venerdì 18 dicembre 2015

Leonardo da Vinci - Aforismi, Novelle, Profezie (I° Parte)


















AFORISMI

Ciò che non ha termine non ha figura alcuna

Data la causa, la natura opera l’effetto nel più breve modo che operar si possa

Ogni azione fatta dalla natura non si pò fare con più brieve modo co’ medesimi mezzi. Date le cause la natura partorisce li effetti per i più brievi modi che far si possa.

Sì come ogni regno in sé diviso è disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.

A ciascuno strumento si richiede esser fatto colla esperienza. Ciascuno strumento per sé debbe essere operato colla esperienza dond’esso è nato.

Perché si vede più certa la cosa l’occhio nè sogni che colla immaginazione stando desto.

Fuggi e precetti di quelli speculatori che le loro ragioni non son confermate dalla isperienzia.

… O studianti, studiate le matematiche, e non edificate sanza fondamenti.

Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contradizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s’impara uno eterno gridore.

Li abbreviatori delle opere fanno ingiuria alla cognizione e allo amore, con ciò sia che l’amore di qualunche cosa è figliol d’essa cognizione, e l’amore è tanto più fervente quanto la cognizione è più certa; la qual certezza nasce dalla cognizione integrale di tutte quelle parti, le quali, essendo insieme unite, compongano il tutto di quelle cose che debbono essere amate.

I’ ho tanti vocavoli nella mia lingua materna, ch’io m’ho più tosto da dolere del bene intendere delle cose, che del mancamento delle parole, colle quali io possa bene espriemere il concetto della mente mia.

Non mi legga chi non è matematico nelli mia principi.

La idea, over imaginativa, è e timone e briglia de’ sensi, in però che la cosa immaginata move il senso. 

Chi disputa allegando l’autorità, non adopra lo ‘ngegno, ma più tosto la memoria.

La sperienzia, interprete in fra l’artifiziosa natura e la umana spezie, ne ‘nsegna ciò che essa natura in frà mortali adopra da necessità constretta, non altrimenti oprar si possa che la ragione, suo timone, oprare li ‘nsegni.

Nessuna azione naturale si po’ abreviare.

Ogni azion naturale è generata dalla natura nel più brieve modo che trovar si possa.

È da essere giudicati e non altrementi stimati li omini inventori e ‘nterpreti tra la natura e gli uomini, a comparazione de’ recitatori e trombetti delle altrui opere, quant’è dall’obbietto fori dello specchio alla similitudine d’esso obbietto apparente nello specchio, che l’uno per sé è qualcosa, e l’altro è niente. Gente poco obrigate alla natura, perché sono sol d’accidental vestiti, e sanza il quale potrei accompagnarli in fra li armenti delle bestie.

Molti mi crederanno ragionevol mente poter riprendere allegando le mie prove per essere contro all’alturità d’alquanti omini di gran riverenza apresso dè loro inesperti iudizi, non considerando le mie cose essere nate sotto la semplice e mera sperienza, la quale è maestra vera.

Naturalmente li omini boni desiderano sapere. So che molti diranno questa essere opra inutile, e questi fieno quelli dè quali Demetrio disse non faceva conto più del vento, il quale nella lor bocca causava le parole, che del vento ch’usciva dalle parte di sotto; uomini i quali hanno solamente desiderio di corporal ricchezze, diletto, e interamente privati di quello della sapienza, cibo e veramente sicura ricchezza dell’anima; perché quant’è più degna l’anima che ‘l corpo, tanto più degni fien le ricchezze dell’anima che del corpo. E spesso quando vedo alcun di questi pigliare essa opra in mano, dubito non si come scimia sel mettino al naso o che mi domandi’ se è cosa mangiativa.

Nessuno effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.

La esperienza non falla, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di lei cose che non sono in sua potestà.

A torto si lamentan gli omini della isperienza, la quale con somme rampogne quella accusano esser fallace. Ma lasciàno stare essa sperienza, e voltate tale lamentazione contro alla vostra ignoranzia, la quale vi fa transcorrere, co’ vostri vani e instolti desideri, a impromettervi di quelle cose che non sono in sua potenzia, dicendo quella esser fallace.

A torto si lamentano li omini della innocente esperienzia, quella accusando di fallacie e di bugiarde dimonstrazioni.

Chi si promette dalla sperienza quel che non è in lei si discosta dalla ragione.

La sapienza è figliola della sperienzia.

La necessità è maestra e tutrice della natura.

La necessità è tema e inventrice della natura, e freno e regola eterna.

Fuggi quello studio del quale la risultante opera more coll’operante d’essa.

O speculatori dello continuo moto, quanti vani disegni in simile cerca avete creati! Accompagnatevi colli cercatori dell’oro.

Medicina è ripareggiamento de’ disequalati elementi; Malattia è discordanza d’elementi fusi nel vitale corpo.

Muovesi l’amante per la cos’amata come il senso alla sensibile, e con seco s’unisce e fassi una cosa medesima. L’opera è la prima cosa che nasce dall’unione. Se la cosa amata è vile, l’amante si fa vile.
Quando la cosa unita è conveniente al suo unitore, li seguita dilettazione e piacere e sadisfazione. Quando l’amante è giunto all’amato, lì si riposa. Quando il peso è posato, lì si riposa. La cosa cognosciuta col nostro intelletto.

Quattro sono le potenzie: memoria e intelletto, lascibili e concupiscibili. Le due prime son ragionevoli e l’altre sensuali.

De’ 5 sensi, vedere, uldir, odorato sono di poca proibizione, tatto e gusto no.

Scienzia: notizia delle cose che sono possibile presente e preterite. Prescenzia: notizia delle cose ch’è possivine che possin venire.

Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti.

I sensi sono terrestri, la ragione sta for di quelli quando contempla.

Il moto è causa d’ogni vita.

Natura non rompe sua legge.

La natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive.

E questa sperienza si faccia più volte, acciò che qualche accidente non impedissi o falsassi tal prova, che le sperienzia fussi falsa, e ch’ella ingannassi o no il suo speculatore.

Chi nega la ragion delle cose, pubblica la sua ignoranza.

Come è più difficile a ‘ntendere l’opere di natura che un libro d’un poeta.

Aristotile e Alessandro furono precettori l’un de l’altro. Alessandro fu ricco di stato, il qual li fu mezzo a osurp[ar]e il mondo; Aristotile ebbe grande scienzia, la quale li furon mezzo a osurpasi tutto il rimanente delle scienzie composte dalla somma de’ filosofi.

La natura è piena d’infinite ragioni, che non furon mai in isperienzia.

D’ogni cosa la parte ritiene in sé la natura del tutto.

Voi, speculatori, non vi fidate delli autori che hanno sol co’ l’imaginazione voluto farsi interpreti fra la natura e l’omo, ma sol di quelli che, non coi cenni della natura, ma co’ gli effetti delle sue esperienzie hanno esercitato i loro ingegni. E riconoscere come l’esperienzie ingannano chi non conosce loro natura, perché quelle che spesse volte paiono una medesima, spesse volte son di grande varietà, come qui si dimostra.

La scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati.

La proporzione non solamente nelli numeri e misure fia ritrovata, ma etiam nelli suoni, pesi, tempi e siti, e ‘n qualunque potenzia sia.

Quando tu metti insieme la Scienzia de’ moti dell’acqua, ricordati di mettere, di sotto a ciascuna proposizione, li sua giovamenti, a ciò che tale scienzia non sia inutile.

De l’error di quelli che usano la pratica senza scienzia, vedi prima la poetica d’Orazio.
Quelli che s’innamoran di pratica sanza scienzia son come ‘l nocchier ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada.

O speculatore delle cose, non ti laldare di conoscere le cose che ordinariamente per sé medesima la natura conduce. Ma rallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegniate dalla mente tua.

Nessuna certezza è dove non si pò applicare una delle scienze matematiche, over che non sono unite con esse matematiche.

La Meccanica è il paradiso delle scienze matematiche, perché con quella si viene al frutto matematico.

Ma prima farò alcuna esperienza avanti ch’io più oltre proceda, perché mia intenzione è allegare prima l’esperienzia e poi colla ragione dimostrare perché tale esperienzia è costretta in tal modo ad operare. E questa è la vera regola come li speculatori delli effetti naturali hanno a procedere, e ancora che la natura cominci dalla ragione e termini nella sperienzia, a noi bisogna seguitare in contrario, cioè cominciando, come di sopra dissi, dalla sperienzia, e con quella investigare la ragione.

Nissuna umana investigazione si pò dimandare vera scienzia s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni, e se tu dirai che le scienzie, che principiano e finiscono nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si niega, per molte ragioni, e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienzia, sanza la quale nulla dà di sé certezza.

Studia prima la scienzia, e poi seguita la pratica nata da essa scienzia.

Nissuna cosa è che più c’inganni che ‘l nostro giudizio.

Fine I° Parte
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