venerdì 23 ottobre 2015

La Germania ricatta l’Italia. Di nuovo! “Le banche riducano l’esposizione verso i BTP”

schaeuble

(wall street italia) Assicurazione dell’Eurozona sui conti correnti? Se il piano c’era, ora rischia di saltare. O anzi, come scrive Federico Fubini in un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera, “per adesso l’assicurazione europea non si farà”. Motivo? Il veto della Germania. Berlino infatti dirà no a “qualunque assicurazione comune sui depositi fino a quando le banche in Europa del Sud non saranno protette dal rischio di una crisi sul debito pubblico”.
Come? Secondo i tedeschi, per evitare che le banche del Sud europea vengano travolte da una crisi che torni a colpire il debito pubblico, è fondamentale che le banche stesse riducano gli investimenti in titoli di Stato del proprio Paese; nel caso dell’Italia, dunque, che le banche italiane riducano l’esposizione verso i BTP.
E’ questo il motivo per cui, le parole che l’agenzia di Reuters aveva riportato nella bozza di conclusioni dell’ultimo vertice europeo – “I capi di Stato e di governo sottolineano l’importanza di completare l’unione bancaria – poi sono sparite dal documento finale.
Fubini ricorda: “oggi la garanzia sui conti correnti, uno strumento introdotto da Franklin Delano Roosevelt durante la Grande depressione americana degli anni ‘30, spetta a ciascun governo per il proprio Paese. In caso di crisi di una banca, sono assicurati con fondi pubblici nazionali i risparmi fino a 100 mila euro. Il progetto di un fondo europeo è partito durante la crisi per prevenire i problemi che si sono visti per esempio in Grecia: quando il pubblico non crede più alla capacità di un governo di garantire i conti, corre in massa a ritirare i propri fondi trascinando anche le banche nell’abisso“.
Fubini sottolinea come “per l’Italia la posta in gioco non potrebbe essere più delicata: agli ultimi dati (raccolti da Rbs) le banche del Paese detengono debito dello Stato per 454 miliardi di euro, un record senza precedenti. È così che finanziano un quarto dell’intero onere del debito pubblico italiano e in media impegnano l’11,5% dei loro bilanci”.
Ora, “quando il valore dei titoli di Stato è i massimi, come ieri, le banche registrano forti plusvalenze; ma rischiano gravi perdite in caso di un nuovo terremoto finanziario come nel ‘92 o nel 2012. Ad eccezione di Finlandia e Slovacchia, non esiste in Europa un sistema bancario esposto sul debito nazionale come quello italiano. Gli istituti guadagnano sui titoli di Stato, e lo Stato conta su un finanziatore costante”.
Ma Berlino non vuole stare più a questo gioco. Anche per questo a Bruxelles – continua Fubini -, nel mese di settembre è stato istituito un gruppo di lavoro, al fine di studiare e indicare il modo attraverso cui le banche possano ridurre in modo graduale l’esposizione verso i titoli di stato. Per ora una cosa è certa. Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble non ha rilasciato l’autorizzazione cruciale per l’approvazione di una garanzia europea dei conti correnti dei paesi membri dell’Eurozona.
“Forse quello del ministro delle Finanze tedesco è solo un bluff per proteggere i contribuenti tedeschi da possibili esborsi, bloccando l’assicurazione europea sui depositi. Certo per ora gli è riuscito bene”, conclude Fubini.
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