lunedì 30 maggio 2016

Marcia Theophilo - La Casa della Poesia - Milano giovedì 9 giugno 2016 ore 19:30


Marcia Theophilo - La Casa della Poesia - Milano - www.lacasadellapoesia.com/showObj1.asp?ID=497 giovedì 9 giugno 2016 ore 19:30 Poesia e Ambiente: Marcia Theophilo serata a cura di Amos Mattio La Casa della Poesia di Milano avrà l'eccezionale onore di ospitare Marcia Theophilo, poetessa brasiliana, da anni candidata al Premio Nobel per la Letteratura, che da anni lotta per la difesa dell'Amazzonia,dove è nata. Insieme a Roberto Cicala e Carmine Annicchiarico, Responsabile Sviluppo Oasi del WWF, la poetessa presenterà la recente raccolta di poesie "Nel nido dell'Amazzonia" (ed. Interlinea) e a il libro di racconti “Tauarì, figlio del delfino rosa” – Tauarì, the pink dolphin’s soon”, pubblicato con patrocinio dell’Accademia Mondiale di Poesia e del WWF Italia: due libri che sono luogo poetici, dove animali e piante meravigliose ci riportano dove tutto ha avuto inizio, a una sorta di Eden da salvare. Dalle parole di Fulco Pratesi nell’introduzione al libro: “Delfini rosa, giaguari, bradipi, pappagalli, pesci tropicali, ma anche la dea giaguaro, gli alberi flauto... magiche presenze venerate, rispettate e tramandate attraverso le storie, icanti e balli dei bambini e degli anziani delle tribù amazzoniche, giunte a noi grazie al prezioso lavoro di ricerca scientifica, antropologica e poetica di Marcia Theophilo. E saranno proprio i bambini, in ognuno dei tre racconti, a diventare i veri messaggeri di speranza e di amore per la propria terra e foresta. E la salveranno... Ne ha bisogno, la selva amazzonica, ne ha tanto bisogno - oltre che di difensori politici e volontari generosi - ha bisogno dell’afflato mistico di chi, come Marcia, sa infondere, con i suoi versi intrisi di passione e di ancestrali memorie, emozioni profonde e sensazioni incancellabili. Perché, come ormai tutti sanno, più che da aride motivazioni economiche o precise istanze ecologiche, è dall’emozione suscitata da ecopoesie e storie come queste di Marcia Theophilo, che può crescere e rafforzarsi quel movimento in difesa della foresta tropicale più grande del pianeta, per la quale, da sempre, il WWF è in prima linea. E continua a combattere, con lei.” Un prezioso glossario della foresta alla fine di ogni racconto aiuta piccoli e grandi alla conoscenza delle specie animali e vegetali citate nel libro e alla scoperta della foresta amazzonica tramite dettagliate spiegazioni didattico-scientifiche per essere usato anche in classe e nelle scuole come ottimo strumento di educazione ambientale.Il libro ha il patrocinio dell’Accademia Mondiale di Poesia di Verona, del WWF Italia e WWF Oasi, dalla Commissione Italia Unesco di cui la Theophilo è madrina per la Biodiversità. Le parole di Antonio Canu, Presidente WWF oasi per terzo racconto “Alberi Flauto”: “…Il racconto di Marcia Theophilo è un inno alla bellezza e all’importanza del bosco. È parte di una sinfonia, dove suonano gli alberi, cantano gli uccelli, respirano le altre creature, sussurrano gli spiriti, parlano le parole di Marcia...” Breve biografia di Marcia Theophilo: Marcia Theophilo, poeta ed antropologa, è nata a Fortaleza in Brasile. Rappresenta l’Unione Brasiliana di Scrittori in Italia. Fra i numerosi premi ricevuti: “Nactional de Contos Editoria, 1969”; “Minerva, ‘83”; “Città di Roma, ‘92”; “Premio Fregene per la Poesia, ‘96”; “Nuove Sant’Egidio 2000”; “Carsulae: Prix international E.I.P. Jacques Muhlethaler 2005 per la poesia”, “I diritti umani e la natura”; “Leggere per conoscere-Un libro per la Scuola, un Autore per domani, 2006”; “Un bosco per Kyoto”, e “Comitato Foreste Per Sempre” (dal 2009 ne è membro della giuria), “Premio Green Book, 2010” per il libro “Amazzonia sempre”, “Premio Il senso di una vita”, alla carriera, “Premio LericiPea 2011”, alla carriera, “Premio Montale Fuori porta - Sarzana, 2012“. Nel 2015 ha ricevuto il premio alla carriera dal “Festival internazionale di poesia civile di Vercelli”. Ha pubblicato numerosi libri tra i quali: “Os convites”; “Gli indios del Brasile”; “Bahia terra marina”; “Catuete curupira”; “O Rio, O Passaro”; “Dds Nuvens”; “Io canto l’Amazzonia”, “Amazon Sings”; “Tutti i fiumi della Terra-Todos os rios da terra”; “Amazzonia respiro del mondo”, Passigli ed.; “Amazzonia madre d’acqua” - Passigli ed. 2007; “Pjesme/Poemas” - Croatian P.E.N. CENTRE, Zagreb; “Amazonas Varldens andetag”- 2 Kronors Forlag, Hoor 2009; “Amazzonia sempre...” - Darwin ed. 2010, patrocinato dalla Commissione Nazionale Italiana UNESCO; “Amazonas for evigt...” - Heidruns Ed., Svezia, 2010; “Ama+ Zonia“ - Fabian, Editora Ouro, Brasile, 2010; “Amazzonia oceano di alberi” - Tracce editrice, 2011; “La dea giaguaro” - Darwin-Tracce edizioni, 2013; “Boto-il delfino rosa” - Tallone editore, 2013; “Amazzonia ultima arca” - Passigli ed. 2014: “Nel nido dell’Amazzonia” - Interlinea Ed. 2015. Lectio magistralis al salone del Libro di Torino 2011, stand del Senato della Repubblica sul tema “Natura e nuova economia”. È presente all’EXPO RIO DE JANEIRO, 9-31/giugno/2011, con il libro AMA+ZONIA, Corpos da Natureza di Fabian & Marcia Theophilo, in italiano, portoghese e inglese) e all’EXPO di MILANO 2015 per il Premio alla carriera del Festival Internazionale di Poesia Civile di Vercelli. È testimonial dell’iniziativa “Per una Cultura della Biodiversità”, promossa dalla Commissione Nazionale Italiana UNESCO nell’ambito della campagna di educazione allo sviluppo sostenibile (DESS). Ha ricevuto da Fulco Pratesi il “Panda” come testimonial biodiversità del WWF Italia. Marcia Theophilo è candidata al premio Nobel.

L'ULTIMA FOLLIA. CACCIARE I GRECI DALLA GRECIA


L'ULTIMA FOLLIA. CACCIARE I GRECI DALLA GRECIA

Paul Craig Roberts è uno degli economisti americani più coraggiosi. In un articolo pubblicato pochi giorni fa traccia un nuovo scenario per la Grecia. Sostiene che il dibattito sull'eventuale annullamento del debito greco è strumentale e la posizione in apparenza conciliante del FMI non deve ingannare.

Lo scenario che delinea è molto inquietante: i nuovi "aiuti" sono concessi in cambio di altre misure draconiane - pretese come sempre dalla Germania e con l'attivo consenso dell'Unione europea - e obbligheranno la Grecia a tagliare pensioni e servizi pubblici e a mandare a casa gli impiegati statali.

Questi tagli però non basteranno per onorare i debiti e a questo punto la Grecia sarà costretta a cedere i suoi asset nazionali: porti, aziende pubbliche e isole. Tempo: due anni, in cui il Paese, già in ginocchio, affonderà in una crisi sociale spaventosa, che indurrà i giovani e la popolazione attiva ad emigrare.

I greci verranno rimpiazzati con i profughi che fuggono dalle guerre causate da Washington in Medio Oriente, in un processo di feudalizzazione della Grecia, che, avverte Roberts, verrà esteso ad altri Paesi: Portogallo, Spagna e, attenzione, Italia.

La Grecia, insomma non sarebbe altro che uno spaventoso laboratorio di annientamento sociale e di manipolazione etnica. Da estendere ad altri Paesi. Con metodo.

Spero solo che, per quanto lo stimi, stavolta Paul Craig Roberts abbia torto.
Marcello Foa

Qui puoi leggere il suo articolo in inglese:http://goo.gl/h1chmT
e la tradizione in italiani via l'antiplomatico: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=15888

domenica 29 maggio 2016

UN INTERVENTO IMMINENTE ? GRECIA, ITALIA E MALTA CHIUDONO LO SPAZIO AEREO AGLI AEREI LIBICI

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FONTE: ZEROHEDGE.COM
Stanno succedendo strane cose nel mare Mediterraneo. Quasi simultaneamente 3 nazioni nel Mediterraneo hanno chiuso il loro spazio aereo agli aerei provenienti dalla Libia. Le eccezioni sono veramente poche e riguardano gli aerei che trasportano forze militari ed evacuati.


Contemporaneamente si sono tenute 3 esercitazioni militari della NATO ma non hanno niente a che fare con questo.
La prima nazione a chiudere lo spazio aereo e` stata l`Italia seguita da Malta e oggi (Mercoledì` 26 maggio N.d.T.) e` stato il turno della Grecia. Tutte e tre le nazioni hanno diramato diversi NOTAM
(Il NOTAM e` un bollettino di allerta diramato dal` Ente del`aviazione verso i piloti segnalando potenziali pericoli per la sicurezza nei cieli N.d.T.).
L`undici di maggio l`Italia chiude il suo spazio aereo (dal 12 maggio 2016 sino al 8 settembre 2016) e conseguentemente nello stesso periodo Malta segue l`Italia con il seguente NOTAM diramato il dodici di Maggio
Il NOTAM della Grecia e` stato diramato oggi (maggio 25, 2016 N.d.T.) vietando l`ingresso nello spazio aereo greco agli aerei provenienti dalla Libia per un periodo di tempo dal venticinque di maggio al` otto di settembre.
Si può quindi notare la sovrapposizioni della chiusura dello spazio aereo nelle tre nazioni per un periodo che va da 25 maggio 2016 al 8 agosto 2016. 
La cosa interessante che si può` riscontrare nel NOTAM greco e che gli “aerei militari di altre nazioni , voli di stato o altri voli di rilevanza, aerei di soccorso medico” non ricadono nella categoria dei voli a cui e` precluso il volo sullo spazio aereo della Grecia.
L`Italia riporta nel suo NOTAM alcuni eccezioni ma non per gli aerei di soccorso medico
Perché quindi la Grecia, Italia e Malta hanno bisogno di chiudere il loro spazio aereo agli voli provenienti dalla Libia? Gli alleati della NATO hanno qualcosa in mente? Ci sarà` un imminente intervento in Libia? Era l `inizio di aprile quando il presidente degli Stati Uniti d` America Barack Obama e il segretario generale Jens Stoltenberg hanno dichiarato che avrebbero potuto aiutare la Libia nella lotta allo Stato Islamico.
Il sito internet di notizie sulla difesa OnAlert.gr che ha portato a galla questa notizia esclusiva, evidenzia il fatto che gia` dal 17 Maggio 2016 e` in corso una esercitazione NATO chiamata Phoenix Express 2016 al largo della costa del isola di Creta.
Le forze che partecipano a questa esercitazione provengono da diverse nazioni: Algeria, Egitto, Grecia, Italia, Malta, Mauritania, Marocco, Spagna, Tunisia, Turchia e Stati Uniti d`America. Lesercitazione si basa sul riprodurre uno scenario geografico del Nord Africa.
Una porzione del` esercitazione verificherà` le abilita` delle forze Europee ed Americane nella repressione del traffico illegale di migranti, il traffico illecito ed il trasporto di armi di distruzione di massa. Le forze partecipanti si eserciteranno nella procedure di ricerca e recupero di navi in difficoltà`. Il Centro per le Operazioni Maritme (MOCs Maritime Operation Centers) si eserciterà` sullo scambio di informazioni.
L`esercitazione Phoenix Express e` una delle 6 esercitazione congiunte tra le forze Europee, Africane ed Americane (come annunciato dallaUSA Navy).
L`esercitazione Phoenix Express si concluderà` il 27 maggio 2016.
Secondo il NOTAM della Grecia, subito dopo questa esercitazione si terranno altre due esercitazioni NATO una nella parte sud-ovest del`isola di Creta ( 30 Maggio- 21 Giugno) e un altra nella parte sud-ovest del`isola di Karpathos (31 Maggio-1 Giugno).
Secondo il sito OnAlert.gr recentemente,c`e` stato un incremento delle esercitazioni Nato in questa zona. Pare dunque evidente che la Grecia avrà` un ruolo significativo in un possibile intervento contro la Libia e sarà` in grado di ricevere aerei provenienti dalla Libia che trasportano personaggi di rilievo, evacuati etc..
Nel caso in cui lo scenario descritto si realizzi questo accadrà` nel corso di questa estate.
Non e` chiaro se le nazioni confinanti con la Libia come l`Egitto, Algeria e Tunisia abbiano diramato a loro volta degli NOTAM simili a quelli diramati da Italia, Grecia e Malta

26.05.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da Hampsicora

Salvatore Girone torna in Italia e ora che facciamo?Intervista al dott Giuseppe Pacione.

Intervista di Alfredo d’Ecclesia al dott Giuseppe Pacione

dott Pacione lei era presente al ritorno di Salvatore a Bari e le ha donato il suo libro che parla della vicenda dei nostri marò cosa le ha detto ?
E’ stato un onore averlo incontrato e averlo omaggiato del mio libro che riguarda proprio la sua vicenda. Le parole che mi ha espresso sono state di ringraziamento e che era al corrente, grazie ai suoi familiari, del libro che stava per uscire e che riguardava la sua storia e quella di Massimiliano Latorre.
Come l’ha trovato?
Un po’ sciupato e psicologicamente stanco, ma, da buon soldato, ha saputo resistere; infatti, non gli mancava il sorriso. L’importante è stare vicino a lui e alla sua famiglia, come pure a Massimiliano Latorre e alla sua famiglia.
In Italia la vicenda è stata usata da tutti e ora sembra essere un problema tra innocentisti e colpevolisti e il diritto internazione che fine ha fatto?
Ho preferito, sin dall’inizio di questa storia, iniziata il 15 febbraio del 2012, che non è ancora terminata, essere neutrale e affrontare questo braccio di ferro tra Italia e India sul piano del diritto internazionale. La guerra tra guelfi e ghibellini, non mi ha mai interessato, preferendo inquadrare la controversia dei due Stati su aspetti giuridici. Il diritto internazionale, pur subendo, negli ultimi tempi, ripetuti schiaffi, si veda la questione migratoria o il problema dell’ISIS o del terrorismo internazionale, continua a resistere. Oggi, gli Stati tendono a manifestare la gelosia della propria sovranità anche quando, attraverso i trattati internazionali da loro stessi accordati, decidono di trasferirne in parte per il bene comune dell’umanità.
Non crede che sia stata fatta un operazione di malafede pilotata dall’alto?
Lascio rispondere a color che credono ancora negli alieni. Ritengo, invece, che ci siano stati errori compiuti da coloro che hanno governato, mi riferisco al governo Monti, sino a giungere a quello di Renzi. Errori che si potevano evitare sin dal primo momento, quando l’unica persona che ha cercato di dare ottimi suggerimenti, grazie alla sua esperienza nel mondo delle relazioni internazionali, per trovare una soluzione immediata alla vicenda dei marò e che non saremmo giunti oggi a questa situazione di matassa ingarbugliata, è stato l’ambasciatore Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Affari Esteri, il quale si oppose al rientro dei due marò in India nel 2013, ma, purtroppo, non fu ascoltato, tanto da rassegnare le dimissioni non nelle mani del governo Monti, ma in quelle del Parlamento, manifestando, a mio parere, l’importanza che il popolo italiano ha, dato che rappresenta la vera sovranità.
Il suo libro esce dagli schemi manipolatori creati ad arte da qualcuno ,perché è importante e perché oltre a lei nessuno ha voluto affrontare la questione dal punto di vista del diritto internazionale
Grazie a Dio, viviamo in un Paese dove ciascuno può dire la sua liberamente scrivendo quello che pensa. La controversia fra Italia e Unione d’India, secondo il mio punto di vista, andava, in ogni modo, inquadrata esclusivamente sul piano giuridico, perché riguardava l’aspetto del diritto internazionale generale, del diritto internazionale del mare e anche del diritto all’immunità funzionale. Ecco la ragione per la quale ho deciso di prendere penna e foglio e scrivere un libro scientifico, proprio per indirizzare l’opinione pubblica a seguire con attenzione e minuziosamente il giusto schema.
Qual è stato il contributo dell’ex ministro Giulio Terzi nella presentazione del suo libro
Quando ebbi modo di inviargli la bozza del mio libro, grazie all’amico Generale Fernando Termentini che è stato il mediatore nel contatto con Terzi, la risposta che ebbi fu positiva e approfittai di chiedergli se desiderasse scrivere la prefazione. La risposta fu positiva.
Cosa si potava fare prima che non è stato fatto?
Seguire, come ho già detto prima, i suggerimenti dell’ambasciatore Terzi, ma purtroppo ciò non è accaduto.
E adesso cosa si può fare per chiudere questa storia ,dobbiamo aspettare le decisioni della corte dell’Aja?O c’è una soluzione che possiamo adottare da subito visto che ormai abbiamo i nostri marò a casa?
Credo che sia d’uopo che entrambi gli Stati manifestino prova di collaborazione e docilità al fine di evitare di rendere ancora più aspra tale controversia. A mio parere, sarebbe interessante se sia il nostro Paese, sia l’Unione d’India percorressero la strada del negoziato a livello diplomatico, che porterebbe ad una soluzione celere della disputa senza dover attendere l’esito del Tribunale arbitrale del mare. 

Caro Giuseppe nell’invitare i nostri amici lettori a comprare il suo libro approfitto anche per salutare L’ambasciatore Giulio Terzi e il gen Fernando Termentini molto attivi sia sulla vicenda marò che nella presentazione del suo libro. 
Alfredo d’Ecclesia

Ratzinger, chi è perché lo ha costretto a dimettersi

Joseph Ratzinger
Joseph Ratzinger













Chi, come e perché ha determinato quel «ritiro» di Benedetto XVI - esattamente un anno fa - che rappresenta un evento unico nella storia della Chiesa, traumatico e  tuttora non chiaro nelle sue implicazioni e nelle sue conseguenze?
Spesso si è buttata la croce addosso al povero Paolo Gabriele, il cameriere di Vatileaks, ma è vero l’esatto contrario: se c’era una persona che avrebbe voluto che papa Benedetto potesse esercitare pienamente il suo mandato era proprio lui. Del resto il mio scoop, uscito su queste colonne il 25 settembre 2011, dimostra che Ratzinger aveva già deciso quel «ritiro» ben prima dell’inizio di Vatileaks e l’aveva previsto - come scrissi - allo scoccare degli 85 anni. Esattamente quello che poi è avvenuto.
Ma allora chi, come e perché - prima di Vatileaks - ha creato una situazione che ha indotto il papa a valutare di non poter più sostenere la lotta? Ratzinger è uno dei giganti della Chiesa del Novecento ed è molto vasta la mappa di coloro che, nel corso dei decenni, anche su fronti contrapposti, hanno individuato il loro Nemico in quest’uomo mite e sapiente. Anzitutto egli entra in scena come uomo del Concilio: è colui che, scrivendo il discorso del cardinale Frings, abbatterà il vecchio S. Uffizio di Ottaviani, l’inquisizione. Nel postconcilio diventerà il nemico di tutti coloro che pretendevano di usare il Vaticano II per spazzar via la Chiesa di sempre e costruirne una prona al mondo e alle ideologie: da Rahner ad Hans Küng, fino a Martini che - come cardinale - si è opposto frontalmente a Ratzinger e a papa Wojtyla. Non erano destinati a procurargli amici, poi, i suoi due primi interventi, quando fu chiamato da Giovanni Paolo II alla guida della retta dottrina: quello in cui ribadì la condanna cattolica della massoneria e i testi che confutarono e condannarono la Teologia della liberazione.  Infine sarà sempre Ratzinger a denunciare in mondovisione, durante l’ultima solenne via crucis di Giovanni Paolo II, «la sporcizia nella Chiesa», con parole durissime e drammatiche. Sarà lui che realizzerà una purificazione radicale della Chiesa dalla piaga dei preti pedofili, con provvedimenti drastici e un ribaltamento totale di certa mentalità clericale.Ancora lui infine scandalizzerà gli ecclesiastici progressisti (tanto da suscitare la ribellione aperta di diversi vescovi) quando - in linea vera con il Concilio - cercherà di riportare all’unità la Fraternità S. Pio X e restituirà libertà alla liturgia tradizionale della Chiesa. Era stato lui con Giovanni Paolo II che aveva valorizzato i tanti nuovi movimenti fioriti nella Chiesa, specie fra i giovani, e che ha colto e denunciato la «questione antropologica» che oggi nel mondo sta bombardando i valori della vita, della famiglia e della dignità umana.
Ha fondato il dialogo della Chiesa con la modernità e la vera laicità, così da affascinare intellettuali come Habermas, Tronti, Ferrara e Barcellona. Eppure fin dall’inizio, dalla sua elezione, c’è stata l’occulta e pesante opposizione di un establishment cardinalizio oscuro  e pronto - per delegittimarlo - perfino allo spergiuro. Lo dimostra un fatto dimenticato che segnò l’inizio della guerra interna contro papa Ratzinger. Benedetto XVI era appena stato eletto, nel 2005, e dall’anonimo mondo cardinalizio (più o meno di Curia), attraverso il vaticanista Lucio Brunelli, fu fatto pubblicare un presunto diario delle votazioni del Conclave da cui emergevano dettagli delegittimanti del nuovo pontificato. 
Un vaticanista autorevole come Sandro Magister scrisse: la lettura di quel testo «suggerisce che l’“intenzione” di pubblicarlo sia stata molto più militante» che storico-giornalistica. E lo si sia fatto «per mostrare che la vittoria di Ratzinger non è stata per niente “plebiscitaria”, che è stata in forse fino all’ultimo, che è stata indebitamente favorita dal suo essere decano dei cardinali, che i tempi sono maturi per un papa “nuovo”, magari latinoamericano e che a questi suoi limiti Benedetto XVI dovrebbe rassegnarsi». Così scriveva Magister il 7 ottobre 2005. Forse si sottovalutò la gravità di quel segnale anonimo, basato peraltro su dati delle votazioni che non risultano ad altri. 
Ripensandoci oggi fa impressione che per un tale gesto pubblico di sfida, una fazione di cardinali sia stata pronta a sfidare pure Dio con un pubblico spergiuro (perché ogni cardinale aveva giurato solennemente sul Vangelo di mantenere il segreto su Conclave e votazioni). Negli anni successivi il tema della spaccatura e il fantasma dello scisma più volte è stato ventilato oscuramente e certo Ratzinger ha sempre voluto evitarlo in ogni modo (anche a costo di dimettersi). Benedetto ha avuto poi altri nemici interni, nella Curia e nell’establishment ecclesiastico, che hanno contestato o boicottato o rifiutato il suo magistero, quello tradizionale della Chiesa, avendo i media dalla loro. Poi Ratzinger ha avuto molti nemici esterni ed è stato sottoposto a un bombardamento mediatico senza fine culminato con il cosiddetto «scandalo pedofilia» con cui si è preteso di trasformare la Chiesa in «imputato globale» (la Chiesa che è perseguitata in mezzo mondo nell’indifferenza generale). Ma paradossalmente i maggiori danni per il pontificato di Benedetto sono forse arrivati dalla Curia e dai più stretti collaboratori.  Bisogna riconoscere l’errore, forse il maggiore di Benedetto XVI, che - per evitare certe potenti realtà curiali (ad esempio facenti capo al cardinal Sodano) - chiamò nel ruolo strategico di Segretario di Stato un ecclesiastico che conosceva da anni e che credeva potesse essergli di aiuto: il cardinale Bertone. La plateale inadeguatezza dell’uomo per quel ruolo delicato e decisivo - a parere dei più, anche dei ratzingeriani più convinti - è ciò che ha fatto precipitare la situazione. Che a un certo punto si è fatta drammatica.
Il «cameriere del Papa», pur sbagliando gravemente nel metodo, ha fatto emergere una realtà inaudita dove il Pontefice sembrava pressoché esautorato. Lo ha dichiarato di recente il cardinale Maradiaga: dalla vicenda Vatileaks «pareva che alcuni documenti non arrivassero nelle mani del Papa». Addirittura monsignor Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, in una intervista al “Messaggero” del 22 ottobre, una settimana dopo le dimissioni di Bertone, ha candidamente riferito che “Benedetto XVI aveva chiamato Gotti Tedeschi allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza”, ma nonostante fosse stato lui stesso a volerlo lì, quando costui fu defenestrato, il Papa non ne sapeva niente e “restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene”. Un fatto emblematico della situazione oltretevere, anche se ci sarebbe da chiedersi cosa faceva, nel frattempo, don Georg vedendo questa realtà…. Col più grande gesto di umiltà Benedetto, alla fine, ha ritenuto di aiutare la Chiesa azzerando tutto, a cominciare da se stesso. E si concepisce ora nel ruolo di Mosè che prega sulla montagna mentre Giosuè combatte.  Tuttavia anche per Giosuè-Francesco sono cominciati in questi giorni gli attacchi e le prove più dure: da quelli esterni (vedi l’incredibile denuncia dell’Onu) a quelli interni che puntano a usare il prossimo Sinodo per ribaltare la Chiesa. Se, per la prima volta nella storia, oggi la Chiesa si trova con due papi è davvero il segno che è un tempo di prova senza eguali. Un dettaglio. Ratzinger non solo ha voluto restare “nel recinto di Pietro”, ha voluto conservare il titolo di “papa emerito” e l’abito bianco, ma - si è saputo di recente - ha gentilmente declinato la proposta dell’arcivescovo Montezemolo di cambiare il suo stemma araldico. Il Vaticano ha così fatto sapere che Benedetto “preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al Ministero Petrino”. Se è un segnale significa che papa Benedetto c’è. Che il Cielo protegga la sua vita.
di Antonio Socci
fonte http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1399952/Ratzinger--chi-e-perche-lo-ha-costretto-a-dimettersi.html

SE VINCE IL BREXIT LA RISPOSTA UE SARÀ MILITARE: A RIVELARLO SONO IL TIMES E IL FINANCIAL TIMES


LONDRA – Pare incredibile, ma in Italia nessuno avvisa l’opinione pubblica che col Brexit cambierà radicalmente sia la Ue che le sue malridotte istituzioni e che in sede europea si stanno prendendo delle “contromisure” – segrete! – alla cui definizione partecipa anche l’italiana Federica Mogherini. Bisogna leggere la stampa estera, per scoprirlo, benchè sia escluso che il premier Renzi ne sia all’oscuro, e quindi è plausibile ipotizzare abbia preteso la censura totale. Ma a svelare la notizia con due clamorosi scoop ci hanno ha pensato stamattina due quotidiani britannici. “I leader europei – rivela in prima pagina il Financial Times – hanno avviato colloqui segreti sul futuro dell’Unione Europea senza Regno Unito, delineando un ‘piano B’ focalizzato non sull’economia ma su una più stretta cooperazione nella difesa e nella sicurezza. Nelle ultime settimane, tra Hannover, Roma e Bruxelles, ci sono stati diversi incontri segreti ad alto livello per discutere di una risposta comune all’eventuale Brexit, che rappresenterebbe la piu’ grave battuta d’arresto nella storia dell’Unione, iniziata quasi 60 anni fa”.

Già da queste poche righe si evidenzia l’enormità della cosa, tenuta ben celata dall’informazione italiana. “Sono soprattutto la cancelliera della Germania, Angela Merkel, e il presidente della Francia, Francois Holland – prosegue il Financial Times – a puntare sulla cooperazione nella difesa e nella sicurezza, piuttosto che sull’ulteriore integrazione dell’area dell’euro che viceversa ormai è data per persa”. “La prima sfida, comunque, – precisa il quotidiano finanziario londinese – sarebbe la gestione delle turbolenze finanziarie e politiche subito dopo il voto del 23 giugno, in caso di vittoria del “no”. Le prime dichiarazioni sarebbero mirate a rassicurare i mercati. Seguirebbe, quindi, una riunione straordinaria dei leader, senza quello britannico, e d’altra parte un vertice di tutti i 28 leader Ue è già in programma il 28 e 29 giugno”.
Lo scoop del Financial Times, che evidentemente ha attinto a una fonte diretta di altissimo livello informata perfino dei dettagli, prosegue così: “Tutti esprimeranno in quella riunione straordinaria il rammarico, ma diranno che bisogna andare avanti. Tuttavia, sul come non c’e’ un allineamento. Parigi teme il contagio ed è propensa a mandare a Londra il messaggio punitivo di un divorzio lungo e costoso. Berlino teme che ciò possa aggravare le divisioni, così Angela Merkel è propensa a scaricare i costi soprattutto sui privati, sui mercati. Mentre l’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini intanto sta lavorando da tempo e segretamente a un progetto titolato Global Strategy on Foreign and Security Policy, sostenuto dalla Germania e da altri paesi membri dell’Unione europea, che prevede lo sviluppo di nuove strutture militari e operative, incluso un quartier generale: il primo passo verso la creazione di un esercito dell’Ue”.
Il davvero clamoroso scoop del Financial Times viene affiancato da un altro articolo – ovviamente coordinato – sullo stesso tema pubblicato sempre oggi dal Times di Londra. Si legge: ” Circa il lavori riservati e al massimo livello della Ue per far nascere l’esercito Ue, che ora sarebbe una risposta un po’ vendicativa al Brexit, va detto che già da tempo circolava come proposta, e proprio su di essa il Regno Unito aveva posto il veto nel 2011. Adesso, segretamente preparato in questo periodo, il piano per l’esercito Ue sara’ sottoposto ai governi solo dopo il referendum britannico del 23 giugno. Fino ad allora solo una ristretta cerchia di diplomatici, privi di dispositivi elettronici ma autorizzati a prendere appunti a mano, potra’ accedere alle carte”.
E’ uno scoop dentro lo scoop del Financial Times, quello di The Times, ultra secolare quotidiano conservatore britannico, la cui autorevolezza è indiscussa a livello mondiale.  E The Times, che deve aver avuto accesso alle stesse fonti del Financial Times, conclude così: “Per Federica Mogherini serve un cambiamento urgente, considerate le sfide del nostro tempo, una bussola per navigare nelle acque di un mondo che cambia velocemente. Ma primo ministro del Regno Unito, David Cameron, ha piu’ volte respinto l’idea di un esercito europeo: “Non ne faremo mai parte”, ha detto un portavoce del ministero della Difesa, rivendicando il diritto di veto”. L’articolo finisce così, secco, senza commenti, in perfetto stile anglosassone: fatti, non opinioni.
http://www.stopeuro.org/vince-brexit-la-risposta-ue-sara-militare-rivelarlo-times-financial-times/

giovedì 26 maggio 2016

Alessandro Maiorano la bestia nera di renzi scova altre fatture pagate con soldi pubblici

Michael Ledeen

Renzi pagò 5 mila euro per avere Ledeen a Firenze

Nel 2006 l'ex consulente del Sismi, ora grande amico di Carrai, fu ospite del Comune per un convegno.

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26 Maggio 2016




Che Michael Ledeen, il falco statunitense, professore, esperto di intelligence e punto di collegamento tra Cia e Mossad, si facesse pagare profumatamente per le sue conferenze pubbliche in Italia è cosa nota sin dai tempi di Bettino Craxi.
Ma pure dopo il crollo della Prima Repubblica l'ex consulente del Sismi ai tempi di Giuseppe Santovito, iscritto alla P2 di Licio Gelli, ha continuato a macinare consulenze nel bel Paese, rinnovandosi nella nuova epoca renziana e diventando amico di Marco Carrai, il Richelieu di Renzi in attesa di un incarico a palazzo Chigi sui Big Data o sulla cybersecurity.
Siamo lontani dalle cifre di cui parlò nella Commissione d'Inchiesta sul terrorismo l'ammiraglio Fulvio Martini, anche lui ex Sismi, quando spiegò, il 6 ottobre del 1999, che «Ledeen aveva avuto da uno dei miei predecessori 100 mila dollari per fare delle conferenze sul terrorismo, che erano assolutamente rubati».
Nello specifico questa volta, però, la consulenza è andata in scena a Firenze, dove nel 2006 l'allora presidente della provincia Matteo Renzi, il cui capo segreteria era Carrai, pagò 5.200 euro per ospitarlo a un convegno dal titolo: Ma i neocon sono nati in Chianti?.


  • La fattura che indica il pagamento di 5.200 euro a Michael Ledeen.

UN RAPPORTO CHE DURA DA MOLTI ANNI. A tirare fuori la vicenda è stato Alessandro Maiorano, dipendente comunale del Comune di Firenze, bestia nera del presidente del Consiglio, che tramite un accesso agli atti ha tirato fuori le fatture di quella tre giorni di maggio, quando Ledeen per poche ore di convegno fu ospitato all'Hotel quattro stelle La Croce di Malta e si fece poi addebitare il compenso sul suo conto. Ora Maiorano promette di portare tutto in procura.
Di Ledeen, tra incroci con Cia e Mossad, si è spesso parlato negli ultimi tempi, proprio in relazione alla possibilità di Carrai di entrare nella squadra di palazzo Chigi per gestire la cybersecurity in accoppiata con i nostri servizi segreti.
La nomina latita ormai da mesi, dopo le rimostranze di Aisi e Aise e persino quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel 2006 nessuno protestò per l'arrivo di Ledeen, ora forse qualcuno potrebbe storcere il naso nel vedere come da diversi anni i rapporti tra Renzi e il falco statunitense siano più che mai affiatati.


  • La fattura del pagamento dell'albergo dell'ex consulente del Sismi.
Marco Carrai e Matteo Renzi.
Marco Carrai e Matteo Renzi.

MARTINI GLI VOLEVA IMPEDIRE DI ENTRARE IN ITALIA. Sul resto valgono le parole di Martini, l'ex numero uno del Sismi ai tempi di Craxi, che ebbe modo di conoscere Ledeen pure per la gestione di Sigonella, quando il falco statunitense fece da interprete da Ronald Reagan e lo stesso Craxi, traducendo talvolta furbescamente le parole dell'uno e dell'altro.
È tutto scritto nei libri di Gennaro Acquaviva, ex consulente politico di Craxi. Martini, in quella commissione del 1999, spiegò: «Io, tra l’altro, dissi, su domanda, che avevo chiesto all’ambasciata americana di non far entrare Mike Ledeen in Italia: era un tizio che lavorava ai margini della Cia». E poi: «Intanto quando Ledeen veniva in Italia andava direttamente dal presidente della Repubblica (Francesco Cossiga, ndr), che aveva conosciuto quando era ministro dell’Interno. E la cosa non mi piaceva. Secondo, perché Ledeen aveva avuto da uno dei miei predecessori 100 mila dollari per fare delle conferenze sul terrorismo, che erano assolutamente rubati. E poi perché era un individuo che lavorava a margine della Cia, e la cosa non mi piaceva. Era un professore dell’Università di Georgetown negli Stati Unti».
Né Renzi, né Carrai lo hanno mai ascoltato.
fonte http://www.lettera43.it/politica/renzi-pago-5-mila-euro-per-avere-ledeen-a-firenze_43675247369.htm#.V0dAV_jccpI.facebook

mercoledì 25 maggio 2016

Il ducetto sparapalle parla ogni piè sospinto della crescita economica che sarebbe già in atto grazie a lui e ai suoi prodigioso interventi. di Stefano Davidson



Il ducetto sparapalle parla ogni piè sospinto della crescita economica che sarebbe già in atto grazie a lui e ai suoi prodigioso interventi.
A prescindere che l'unica crescita visibile sia quella del suo peso (non politico, bensì fisico) e che forse al Paese servirebbe invece soprattutto una crescita cerebrale del soggetto (del senso di responsabilità e di onestà intellettuale penso sia impossibile salvo trattamento psichiatrico o intervento chirurgico a ricostrire quanto più possibile la genetica del suo cervello che al momento pare frutto di lobotomia), rimasto fondamentalnente un quindicenne cafone, oltre a un calo sensibile delle cazzate prodotte dal cervello dello stesso, considerato che in verità il fatturato dell'industria a marzo 2016, secondo i dati nudi e crudi, rappresenta il peggiore calo tendenziale a partire da agosto 2013, con una riduzione del 3,6% rispetto all'anno precedente nei dati corretti per gli effetti di calendario (-3,7% i dati grezzi).
C'è un calo anche rispetto a febbraio dell'1,6% e nella media dei primi tre mesi dell'anno dell'1,1%. Risultano in contrazione sul mese anche gli ordinativi (-3,3%), che invece, rispetto all'anno precedente, crescono dello 0,1%.
In particolare, il primo subisce una riduzione dell'1,6% rispetto al mese precedente, mentre i secondi scendono del 3,3%. La contrazione del fatturato è sintesi della flessione del 2,6% sul mercato interno e di un lieve incremento (+0,1%) su quello estero. Il calo degli ordinativi è verificato sia sul mercato interno (-1,5%), sia su quello estero (-5,8%). Il calo del fatturato è verificato anche considerando la dinamica congiunturale degli ultimi tre mesi: l'indice complessivo cala dell'1,1% (-1,2% per il fatturato interno e -0,9% per quello estero). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a marzo 2015), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 3,6%, con un calo del 4,4% sul mercato interno e del 2,2% su quello estero. Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano incrementi congiunturali per l'energia (+3,2%) mentre risultano in calo i beni strumentali, i beni intermedi (-2,5% per entrambi) e i beni di consumo (-0,6%). L'indice grezzo del fatturato si riduce, in termini tendenziali, del 3,7%: il contributo più ampio a tale flessione viene dalla componente interna dell'energia. L'incremento tendenziale più rilevante si registra nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+6,5%), mentre la maggiore diminuzione, limitatamente al comparto manifatturiero, riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,4%). Su base annua, l'indice grezzo degli ordinativi segna invece un lieve aumento (+0,1%). L'incremento più rilevante si registra nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+30,7%), mentre la flessione maggiore si osserva nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-13,2%).
Nonostante ciò continuano a esistere nonostante le evidenze orde di poveri minus habens che ancora non solo lo ascoltano, ma addirittura gli credono e maitre a penser feisbucchiani che ne esaltano le doti di comunicazione e rinnovamento. Addio Italia, che grazie a napolitAno e alle di lui emanazioni (l'ultima davvero flatulente) da Paese di Santi, navigatori ed eroi si e definitivam- ente trasformato in Terra di lobbies, traditori e mafiosi.
Stefano Davidson

domenica 22 maggio 2016

Al Qaeda: I nuovi “Eroi” dell’Impero

Miliziani di Al Nusra appoggiati dagli USA e Arabia Saudita
by Ulson Gunnar *
l presidente siriano Bashar al Assad  si poteva  considerare come un alleato naturale per gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Lui si trova a capo di un governo laico e presiedeva  una nazione laica.Si tratta di una nazione, la Siria,  le cui fazioni politiche estremiste , come i Fratelli Musulmani, erano  fuorilegge ed i gruppi terroristici armati  erano stati cacciati ed eliminati. C’era stato anche un momento nella storia, antecedente alla guerra 2011 che era iniziata all’interno e lungo i confini della Siria, quando Washington aveva persino finto una alleanza con Damasco.
Il Telegraph di Londra, allora,  nel suo articolo del 2009 scriveva , ” John Kerry e Bashar al-Assad hanno cenato a Damasco “, ha riferito:
“Kerry ha visitato Damasco nel febbraio 2009, quando era presidente della Commissione Esteri del Senato”.
Lo stesso Kerry aveva dichiarato in una conferenza stampa durante la visita: “L’amministrazione del presidente Barack Obama considera la Siria un giocatore chiave negli sforzi di Washington per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente, attualmente in fase di stallo.
“La Siria è un giocatore fondamentale ( “an essential player” ) nel portare la pace e la stabilità nella regione”.
Kerry aveva incontrato Assad almeno sei volte, e in un’occasione – visto nelle fotografie – era stato a pranzo con le mogli dei due uomini al ristorante Naranj nel centro di Damasco.
John Kerry a pranzo con Assad e signora nel 2009
John Kerry a pranzo con Assad e signora nel 2009
Per quanto gli Stati Uniti considerino attualmente la Siria come uno “stato sponsor del terrorismo“, il che è avvenuto soltanto per  causa del suo sostegno all’ Hezbollah libanesenon ad Al Qaeda ed ai suoi affiliati per cui ci sono gli stessi report della US Army che indicano che il governo USA stava lavorando contro la Siria anche durante l’occupazione USA dell’Iraq,quando la Siria era stata utilizzata come punto di ingresso nel paese lungo i suoi confini meridionali.  Ironia della sorte, i rapporti della US Army indicherebbero che molte delle reti ora considerati “ribelli”, erano statie coinvolte  nel facilitare il transito dei miliziani di Al Qaeda attraverso il territorio siriano in Iraq per uccidere gli americani con salari pagati cash dall’Arabia Saudita.
Il nemico del mio nemico è mio amico , io stesso ed io….
I titoli di oggi sono surreali a tutti coloro che si ricordano delle conseguenze e del l’isteria di Washington, sulla scia dell’11 settembre 2001. Oggi, i termini “ribelli” e “Al Nusra” (Al Qaeda in Siria) sono usati in modo intercambiabile dagli Stati Uniti e stampa europea nel tentativo di nascondere il fatto evidente che i “ribelli” sono  molto finanziati  dagli Stati Uniti e dai loro alleati europei e del Golfo Persico , l’addestramento, l’armamento e l’ inserimento in Siria delle fazioni terroristiche sono state letteralmente curate da questi stessi governi hanno affermato di essere in lotta (contro il terrorismo) per gli ultimi 15 anni .
Reuters in un recente articolo, per tentare di minare retoricamente Iran, la Siria ed Hezbollah in Libano, in un passo menziona i rovesci di Al Nusra, rete di Al Qaeda, di cui si stanno occupando le truppe iraniane-tornate in Siria, e nel successivo   passo sottolinea come Israele si stia anche ritirando da parte dal fronte dove operano  le forze dei siriani, iraniani e Hezbollah .
Intitolato, ” Per l’Iran e Hezbollah, una settimana costosa in Siria “, l’articolo afferma:
“I Rapporti informativi hanno ìndicato il numero dei morti tra i miliziani iraniani, afgani e libanesi come di 80 vittime, il più alto nell’ attacco guidato dal Al Nusra, organizzazione legata ad al Qaeda”.
Poi afferma:
“Israele non ha perso l’occasione di far fuori comandanti iraniani e Hezbollah in Siria nel corso dell’ultimo anno o più”.
Reuters spera forse che i lettori non comprendano le implicazioni degli eventi reali che si svolgono sul terreno in Siria con la vuota retorica ripetuta da dietro i podi in Gerusalemme, Washington, Riyadh, Bruxelles e Londra. In effetti, gli Stati Uniti ed i loro alleati, tra cui Israele, stanno combattendo fianco a fianco con Al Qaeda in Siria contro proprio gli stessi oppositori (le forze di Al Assad) . In realtà, Al Qaeda non poteva sostenere le operazioni militari senza significative sponsorizzazione di uno stato , un’occhiata a qualsiasi cartina da parte di qualcuno, vi dirà che l’appoggio ai miliziani jihadisti sta arrivando dalla Turchia, da Israele, dalla Giordania e implicitamente dall’Arabia Saudita, dal Qatar, dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.
Forse Reuters si aspetta che i suoi lettori possano credere che, nonostante gli attacchi del 11 settembre del 2001 e le molte altre atrocità attribuite ad Al Qaeda negli ultimi 15 anni, queste  siano banali rispetto alla minaccia ora presumibilmente rappresentata da Siria, Iran e Hezbollah in Libano.
La frase “il nemico del mio nemico è mio amico”, spesso implica che l’amicizia è cinicamente strategica e temporaneo e con poco altro al di là di un nemico comune che tiene l’alleanza insieme. Nel caso di Al Qaeda, non è un’alleanza di convenienza, Al Qaeda  è un’estensione dell’ambizione geopolitica   degli Stati Uniti, degli Stati del Golfo Persico e la subordinazione dell’Europa. Questo è’ avvenuto fin da quando è stata certamente creata una joint venture con Al Qaeda come stratagemma statunitense-saudita per cacciare le truppe sovietiche dall’Afghanistan in una guerra per procura.
Non è un caso che Al Qaeda sia stata creata per combattere guerre per procura nel 1980, e oggi troviamo i guppi di Al Qaeda, nelle loro varie formazioni in Siria che combattono ancora una volta una guerra per procura.
Reuters e altri servizi di informazione attraverso gli Stati Uniti e l’Europa stanno celebrando quelli che loro chiamano rovesci in Siria per Damasco e per i loro alleati, battute d’arresto operate  da Al Qaeda e battute d’arresto che, chiunque abbia una coscienza non potrebbe prendere in considerazione come motivo per festeggiare.
Questo palese doppio gioco di fingere di combattere il terrorismo, mentre per tutto il tempo loro stessi lo vanno sostenendo e lo appoggiano , è stato fino ad ora ben utile per gli Stati Uniti e per i loro alleati . Oggi, con i media alternativi che continuano ad espandersi ed a sfidare questi racconti menzogneri, proseguendo questo doppio gioco, è  costato  la credibilità degli Stati Uniti che non potranno mai recuperare.
Con la pressione continua che si vede montare dalla narrazione del mondo occidentale, si può solo sperare che si arrivi ad agire in difesa della Siria da parte di quelle nazioni disposte ed in grado di inviare le risorse per aiutare, compensando l’aggressione degli Stati Uniti e dei loro alleati che abbiamo in casa ed all’estero, per raddoppiare questa strategia fallimentare e il dipanarsi i della narrativa insostenibile che si trova alla base di questa aggressione.
* Ulson Gunnar, un analista geopolitico sede a New York e scrittore in particolare per la rivista New Eastern Outlook
Traduzione: Manuel De Silva
http://www.controinformazione.info/

L'insopportabile abusivo: "Se non passa il referendum il Paese sarà ingovernabile".Di Stefano Davidson




L'insopportabile abusivo: "Se non passa il referendum il Paese sarà ingovernabile".
NO, NON È VERO.
Se non passa il referendum criminale, non potrai più governare tu (che già non dovresti né potresti farlo da più di un anno e mezzo, come da sentenza della Consulta firmata dall' ectoplasmatica illegale inutilità ora quirinalia), e si andrà ad elezioni finalmente e, "grazie" all'Italicum ( porcata incostituzionale più del precedente sistema elettorale ) da te medesimo varato durante uno dei tuoi patetici deliri di onnipotenza, il Paese andrà in mano "comunque" a una maggioranza, che però sempre grazie alla tua presunzione, ma non a un minimo di lungimiranza, purtroppo sarà inattaccabile nei numeri (speravi di averli tu i numeri eh? Ma pare sia esattamente il contrario) e quindi la governabilità sarà "comunque" assicurata.
La sopravvivenza del Paese, dipenderà a quel punto solo dall'onestà di chi verrà eletto e TUTTI ormai sanno che con te non è possibile vista la mole di cazzate sparate quotidianamente da te e dai tuoi minus habens.
Direi che da bravo Ego ipertrofico hai avuto troppa autoconsiderazione e troppa fretta di farti fare dux, caro il mio coglioncello...
PS: NON ASPETTATE OTTOBRE MASSACRATELO ALLE AMMINISTRATIVE SE CI TENETE AL VOSTRO PAESE MA, SOPRATTUTTO, SE TENETE AI VOSTRI FIGLI E NIPOTI.
Stefano Davidson

E ora Renzi e il Pd se la prendono con Crozza nuova cacciata in vista?


Un grande Crozza si è permesso di parlare e di ironizzare  con una canzone  della storia d'amore Renzi Boschi che tutti a Firenze conoscono,ne ha parlato anche Alessandro Maiorano alla stampa, pare che ci siano quattro foto nelle mani di Alfonso Signorini in attesa di pubblicazione .
Ecco il video che ha fatto infuriare Renzi e i suoi scudieri.


sabato 21 maggio 2016

Il video con 13 minuti di bugie di Hillary visto da milioni di persone


Sono tredici minuti di bugie quelle che Hillary Clinton si è vista sbattere in faccia su YouTube da Michael Armstrong che ha realizzato un video ripreso anche dal Washington Post. In questo montaggio, che ha raggiunto quasi 7 milioni di visualizzazione dal 29 gennaio 2016, vengono evidenziate le contraddizioni della candidata alla nomination democratica in uno spietato fact checking. La sensazione che ne emerge è che l’ex First Lady prenda posizione per convenienza a seconda del momento. Difficile dire quanto potrà danneggiarla nella corsa alla nomination. Conquistata la quale si troverà di fronte un avversario come Donald Trump che non ha nell’accuratezza delle sue dichiarazioni l’arma migliore.
fonte  (la Stampa)

Ufficiali USA e della Francia, di supporto ai ribelli, catturati da Hezbollah ad Aleppo (Siria)

Il Movimento di Resistenza del Libano, Hezbollah, ha catturato vari ufficiali degli USA e delle Francia che appoggiavano i gruppi terroristi nella città di Aleppo, nel nord della Siria.
“In una operazione complessa e precisa, le forze speciali di Hezbollah hanno arrestato uno dei capi dell’opposizione armata della Siria, assieme a vari ufficiali dell’intelligence di USA e Francia nelle vicinanze di Aleppo”, secondo le informazioni fornite questo Sabato da “Southlebanon”, una agenzia Web vicina al movimento libanese.
I militari arestati, secondo le indicazioni della fonte, che cita le informazioni di Hezbollah, avevano costituito un centro di operazioni militari da dove dirigevano gli attacchi del gruppo terrorista, il Fronte Al Nusra, ramo siriano di Al Quaeda, contro l’Esercito siriano ed i suoi alleati.
I reparti di Hezbollah, nel corso di una operazione complessa e precisa hanno arrestato un capo della denominata opposizione armata della Siria, assieme a vari ufficiali dell’intelligence di USA e della Francia che si trovavano assieme ai terroristi nella zona di Aleppo, come ha informato Southlebanon.
Inoltre si precisa che i combattenti della resistenza libanese hanno portato a compimento questa operazione in risposta agli attacchi dei gruppi terroristi contro la località di di Jan Tuman, dove erano caduti come martiri 13 assessori militari iraniani.
La fonte consultata ha sottolineato allo stesso modo che, in base a informazioni precise di provenienza israeliana, il Fronte Al Nusra aveva lanciato un attacco su larga scala contro l’avamposto di Jan Tuman, per uccidere il comandante delle Forze del Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione iraniana, il generale di divisione Qasem Soleimani, il quale non si trovava però in quel luogo in quel momento.
Il coinvolgimento di forze straniere nella crisi della Siria non è un fatto nuovo. La scorsa settimana il portale web israeliano Debka File ha rivelato che Arabia Saudita e Turchia hanno fornito al gruppo terrorista Al Nusra i missili anticarro Milan con cui avevano attaccato le forze della Resistenza costituite dai reparti di Hezbollah, reparti delle forze popolari irachene ed assessori militari iraniani (CGRI) a Jan Tuman.
Secondo le stime fatte dalle Nazioni Unite il conflitto in Siria, arrivato al sesto anno di guerra, ha prodotto fino ad oggi circa 400.000 vittime.
Nota: Adeso si comprende meglio il nervosismo degli USA davanti alla prospettiva della liberazione di Aleppo per opera dell’Esercito siriano e dei suoi alleati. Il Pentagono sapeva di avere suoi uomini infiltrati fra i mercenari jihadisti che operano sulla zona di Aleppo, per questo John Kerry, il segretario si Stato, insisteva nel richiedere ai russi la definizione di una tregua che potesse congelare la situazione ed evitare la caduta definitiva di Aleppo. L’appello di Bashar al Assad a fare di Aleppo la “Stalingrado della Siria” aveva lasciato molto contrariati i diplomatici USA e naturalmente aveva suscitato la rabbia dei sauditi e dei turchi che rischiano di vedere annientati tutti i gruppi di mercenari da loro armati, finanziati ed addestrati.
Si era inserita nelle discussioni anche la Federica Mogherini, “alto rappresentante” dell’Unione Europea, la quale aveva dichiarato testualmente: “La nuova spirale di violenze e azioni che minano la cessazione delle ostilità, in particolare le più recenti offensive del regime siriano vicino Aleppo e a est di Damasco, mettono le discussioni di pace a rischio”.
Qualcuno avrebbe dovuto spiegare alla Mogherini che l’Esercito siriano (un esercito di leva) difende la propria terra, la propria gente e che la sua non è un’offensiva, ma una difesa dai terroristi (mercenari di varie nazionalità) finanziati ed armati da potenze straniere.
Questo avveniva mentre paesi europei come Francia e Gran Bretagna, alleati di Arabia Saudita e Turchia, continuano a sostenere i gruppi terroristi e l’Unione Europea mantiene la popolazione siriana sotto sanzioni, vietando l’invio di medicinali e generi di prima necessità in quel paese arabo. La Mogherini, un “personaggetto” messo a leggere sotto dettatura i comunicati del Dipartimento di Stato USA, aveva perso una buona occasione per tacere.
Fonte:  Hispan Tv
Traduzione e nota: Luciano Lago
http://www.vietatoparlare.it/ufficiali-usa-e-della-francia-di-supporto-ai-ribelli-catturati-da-hezbollah-ad-aleppo-siria/