al combattente dello SIIL, catturato dalle Unità di Protezione Popolare (YPG) curde, rivelano che le forze militari e di sicurezza turche cercano di agevolare le operazioni dello SIIL in Siria, così come gli attentati terroristici del SIIL in Turchia. La nuova testimonianza corrobora affermazioni analoghe da altri membri dello SIIL, così come da fonti dei servizi segreti occidentali e mediorientali. Eppure la Turchia è un membro di spicco della NATO. E mentre i membri occidentali della NATO raccolgono sempre più intelligence che confermano la sponsorizzazione turca dello SIIL, si rifiutano di agire.
Le spie turche contro i poliziotti turchi
La fonte, Savas Yildiz, fu catturata dalle YPG durante l’attacco dello SIIL sulla provincia curda di Gire Spi (Tal Abyad) in Siria. Oscurata dalla stampa turca e internazionale, la cattura di Yildiz delle YPG è un significativo successo contro il terrorismo. Cittadino turco unitosi al gruppo jihadista in Siria nel 2014, Yildiz è stato il primo sospettato degli attentati alla sede di uno dei principali partiti d’opposizione in Turchia, il Partito Democratico del Popolo (HDP) filo-curdo. L’attentato avvenne contro gli uffici dell’HDP ad Adana e Mersin, nel maggio 2015. Yildiz partecipò ad una serie di ulteriori attentati in Turchia. Ma fu anche sospettato dell’attentato dello ISIS ad Istanbul nel marzo 2016, che uccise 4 persone e ne ferì 39. Le autorità turche in un primo momento dettero per scontato che Yildiz fosse l’attentatore suicida in quel caso, ma la polizia individuò rapidamente il vero attentatore, Mehmet Ozturk. Ozturk e Yildiz erano noti alle forze di sicurezza turche come agenti dello SIIL. Le autorità tesero la retata per Yildiz nell’ottobre 2015, credendo che Ozturk ed altri due agenti dello SIIL, Haci Ali Durmaz e Yunus Durmaz, fossero rientrati in Turchia dalla Siria per compiere attacchi terroristici. Dopo l’attentato del marzo 2016 a Istanbul, la polizia turca comunicò i nomi di Yildiz e dei complici, descrivendoli come sospetti terroristi dello SIIL che pianificavano ulteriori attentati in Turchia. Ma mentre la polizia turca dava la caccia a Yildiz e complici, fu più volte contrastata dai servizi segreti turchi. Fonti di sicurezza turche hanno detto che Savas Yildiz fu arrestato per due volte dalle autorità turche per l’adesione allo SIIL, ed era anche su una lista di terroristi. Anche il camerata di Yildiz, Mehmet Ozturk, era nella “lista nera” dell’intelligence turca quale “fiancheggiatore di un gruppo terroristico“, ma diverse volte poté recarsi da e per la Siria perché non era nel sistema informatico giudiziario nazionale (UYAP). Yildiz partecipò all’attacco dello SIIL su Gire Spi, ma fu costretto ad arrendersi alle YPG dopo che fu intrappolato dal crollo di un edificio.
La fonte, Savas Yildiz, fu catturata dalle YPG durante l’attacco dello SIIL sulla provincia curda di Gire Spi (Tal Abyad) in Siria. Oscurata dalla stampa turca e internazionale, la cattura di Yildiz delle YPG è un significativo successo contro il terrorismo. Cittadino turco unitosi al gruppo jihadista in Siria nel 2014, Yildiz è stato il primo sospettato degli attentati alla sede di uno dei principali partiti d’opposizione in Turchia, il Partito Democratico del Popolo (HDP) filo-curdo. L’attentato avvenne contro gli uffici dell’HDP ad Adana e Mersin, nel maggio 2015. Yildiz partecipò ad una serie di ulteriori attentati in Turchia. Ma fu anche sospettato dell’attentato dello ISIS ad Istanbul nel marzo 2016, che uccise 4 persone e ne ferì 39. Le autorità turche in un primo momento dettero per scontato che Yildiz fosse l’attentatore suicida in quel caso, ma la polizia individuò rapidamente il vero attentatore, Mehmet Ozturk. Ozturk e Yildiz erano noti alle forze di sicurezza turche come agenti dello SIIL. Le autorità tesero la retata per Yildiz nell’ottobre 2015, credendo che Ozturk ed altri due agenti dello SIIL, Haci Ali Durmaz e Yunus Durmaz, fossero rientrati in Turchia dalla Siria per compiere attacchi terroristici. Dopo l’attentato del marzo 2016 a Istanbul, la polizia turca comunicò i nomi di Yildiz e dei complici, descrivendoli come sospetti terroristi dello SIIL che pianificavano ulteriori attentati in Turchia. Ma mentre la polizia turca dava la caccia a Yildiz e complici, fu più volte contrastata dai servizi segreti turchi. Fonti di sicurezza turche hanno detto che Savas Yildiz fu arrestato per due volte dalle autorità turche per l’adesione allo SIIL, ed era anche su una lista di terroristi. Anche il camerata di Yildiz, Mehmet Ozturk, era nella “lista nera” dell’intelligence turca quale “fiancheggiatore di un gruppo terroristico“, ma diverse volte poté recarsi da e per la Siria perché non era nel sistema informatico giudiziario nazionale (UYAP). Yildiz partecipò all’attacco dello SIIL su Gire Spi, ma fu costretto ad arrendersi alle YPG dopo che fu intrappolato dal crollo di un edificio.
La libertà di movimento dello SIIL garantita dallo Stato turco
In un’intervista all’ANHA, il terrorista confesso disse che i principali membri turchi dello SIIL si muovono liberamente tra Turchia e Siria perché alcuni di loro lavorano per l’intelligence turca. Gli avamposti alla frontiera verrebbero abitualmente sguarniti dalle forze di sicurezza turche in orari particolari per consentire a gruppi di 20-30 combattenti dello SIIL di passare senza ostacoli e senza essere rilevati, Yildiz ha detto: “C’è un accordo tra Turchia e SIIL. La Turchia sostiene lo SIIL perché rappresenta una minaccia per i curdi e può usarlo contro di loro“. Confermava che l’esercito turco aveva aperto le linee di comunicazione con lo SIIL fin dall’invasione di Mosul, in Iraq, nel giugno 2014: “...Quando Mosul fu catturata, circa 50 persone furono tenute prigioniere nel consolato turco. Ci aprirono tutte le strade affinché riavessero i prigionieri. Ci diedero ogni libertà di movimento. Quei prigionieri furono scambiati dalla Turchia con 100 dei nostri amici“. Secondo Yildiz, obiettivo primario della Turchia nel sostenere lo SIIL è utilizzarlo come baluardo geopolitico contro il crescente potere politico e militare dei gruppi curdi: “Lo Stato turco e il presidente Recep Tayyip Erdogan ci supportano perché siamo contro i curdi. Non perché è affettuoso con noi o che. Non c’entra per nulla l’Islam. Non ci avrebbe sostenuto un giorno se non combattessimo i curdi“. L’operativo dello SIIL ha anche spiegato che la priorità strategica dello SIIL è rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria, gli altri obiettivi in Turchia, Stati Uniti ed Iraq, per esempio, sono secondari: “Il regime turco, gli Stati Uniti, il regime iracheno non sono importanti per noi, ma il regime siriano lo è. Perché vediamo la Siria al centro dello Stato islamico che fondiamo“. Yildiz aveva anche confermato che lo SIIL ha una presenza massiccia in Turchia, “a Istanbul, Konya, Ankara e tutte le città curde. Ma Antep fu scelta come base centrale per usare efficacemente la frontiera e tutte le strade che passano da quel punto“. Antep, aveva detto, è il punto di transito nel territorio dello SIIL per i combattenti stranieri provenienti da tutto il mondo, tra cui cittadini turchi. Eppure lo fanno impunemente, proprio sotto il naso delle forze di sicurezza turche. “La gente corre da tutto il mondo passando da uno stretto passaggio di qui“, aveva detto Yildiz. “Attraversando quartieri periferici e villaggi di Antep. E’ impossibile per le forze di sicurezza non vederli, non notarli“. Indicò diversi punti di passaggio “tra Antep e Kilis. Uno di questi era a Rai. Attraversammo Rai e Çobanbey, e il valico di Elbeyli. Uno dei luoghi più frequentemente usati era Karkamis, presso Jarablus. Questi sono passaggi sempre aperti“. Le affermazioni di Savas Yildiz sono sorprendentemente dettagliate, suggerendone l’effettiva accuratezza e coerenza con numerose prove.
In un’intervista all’ANHA, il terrorista confesso disse che i principali membri turchi dello SIIL si muovono liberamente tra Turchia e Siria perché alcuni di loro lavorano per l’intelligence turca. Gli avamposti alla frontiera verrebbero abitualmente sguarniti dalle forze di sicurezza turche in orari particolari per consentire a gruppi di 20-30 combattenti dello SIIL di passare senza ostacoli e senza essere rilevati, Yildiz ha detto: “C’è un accordo tra Turchia e SIIL. La Turchia sostiene lo SIIL perché rappresenta una minaccia per i curdi e può usarlo contro di loro“. Confermava che l’esercito turco aveva aperto le linee di comunicazione con lo SIIL fin dall’invasione di Mosul, in Iraq, nel giugno 2014: “...Quando Mosul fu catturata, circa 50 persone furono tenute prigioniere nel consolato turco. Ci aprirono tutte le strade affinché riavessero i prigionieri. Ci diedero ogni libertà di movimento. Quei prigionieri furono scambiati dalla Turchia con 100 dei nostri amici“. Secondo Yildiz, obiettivo primario della Turchia nel sostenere lo SIIL è utilizzarlo come baluardo geopolitico contro il crescente potere politico e militare dei gruppi curdi: “Lo Stato turco e il presidente Recep Tayyip Erdogan ci supportano perché siamo contro i curdi. Non perché è affettuoso con noi o che. Non c’entra per nulla l’Islam. Non ci avrebbe sostenuto un giorno se non combattessimo i curdi“. L’operativo dello SIIL ha anche spiegato che la priorità strategica dello SIIL è rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria, gli altri obiettivi in Turchia, Stati Uniti ed Iraq, per esempio, sono secondari: “Il regime turco, gli Stati Uniti, il regime iracheno non sono importanti per noi, ma il regime siriano lo è. Perché vediamo la Siria al centro dello Stato islamico che fondiamo“. Yildiz aveva anche confermato che lo SIIL ha una presenza massiccia in Turchia, “a Istanbul, Konya, Ankara e tutte le città curde. Ma Antep fu scelta come base centrale per usare efficacemente la frontiera e tutte le strade che passano da quel punto“. Antep, aveva detto, è il punto di transito nel territorio dello SIIL per i combattenti stranieri provenienti da tutto il mondo, tra cui cittadini turchi. Eppure lo fanno impunemente, proprio sotto il naso delle forze di sicurezza turche. “La gente corre da tutto il mondo passando da uno stretto passaggio di qui“, aveva detto Yildiz. “Attraversando quartieri periferici e villaggi di Antep. E’ impossibile per le forze di sicurezza non vederli, non notarli“. Indicò diversi punti di passaggio “tra Antep e Kilis. Uno di questi era a Rai. Attraversammo Rai e Çobanbey, e il valico di Elbeyli. Uno dei luoghi più frequentemente usati era Karkamis, presso Jarablus. Questi sono passaggi sempre aperti“. Le affermazioni di Savas Yildiz sono sorprendentemente dettagliate, suggerendone l’effettiva accuratezza e coerenza con numerose prove.
La ‘complicità profonda’ di Erdogan
Ahmet Yayla, ex-capo antiterrorismo e prevenzione del crimine della polizia nazionale turca dal 2010 al 2014, conosce direttamente le operazioni sul confine turco-siriano. “Il governo Erdogan ha sempre chiuso un occhio sulle decine di migliaia di sostenitori dello SIIL che passano dall’aeroporto di Istanbul al poroso confine turco con la Siria per unirsi allo SIIL“, ha detto. Oltre a testimoniare direttamente sul flusso di terroristi dalla Turchia alla Siria, Yayla ha intervistato dei disertori dello SIIL che si nascondono in Turchia, in qualità di vicedirettore del Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione della violenza. I risultati della ricerca, condotta in collaborazione con la consulente antiterrorismo di NATO e Pentagono professoressa Anne Speckhard della Georgetown University, specialista dei fattori psico-sociali della radicalizzazione, furono pubblicati nel libro pubblicato a luglio, ISIS Defectors: Inside Stories of the Terrorist Caliphate, così come nel recentedocumento per la rivista Perspectives on Terrorism journal. Da queste interviste spiegano che la sponsorizzazione diretta turca dello SIIL è un segreto di Pulcinella nella rete terroristica: “Nonostante le dichiarazioni di Erdogan di combattere lo SIIL, le prove indicano che era e continua ad esservi profondamente implicato, permettendo allo SIIL non solo di reclutare in Turchia, ma anche di ricevere armi e rifornimenti. Questi fatti agghiaccianti furono confermati più e più volte durante le nostre interviste a disertori dello SIIL. Un ex-emiro ci disse che lo SIIL ha costruito migliaia di bombe grazie ai rifornimenti di bombole di propano dalla Turchia“. Yayla e Speckhard sostengono che Erdogan “ha bisogno dello SIIL quale strumento per sedare il PKK, le forze ribelli curde anti-turche, anti-Erdogan ed anti-SIIL“. I documenti sequestrati dalle forze curde ai combattenti dello SIIL tra dicembre 2014 e marzo 2015, provano che i combattenti dello SIIL attraversano liberamente il confine turco-siriano con l’aiuto di “imprese private”. L’anno scorso, un funzionario occidentale che conosce le informazione riservate ottenute con un’importante incursione degli Stati Uniti contro una base dello SIIL, ha detto che “rapporti diretti tra funzionari turchi e membri dello SIIL sono ora ‘innegabili’“. Il funzionario confermava che la Turchia aiuta altri gruppi jihadisti, tra cui Ahrar al-Sham eJabhat al-Nusra, affiliata ad al-Qaida in Siria. “Le distinzioni (dagli altri gruppi d’opposizione) sono davvero sottili“, ha detto il funzionario. “Non vi è alcun dubbio che collaborino militarmente con entrambi“. Diversi altri disertori dello SIIL confermano che i capi sul campo dello SIIL in Siria sono in contatto diretto con i “funzionari turchi“, in quanto vi è “piena collaborazione con i turchi“.
Ahmet Yayla, ex-capo antiterrorismo e prevenzione del crimine della polizia nazionale turca dal 2010 al 2014, conosce direttamente le operazioni sul confine turco-siriano. “Il governo Erdogan ha sempre chiuso un occhio sulle decine di migliaia di sostenitori dello SIIL che passano dall’aeroporto di Istanbul al poroso confine turco con la Siria per unirsi allo SIIL“, ha detto. Oltre a testimoniare direttamente sul flusso di terroristi dalla Turchia alla Siria, Yayla ha intervistato dei disertori dello SIIL che si nascondono in Turchia, in qualità di vicedirettore del Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione della violenza. I risultati della ricerca, condotta in collaborazione con la consulente antiterrorismo di NATO e Pentagono professoressa Anne Speckhard della Georgetown University, specialista dei fattori psico-sociali della radicalizzazione, furono pubblicati nel libro pubblicato a luglio, ISIS Defectors: Inside Stories of the Terrorist Caliphate, così come nel recentedocumento per la rivista Perspectives on Terrorism journal. Da queste interviste spiegano che la sponsorizzazione diretta turca dello SIIL è un segreto di Pulcinella nella rete terroristica: “Nonostante le dichiarazioni di Erdogan di combattere lo SIIL, le prove indicano che era e continua ad esservi profondamente implicato, permettendo allo SIIL non solo di reclutare in Turchia, ma anche di ricevere armi e rifornimenti. Questi fatti agghiaccianti furono confermati più e più volte durante le nostre interviste a disertori dello SIIL. Un ex-emiro ci disse che lo SIIL ha costruito migliaia di bombe grazie ai rifornimenti di bombole di propano dalla Turchia“. Yayla e Speckhard sostengono che Erdogan “ha bisogno dello SIIL quale strumento per sedare il PKK, le forze ribelli curde anti-turche, anti-Erdogan ed anti-SIIL“. I documenti sequestrati dalle forze curde ai combattenti dello SIIL tra dicembre 2014 e marzo 2015, provano che i combattenti dello SIIL attraversano liberamente il confine turco-siriano con l’aiuto di “imprese private”. L’anno scorso, un funzionario occidentale che conosce le informazione riservate ottenute con un’importante incursione degli Stati Uniti contro una base dello SIIL, ha detto che “rapporti diretti tra funzionari turchi e membri dello SIIL sono ora ‘innegabili’“. Il funzionario confermava che la Turchia aiuta altri gruppi jihadisti, tra cui Ahrar al-Sham eJabhat al-Nusra, affiliata ad al-Qaida in Siria. “Le distinzioni (dagli altri gruppi d’opposizione) sono davvero sottili“, ha detto il funzionario. “Non vi è alcun dubbio che collaborino militarmente con entrambi“. Diversi altri disertori dello SIIL confermano che i capi sul campo dello SIIL in Siria sono in contatto diretto con i “funzionari turchi“, in quanto vi è “piena collaborazione con i turchi“.
La Giordania accusa Erdogan di diffondere lo SIIL in Europa
Ma forse la valutazione più schiacciante fu fatta da uno degli alleati di Erdogan, re Abdullah di Giordania, che disse a una riunione di alti rappresentanti del Congresso a Washington DC, a gennaio, che la Turchia incoraggia deliberatamente lo SIIL ad inviare terroristi in Europa, per compiervi attacchi terroristici. “Il fatto che i terroristi vadano in Europa fa parte della politica turca e la Turchia continua ad esserne rimproverata, ma senza conseguenze“, avrebbe detto il re giordano alla riunione. Alla riunione del Congresso parteciparono presidenti e membri dei comitati forze armate, intelligence e relazioni estere del Senato degli USA, tra cui i senatori John McCain, Bob Corker, Mitch McConnell e Harry Reid, della maggioranza e della minoranza al Senato, rispettivamente. Abdullah confermò anche che lo Stato turco era complice nel traffico di petrolio dello SIIL. Disse che il presidente Erdogan è dedito alla “soluzione islamista nella regione” e al conflitto in Siria. Le dichiarazioni del re giordano confermano una precedente inchiesta di Insurge Intelligence, esponendo il ruolo dello Stato turco nel facilitare il contrabbando di petrolio dello ISIS. Le osservazioni del re erano sostenute dal ministro degli Esteri giordano Nasir Judah, in occasione della riunione del Congresso, che disse che i bombardamenti russi impedivano alla Turchia di creare zone sicure nel nord della Siria fermando i profughi diretti in Turchia, “La Turchia ha scatenato i rifugiati verso l’Europa“. Le note di re Abdullah furono segnalate da Middle East Eye (MEE), ma furono a malapena notate dalla stampa, se non da qualche media. Forniscono la sorprendente prova che la minaccia terroristica crescente dello SIIL in Europa è stata deliberatamente incrementata da uno dei membri più potenti della NATO. I militari e l’intelligence della Giordania lavorano direttamente con Turchia, Paesi del Golfo ed occidente coordinando addestramento e assistenza militare ai ribelli anti-Baath in Siria. Sanno individuare i problemi della politica turca regionale verso lo SIIL. Ma lo sono anche le altre agenzie d’intelligence occidentali. Il silenzio assordante delle autorità occidentali di fronte alle rivelazioni di re Abdullah sollevano questioni urgenti sul rifiuto continuo della NATO di agire per fermare il sostegno allo SIIL da uno dei suoi membri.
Ma forse la valutazione più schiacciante fu fatta da uno degli alleati di Erdogan, re Abdullah di Giordania, che disse a una riunione di alti rappresentanti del Congresso a Washington DC, a gennaio, che la Turchia incoraggia deliberatamente lo SIIL ad inviare terroristi in Europa, per compiervi attacchi terroristici. “Il fatto che i terroristi vadano in Europa fa parte della politica turca e la Turchia continua ad esserne rimproverata, ma senza conseguenze“, avrebbe detto il re giordano alla riunione. Alla riunione del Congresso parteciparono presidenti e membri dei comitati forze armate, intelligence e relazioni estere del Senato degli USA, tra cui i senatori John McCain, Bob Corker, Mitch McConnell e Harry Reid, della maggioranza e della minoranza al Senato, rispettivamente. Abdullah confermò anche che lo Stato turco era complice nel traffico di petrolio dello SIIL. Disse che il presidente Erdogan è dedito alla “soluzione islamista nella regione” e al conflitto in Siria. Le dichiarazioni del re giordano confermano una precedente inchiesta di Insurge Intelligence, esponendo il ruolo dello Stato turco nel facilitare il contrabbando di petrolio dello ISIS. Le osservazioni del re erano sostenute dal ministro degli Esteri giordano Nasir Judah, in occasione della riunione del Congresso, che disse che i bombardamenti russi impedivano alla Turchia di creare zone sicure nel nord della Siria fermando i profughi diretti in Turchia, “La Turchia ha scatenato i rifugiati verso l’Europa“. Le note di re Abdullah furono segnalate da Middle East Eye (MEE), ma furono a malapena notate dalla stampa, se non da qualche media. Forniscono la sorprendente prova che la minaccia terroristica crescente dello SIIL in Europa è stata deliberatamente incrementata da uno dei membri più potenti della NATO. I militari e l’intelligence della Giordania lavorano direttamente con Turchia, Paesi del Golfo ed occidente coordinando addestramento e assistenza militare ai ribelli anti-Baath in Siria. Sanno individuare i problemi della politica turca regionale verso lo SIIL. Ma lo sono anche le altre agenzie d’intelligence occidentali. Il silenzio assordante delle autorità occidentali di fronte alle rivelazioni di re Abdullah sollevano questioni urgenti sul rifiuto continuo della NATO di agire per fermare il sostegno allo SIIL da uno dei suoi membri.
La NATO evanescente mentre uno se i suoi membri sponsorizza lo SIIL
Insurge Intelligence contattò la NATO per un commento e un portavoce disse che avrebbero risposto “presto”. Queste le mie domande: “La mia domanda è, sulla scia di queste prove, cosa farà la NATO verso la Turchia? Dato che la lotta allo SIIL ha la massima priorità, i membri della NATO vorranno interrogare Yildiz sull’intelligence riguardo lo sponsor dello SIIL, e le reti finanziarie e organizzative di cui Yildiz sembra avere intima conoscenza? La NATO adotterà azioni per fermare il sostegno allo ISIS proveniente dal suo seno?” Daniel Arnaud, capo delle operazioni mediatiche della NATO, finalmente rispose con una e-mail spiegando, in sostanza, che la NATO è assente mentre la Turchia brucia: “Ieri era festa nazionale e molte persone sono via oggi. Risponderemo alla domanda la prossima settimana“. Così si combatte la ‘guerra allo Stato islamico’. Dopo la relazione del MEE, il governo giordano emise un comunicato ufficiale che negava che il re avesse accusato la Turchia di esportare il terrorismo in Europa. Tuttavia, l’articolo del MEE si basa su una fonte credibile direttamente presente alla discussione nella riunione del Congresso. Due mesi dopo la notizia dell’allarme di re Abdullah riferita a porte chiuse a Capitol Hill, diversi tribunali turchi inspiegabilmente liberarono importanti agenti dello SIIL precedentemente arrestati e accusati. Tra di loro c’era Abu Hanzala, nome di battaglia di , e i suoi camerati. Hanzala sarebbe il comandante dello SIIL in Turchia, catturato con armi e munizioni al momento dell’arresto. Fu descritto dall’operativo dello SIIL Savas Yildiz come una delle principali figure clericali delle operazioni turche dello SIIL, promuovendone dottrine teologiche e reclutamento di centinaia di combattenti. Grazie alla decisione dell’Alta Corte Penale d’Istanbul del 24 marzo, l’Abu Bakr al-Baghdadi’ della Turchia è ora libero di diffondere ulteriormente terrore. Non fu rilasciato solo lui, ma 94 presunti operatori dello SIIL. Nel frattempo, la NATO si prende un lungo week-end, e può o meno decidere di rispondermi.
Insurge Intelligence contattò la NATO per un commento e un portavoce disse che avrebbero risposto “presto”. Queste le mie domande: “La mia domanda è, sulla scia di queste prove, cosa farà la NATO verso la Turchia? Dato che la lotta allo SIIL ha la massima priorità, i membri della NATO vorranno interrogare Yildiz sull’intelligence riguardo lo sponsor dello SIIL, e le reti finanziarie e organizzative di cui Yildiz sembra avere intima conoscenza? La NATO adotterà azioni per fermare il sostegno allo ISIS proveniente dal suo seno?” Daniel Arnaud, capo delle operazioni mediatiche della NATO, finalmente rispose con una e-mail spiegando, in sostanza, che la NATO è assente mentre la Turchia brucia: “Ieri era festa nazionale e molte persone sono via oggi. Risponderemo alla domanda la prossima settimana“. Così si combatte la ‘guerra allo Stato islamico’. Dopo la relazione del MEE, il governo giordano emise un comunicato ufficiale che negava che il re avesse accusato la Turchia di esportare il terrorismo in Europa. Tuttavia, l’articolo del MEE si basa su una fonte credibile direttamente presente alla discussione nella riunione del Congresso. Due mesi dopo la notizia dell’allarme di re Abdullah riferita a porte chiuse a Capitol Hill, diversi tribunali turchi inspiegabilmente liberarono importanti agenti dello SIIL precedentemente arrestati e accusati. Tra di loro c’era Abu Hanzala, nome di battaglia di , e i suoi camerati. Hanzala sarebbe il comandante dello SIIL in Turchia, catturato con armi e munizioni al momento dell’arresto. Fu descritto dall’operativo dello SIIL Savas Yildiz come una delle principali figure clericali delle operazioni turche dello SIIL, promuovendone dottrine teologiche e reclutamento di centinaia di combattenti. Grazie alla decisione dell’Alta Corte Penale d’Istanbul del 24 marzo, l’Abu Bakr al-Baghdadi’ della Turchia è ora libero di diffondere ulteriormente terrore. Non fu rilasciato solo lui, ma 94 presunti operatori dello SIIL. Nel frattempo, la NATO si prende un lungo week-end, e può o meno decidere di rispondermi.
Con Erdogan, lo SIIL va in metastasi
Il pericolo per l’Europa dovuto al crescente sostegno della Turchia allo SIIL è ulteriormente evidenziato dopo il colpo di Stato militare fallito contro la presidenza Erdogan. Erdogan ha risposto lanciando il proprio contro-colpo di Stato contro le istituzioni democratiche della Turchia. Secondo una dichiarazione del Congresso nazionale curdo (KNC), coalizione di organizzazioni curde d’Europa, formato da politici curdi esiliati, avvocati e leader della società civile, le azioni di Erdogan alimentano una forma di “nazionalismo settario” che “creerà lo SIIL turco“. L’AKP, partito al governo di Erdogan, “ora spera di rafforzare la presa sul potere e il suo sistema anti-democratico e anti-curdo“, avvertiva il KNC: “Se tale tentato golpe ha incoraggiato l’AKP, i suoi alleati e i nazionalisti, ha anche radicalizzato i circoli nazionalisti settari vicini all’AKP. Questo porterà a una nuova generazione di formazioni turche simili allo SIIL, come l’Osmanli Ocaklari, un gruppo paramilitare organizzato da Erdogan stesso“. Il KNC avverte anche che l’Osmanli Ocaklari raggiunge lo ISIS mentre sviluppa collegamenti in Europa: “già organizzano nei Paesi europei; collegamenti tra loro e lo SIIL sono già discussi. Queste tendenze nazionaliste settarie si radicalizzeranno ulteriormente divenendo le forze repressive contro ogni opposizione all’AKP“. Il KNC avverte che sotto l’ombrello ideologico e politico dell’AKP, il nazionalismo settario diventerà “la versione turca dello SIIL… una versione più radicale dei Fratelli musulmani“, utilizzata per proiettare potenza sulla regione.
Il pericolo per l’Europa dovuto al crescente sostegno della Turchia allo SIIL è ulteriormente evidenziato dopo il colpo di Stato militare fallito contro la presidenza Erdogan. Erdogan ha risposto lanciando il proprio contro-colpo di Stato contro le istituzioni democratiche della Turchia. Secondo una dichiarazione del Congresso nazionale curdo (KNC), coalizione di organizzazioni curde d’Europa, formato da politici curdi esiliati, avvocati e leader della società civile, le azioni di Erdogan alimentano una forma di “nazionalismo settario” che “creerà lo SIIL turco“. L’AKP, partito al governo di Erdogan, “ora spera di rafforzare la presa sul potere e il suo sistema anti-democratico e anti-curdo“, avvertiva il KNC: “Se tale tentato golpe ha incoraggiato l’AKP, i suoi alleati e i nazionalisti, ha anche radicalizzato i circoli nazionalisti settari vicini all’AKP. Questo porterà a una nuova generazione di formazioni turche simili allo SIIL, come l’Osmanli Ocaklari, un gruppo paramilitare organizzato da Erdogan stesso“. Il KNC avverte anche che l’Osmanli Ocaklari raggiunge lo ISIS mentre sviluppa collegamenti in Europa: “già organizzano nei Paesi europei; collegamenti tra loro e lo SIIL sono già discussi. Queste tendenze nazionaliste settarie si radicalizzeranno ulteriormente divenendo le forze repressive contro ogni opposizione all’AKP“. Il KNC avverte che sotto l’ombrello ideologico e politico dell’AKP, il nazionalismo settario diventerà “la versione turca dello SIIL… una versione più radicale dei Fratelli musulmani“, utilizzata per proiettare potenza sulla regione.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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