sabato 17 ottobre 2015

Il Saker intervista Ghassan Kadi



The Saker: Inizierò con una domanda storica. Molti anni fa ebbi il privilegio di lavorare con un interessante avvocato siriano il cui padre fu una influente personalità siriana. Un giorno, questo mio amico, mi disse:
Il nazionalismo arabo in generale, ed il Baathismo in particolare, fu una creazione delle élite massoniche europee mappa_medio_oriente_fisicache usarono i loro confratelli massonici locali per sobillare vari tipi di nazionalismo, inclusi quelli creati artificialmente, come il nazionalismo anti-siriano del Libano. Lo scopo principale di questo piano era quello che prevenire l’emersione di una identità araba comune, specie quella arabo-musulmana. Sobillando i nazionalismi locali, le potenze coloniali europee attuavano l’antica strategia del “divide et impera”. Inoltre, sistemando al potere i baathisti, gli europei potevano esser certi che i leader arabi sarebbero stati laici ed arrendevoli alle richieste europee grazie ai canali massonici nascosti di comunicazione e pressione.
Questo riassunto è corretto? La versione Baathista del nazionalismo arabo è veramente un piano massonico per mantenere il controllo sul Medio Oriente? È vero che, pur essendo nominalmente un cristiano ortodosso, Michel Aflaq era in realtà un massone?
Ghassan Kadi: francamente, ritengo che la dichiarazione del suo amico sia imprecisa ed esagerata.
Per iniziare, non c’è una vera differenza fra il baathismo e qualsiasi altro movimento pan-arabo, incluso il nasserismo. Si basano tutti sull’idea di unire coloro che parlano le lingue arabe. In realtà, la questione è abbastanza sottile, e non ha alcun fondamento storico e/o demografico che la sostenga.
In secondo luogo, un’identità araba e un’identità musulmano-araba sono due cose diverse, che si trovano agli estremi anche ideologicamente e psicologicamente. Non c’è bisogno di dire che il termine “identità musulmano-araba” è un ossimoro perché, tra le altre cose, esclude gli arabi cristiani tanto quanto i cristiani non-arabi (come gli aramaici), che, in virtù del nome dell’identità musulmano-araba, non hanno un posto in cui possono essere inclusi.
Inoltre, se la versione baathista è davvero un “piano massonico”, cosa che non credo, come fa a rendere le altre versioni del nazionalismo arabo per niente differenti?
E’ possibile che il modo in cui il suo amico percepisce il nazionalismo arabo come una cospirazione (e il mondo arabo è certamente pieno di teorie complottiste) si spieghi in realtà nella sua sottile osservazione, che vede l’identità musulmano-araba come il “vero accordo” e che tutto il resto sia una deviazione dal vero. La sua conclusione negativa e quasi dispregiativa su leader come i leader baathisti, di essere “laici e vulnerabili” nei confronti dell’Occidente, suggerisce qualche segreto atteggiamento mentale islamista.
Non dobbiamo dimenticarci che il nazionalismo arabo, il nazionalismo siriano (come dalla dottrina del Partito Socialista Nazionale Siriano [SNNP]), persino il nazionalismo libanese, sono tutti emersi nella prima metà del XX secolo, in un periodo in cui il nazionalismo era al suo apice in Europa. A quel tempo, il nazionalismo era il gusto del mese.
Non posso non essere un incurabile pacifista, e non chiedo scusa per questo. L’umanità deve innalzarsi al di sopra di ciò che la divide e guardare i diversi modi di legare insieme gli uomini, anziché creare ragioni per farli combattere. Ma, quando le persone stanno affogando, si aggrappano alla minima cosa e cercano di trovare la forza nell’unità, ed è così, credo, che le passioni come il nazionalismo sorgono, specialmente quando c’è un “nemico” da combattere e una ragione per unirsi contro di esso.
Tornando all’affermazione del suo amico, gli arabi e i musulmani devono smettere di giocare a darsi la colpa a vicenda e assumersi la responsabilità per i loro fallimenti, senza dover incolpare altri. Se davvero il movimento massonico ha complottato contro gli arabi e li ha messi l’uno conto l’altro, gli arabi devono cercare dentro di sé il seme dell’odio che covano l’uno per l’altro.
Riassumendo ed esprimendomi in termini semplici, trovo che la lettera del suo amico sia un esempio tipico della retorica islamica, quando cerca di assumere le sembianze della razionalità, della conoscenza profonda e di una visione comprensiva. Questa lettera è di grande rilevanza perché sviluppa i sentimenti con i quali i giovani musulmani vengono bombardati, quando si vuole reclutarli.
Questa lettera chiaramente comunica il messaggio che ogni dottrina politica che non sia basata sul cercare l’identità e l’unità musulmane, sia una deviazione dal vero e parte di un piano anti-musulmano occidentale. E sebbene si riferisca all’identità che cerca come musulmana/araba, il messaggio è molto chiaro.
Quando i reclutatori islamisti avvicinano musulmani giovani e meno istruiti, tra gli insegnamenti fondamentalisti e molti altri messaggi carichi che danno loro, spesso riempiono le loro teste di teorie complottiste e storie di ingiustizia inflitta su di loro, scatenando in tal modo la rabbia ed il disprezzo per ogni non-musulmano. Questa è la loro ricetta garantita per mandare persone alla ricerca della vendetta.

The Saker: Ora che Muammar Gheddafi e Saddam Hussein sono stati rovesciati, e che il solo Bashar al-Assad è rimasto in carica, con grande difficoltà, il nazionalismo arabo, il secolarismo e il Baathismo hanno un futuro, o saranno sostituiti da movimenti religiosi?
Ghassan Kadi: Innanzitutto, a dispetto di ciò che si pensa in Occidente, non possiamo mettere il Presidente Bashar Assad sullo stesso piano di Saddam e Gheddafi. Il fatto che Bashar sia ancora al suo posto, è una prova di questa differenza. Diversamente da Saddam e Gheddafi (che io non demonizzerei del tutto perché non erano quel concentrato di malvagità che viene descritto in Occidente), Bashar ha un enorme sostegno popolare, sia tra i civili, che tra le forze armate.
Quando venne invaso l’Iraq, furono pochi gli Iracheni a schierarsi per Saddam, e lo stesso accadde con Gheddafi. Bashar invece gode di una grande popolarità, e secondo stime affidabili, la percentuale di sostenitori è circa al 70% e aumenta. E’ questo sostegno, che principalmente gli ha permesso quella longevità che i suoi nemici non avevano immaginato.
Ciò detto, affermare che l’era del Nazionalismo Arabo in Siria è in declino, sarebbe un grosso eufemismo.  Con tutte le delusioni ricevute dai “fratelli” arabi e le cospirazioni per distruggere la Siria e il suo popolo, la parola “Arabo” è diventata sinonimo di traditore e nemico della Siria.
Lo stesso vale per gli Islamisti. In questo, dobbiamo essere realistici. Senza una vera riforma dell’Islam, una riforma in base alla quale tutte le forme di violenza siano dichiarate estranee al suo vero messaggio, non saremo sicuri che l’ISIS non sia in grado, presto o tardi, di risorgere in un modo o nell’altro. Nel breve termine, comunque, si spera che il Governo Siriano e il suo esercito di cittadini leali non consentiranno che nessuna libertà “superiore” e “politicamente corretta” venga data a fanatici religiosi, per abusarne ed arrivare ad un altro disastro.
Quando la Siria sorgerà vittoriosa, se non altro questa guerra ne avrà rafforzato la passione per la nazione siriana e l’unità della Grande Siria. L’ideologia che si sta profilando come vincente è senza dubbio quella del SSNP.

The Saker:  Qual è il vero ruolo e la funzione dell’Esercito Libanese oggi? Ha ancora uno scopo, o, di fatto, è Hezbollah il vero esercito del Libano?  Quanto cooperano tra di loro, se lo fanno? Hezbollah può essere utile per difendere il Paese contro nemici esterni (Israele) o interni (Daesh)?
Ghassan Kadi:  Dal punto di vista pratico, il vero ruolo dell’Esercito Libanese è sempre stato in continua mutazione. Dipende tutto da chi ne è al timone. Tra la fine degli anni sessanta e i primi settanta, i suoi compiti sembravano limitati ad arginare l’OLP e all’ordine pubblico.
Storicamente, l’Esercito Libanese era sempre stato visto come l’apparato che proteggeva la ”Entità Politica Maronita”, ma durante la Guerra Civile rimase neutrale, sinché a metà degli anni ottanta il Comandante in Capo dell’Esercito Michel Aoun prese su di sé l’onere di combattere contro la Siria e le “Forze Libanesi”.
Da allora, tante cose sono cambiate, e oggi , il 14 marzo, i simpatizzanti della coalizione hanno insinuato che l’Esercito Libanese prenda ordini da Hezbollah, poiché ad oggi le due formazioni hanno buoni rapporti tra loro. D’altra parte la “Sicurezza Interna” (cioè le forze di Polizia) è leale ad Hariri ed il suo ex- capo, l’attuale ministro della giustizia Ashraf Rifi, è notoriamente un uomo di Hariri che ha capeggiato la milizia sunnita a Tripoli quando questa si scontrava con la milizia alawita schierata con Hezbollah.
A ogni modo, l’Esercito Libanese non è ben equipaggiato, e come esercito regolare, è addestrato soltanto per guerre convenzionali. Non ha un’aviazione efficace e non potrebbe mai vincere contro l’IDF, le Forze Armate Israeliane, molto avvantaggiate tecnologicamente.
Ciò detto, l’Esercito Libanese ha dimostrato un certo grado di elasticità e determinazione nelle sue piccole guerre contro Fateh Al Islam ( nel campo palestinese di Al-Bared) nel 2005, o successivamente contro la banda di Ahmed Al-Assir e alcune bande islamiste a Tripoli nel 2014 e nel 2015. Potrebbe tranquillamente tenere il capo contro qualunque incursione dell’ISIS e perfino sottrarre loro territorio, ma questo dipenderà da quanta tecnologia l’ISIS porterà in battaglia.
Io credo che, data la sua attuale forza e le sue capacità operative, l’Esercito Libanese al più possa avere un ruolo di supporto per Hezbollah, molto più mobile e sfuggente, e specializzata in operazioni di guerra asimmetrica.

The Saker:  Chi ha ucciso Rafik Hariri e perché?
Ghassan Kadi: In un recente articolo, pubblicato su TheSaker, dal titolo “War On Syria; Not Quite According to Plant, Part 2, The Plot”, ho dato la mia versione e un’analisi dell’assassinio.
Per un omicidio sono necessari un movente e un potenziale guadagno. La Siria non aveva nulla da guadagnare e tutto da perdere dall’uccisione di Hariri. Per iniziare, è stato uno schiaffo in faccia alla Siria, dato che le sue forze armate erano ancora in Libano all’epoca ed erano considerate le custodi della legge e dell’ordine.
L’assassinio di Hariri presenta tutti i segni di un’operazione del Mossad e della CIA, per non accusare i soli Sauditi. Dopo tutto, loro ne sono i più grossi beneficiari.
L’omicidio ha portato a un veloce e improvviso ritiro della Siria dal Libano, e in più di un modo, ha aperto la strada per la “Guerra alla Siria”.
E infatti, immediatamente dopo l’assassinio, la demonizzazione del presidente Bashar Assad ha raggiunto un livello simile a quello riservato a Saddam prima delle invasioni dell’Iraq. Secondariamente, molte parti del Libano, specialmente nel Nord e nel Nord Est sono diventate zone franche per i combattenti anti-Siriani e i loro simpatizzanti, e questi gruppi hanno giocato un ruolo molto importante in seguito, nella conquista della regione di Qalamoun, molto importante dal punto di vista strategico, e nel collegare le formazioni di terroristi nel nord della Siria con quelle al sud.
Anche se non sono in grado di provare il legame tra USA/Israele/Arabia Saudita con l’assassinio di Hariri, la tessera entra perfettamente nel puzzle, se lo guardiamo nella sua interezza.

The Saker: Chi ha ucciso Bachir Gemayel? Credi davvero che sia stato Habib Shartouni, o è stata una provocazione accuratamente pianificata?
Ghassan Kadi: Tutti gli indizi puntano ad un’azione pianificata ed eseguita dal solo Shartouni, lui da solo avrebbe ucciso Bashir Gemayel. In effetti, all’inizio Inaam Raad, allora presidente del SSNP, di cui Shartouni fa parte, lo denunciò e affermò che lui avesse agito da solo. Più avanti, ovviamente Shartouni fu considerato un eroe del SSNP.
Gemayel aveva tanti nemici, il caso volle che Shartouni avesse accesso a un edificio in cui si sarebbe tenuta una riunione, e il resto è storia.
Ma di nuovo, proprio come nel caso dell’omicidio di Hariri, che avvenne più di vent’anni dopo, la domanda da farsi è chi aveva da guadagnarci dall’omicidio di Gemayel? Sicuramente non Israele, non l’America, nessuno se non l’“Asse della Resistenza”. Pertanto, che Shartouni abbia lavorato da solo o meno, la sua azione ha giocato un ruolo rilevante nel cambiare il corso degli eventi che seguirono l’invasione del Libano da parte degli Israeliani nel 1982 e forse nel fatto che questo successo militare desse loro alla testa.

The Saker: Ho sempre creduto che gli israeliani avessero complici di altissimo livello all’interno del governo siriano e che non avrebbero mai potuto uccidere Imad Mughniyeh senza tale assistenza. La vedova di Mughniyah ha fatto le stesse accuse dal suo rifugio in Iran. Sei d’accordo con questa tesi e, se sì, sai chi è stato coinvolto e perché? E perché Hezbollah non ha ancora vendicato l’assassinio di Mughniyeh?
Ghassan Kadi: Non c’è dubbio che la corruzione fosse diffusa in Siria nel periodo in cui governava il padre di Assad. Molti funzionari corrotti e personale militare appartenevano comunque alla vecchia guardia; erano anziani e fedeli. Hafez Assad era in grado di controllarli fino a un certo punto, ma non riusciva a sbarazzarsi di loro, senza rischiare instabilità politica.
Quando Bashar ha preso le redini a metà del 2000, ha cercato di ripulire, e lo ha fatto, ma non in profondo e con una certa lentezza. Questo potrebbe essere stato il motivo per una sollevazione popolare in Siria e per esigere una riforma – ma di certo la situazione non era affatto come l’Occidente ha cercato di rappresentarla per giustificare la “Guerra contro la Siria”
È molto probabile che l’assassinio di Mughniyeh comportasse corruzione interna e una grossa tangente elargita dal Mossad. Ma in tal caso, il colpevole sarebbe stato molto vicino al presidente Assad. Se così, Hezbollah aveva due scelte: vendicarsi e rischiare il suo rapporto con il Presidente, o ingoiare il rospo. Nasrallah ha scelto quest’ultimo.
Ciò detto, si dice che un funzionario corrotto sia stato, alla fine, “punito” al momento giusto, senza porre troppe domande.

The Saker: Se la Siria prevale in questa guerra contro Daesh e i loro sponsor AngloSionisti, prevedi che la Siria e il Libano possano diventare un Paese unito, o i siriani continueranno a rimanere soltanto una presenza militare per la protezione del Libano dai sionisti e dai takfiri?
Ghassan Kadi: Se siriani e libanesi si svegliano e si rendono conto che le differenze che li separano sono un capriccio e che starebbero molto meglio uniti, e se sono seri nel desiderio di unificazione, allora nessuno potrà fermarli.
Qualsiasi opposizione seria a tale prospettiva verrà dal Libano, non dalla Siria. I Siriani imparano a scuola che il Libano è stato strappato dalla Siria tramite l’Accordo Sykes-Picot che ha diviso il Paese. Tuttavia, in Libano, cent’anni dopo, e nonostante il Libano si sia trasformato in uno Stato virtuale e fallito, ci sono ancora molti elementi che si opporrebbero all’unione e rimangono fortemente aderenti ad un Libano indipendente.
L’opposizione libanese a un’unione con la Siria verrà principalmente da quanto resta della “Entità Politica Maronita” e dal “Movimento del Futuro” di Hariri e/o, in generale,  dalla “Entità Politica Sunnita”.
Tuttavia, se la Siria prevale e se vince, la Coalizione dell’8 Marzo, gli elementi dissenzienti saranno i grandi perdenti, nel senso che la loro voce non avrà più molta influenza.
In realtà, anche se la storia moderna del Libano si è sempre fondata sulla riconciliazione e sul principio di “Né vincitori né vinti”, la guerra civile 1975-1989 si è conclusa con dei perdenti. Gli sconfitti di allora erano le “Forze Libanesi” ed il loro leader Samir Geagea è stato in prigione per dieci anni. È un dato di fatto che la “Entità Politica Maronita” è stata senza potere durante la detenzione di Geagea.
È possibile prevedere una ripetizione più drammatica di quanto già avvenuto? Non posso dire che sia impossibile.
Un’eventuale riunificazione tra il Libano e la Siria non può accadere tutta in una volta. Potrebbe verificarsi per gradi. È importante che i cittadini di entrambi gli Stati si rendano conto che è giunto il momento di rimuovere i resti della grande menzogna francese, secondo la quale esiste veramente la nazione libanese indipendente.

The Saker: Sono molto perplesso e alquanto disagiato dalla politica russa verso l’Egitto. Perché Putin e la Russia sono così sostenitori di un regime che è arrivato al potere mediante un golpe sanguinoso, e che ha incarcerato ed ucciso migliaia di egiziani musulmani? È un caso in cui la realpolitik sovrasta la morale?
Ghassan Kadi: Mursi ha dirottato la Rivoluzione Egiziana, qualunque fosse la natura iniziale di tale rivoluzione, e guidato il solo partito, cioè i Fratelli Musulmani, che fosse organizzato abbastanza per tenere una campagna elettorale.
Il suo regno di un anno è stato sagomato da decisioni e decreti che stavano trasformando velocemente l’Egitto in uno stato teocratico. C’erano perfino discussioni sulla necessità o meno di spianare le Piramidi e la Sfinge. È inutile dire che ha permesso agli islamisti fanatici di attaccare ed uccidere i Copti Cristiani fin dentro i loro luoghi di culto.
Al-Sisi ha tenuto le sue carte strette a sé per tanto tempo, ma ora sembra lentamente scoprirsi. Chiaramente, lui non ritiene che il suo antico Paese debba essere governato da fanatici religiosi, e se ha incarcerato centinaia di loro, allora ha fatto ciò che era necessario.
Ci sono adesso alcuni rapporti non confermati secondo cui Sisi ha deciso di mandare delle truppe in aiuto ai Sauditi che combattono gli Houthi, ma perfino se fosse vero, potrebbe mandare giusto una unità militare di rappresentanza visto che ha rifiutato finora di partecipare all’offensiva saudita contro lo Yemen nonostante le forti pressioni saudite e la minaccia di tagli agli aiuti economici. Ultimo ma non meno importante, durante la sua recente visita a Mosca, si è finalmente dichiarato d’accordo sul fatto che lui ed Assad hanno un nemico comune nell’ ISIS e nei suoi affiliati.
L’Egitto, soprattutto in Sinai, sta subendo quasi quotidianamente attacchi terroristici, e questo secondo Sisi, come del resto ogni altro presidente responsabile, è qualcosa che deve essere fermato. Se Putin riesce a portare assieme Sisi ed Assad, allora è mia opinione che si tratti di un grande risultato, uno che non deve essere visto come un marchio contro Putin e la Russia.

The Saker: Sto avendo grande difficoltà a capire il senso delle posizione di Turchia e Arabia Saudita. Per cominciare, quanto stabili li consideri questi regimi? Non stanno giocando con il fuoco quando cercano di usare Daesh contro la Siria? Al contrario, perché la Turchia e l’Arabia Saudita odiano Assad così tanto? Non è forse vero che egli abbia accolto le richieste turche di interrompere il sostegno ai curdi? E per quanto riguarda i sauditi, perché si preoccupano così tanto della Siria? Cosa si propongono adesso di ottenere la Turchia e l’Arabia Saudita e quanto sono sincere le loro aperture verso la Russia?
Ghassan Kadi:  Ci sono così tanti temi in questa domanda, non è possibile dare a ognuno il giusto peso in una singola risposta, ma ci provo.
La stabilità dello status di Erdogan, molto probabilmente s’interromperà con le elezioni parlamentari del novembre prossimo. Ha già perso il primo turno il 15 giugno, e poiché nessuno dei partiti all’opposizione era preparato a collaborare con lui, il suo AKP non ha potuto formare il governo, da ciò la necessità di elezioni anticipate.
Dopo svariati attacchi ad avamposti turchi, un’economia in declino e gli attacchi dell’Esercito Turco contro i curdi nel nord della Siria e in Iraq, è probabile che perda più seggi, cosa che renderebbe la sua presidenza un’anatra zoppa.
I Sauditi non sono messi molto meglio. Con i prezzi del petrolio così bassi e una costosissima guerra in Yemen, i Sauditi corrono grossi guai, e ci sono voci di dissensi all’interno della stessa famiglia reale.
Di sicuro, entrambi, Turchi e Sauditi hanno giocato col fuoco usando l’ISIS, che adesso si è ammutinato, il mostro che hanno cresciuto, si è rivoltato contro di loro e cerca di morderli.
Erdogan vede in Assad un patriota laico che lo ostacola nel suo tentativo di far tornare in auge l’Impero Islamico Ottomano, con se stesso al suo vertice. Non è detto che stia pianificando una conquista militare del Levante, ma certamente aspira ad essere l’immagine del Padre dei Musulmani e l’incontrastato leader del mondo islamico. I Sauditi nutrono gli stessi sentimenti nei confronti di Bashar, anche più accesi perché vedono come abbia condotto la Siria nell’orbita iraniana (cioè sciita).
C’è però un aspetto di demarcazione nel “cocktail anti-siriano”. Entrambi, Turchi e Sauditi, vogliono essere i leader incontrastati dei Musulmani. Erano uniti quando ha avuto inizio la “Guerra alla Siria”, più di quattro anni fa, ma oggi si trovano su poli opposti e ognuno dei due cerca di guadagnare il più possibile dalla situazione prima che tutto finisca. Anche se vincessero la “Guerra alla Siria”, a un certo punto, le loro rivalità finirebbero per emergere.
Inoltre, Assad non ha mai voluto e non vuole riappacificarsi con Erdogan smettendo di sostenere i Curdi siriani che difendono la propria patria.
Se effettivamente la Turchia e l’Arabia Saudita sono sincere nelle loro attuali aperture nei confronti della Russia, dipende solo dalla loro disperazione e dalla consapevolezza che l’America fa promesse che poi non mantiene.

The Saker:  E per quanto riguarda l’Iran? Se Daesh diventa una minaccia esistenziale  per il governo siriano, credi che l’Iran interverrà apertamente in Siria? Cosa diciamo invece del Bahrein, e in special modo dello Yemen? Pensi che gli Iraniani abbiano mezzi, motivazione e risoluzione sufficienti a intervenire anche in quei Paesi? Infine, credi che sia possibile una guerra convenzionale tra la Repubblica Islamica e la monarchia wahabita saudita? Lo vedi probabile?
Ghassan Kadi: Riguardo alla Siria e l’Iran, i due Stati hanno un trattato di mutua difesa che può essere messo in azione in qualunque momento. L’Iran, con l’accordo nucleare, sarà tranquillamente nella posizione di poterlo fare, non rivestendo più il ruolo di Stato canaglia.
Detto ciò, l’Iran ha continuato a sostenere la Siria direttamente e indirettamente sia tramite Hezbollah che con consiglieri militari.
Bahrein e Yemen sono una storia completamente differente, dato che l’Iran non ha un trattato di mutua difesa con nessuno dei due.
Per ciò che concerne l’Arabia Saudita, se arriverà il momento critico e non ci saranno a disposizione alternative, non riesco a credere che l’Iran rifiuterà il combattimento. Sì, ne hanno i mezzi, le motivazioni e la risoluzione necessari.
Credo comunque che l’Iran assumerà una posizione attendista e aspetterà semplicemente l’implosione dell’Arabia Saudita. Ogni mese, ogni settimana e ogni giorno, i Sauditi sono sottoposti a tante pressioni e il loro crollo potrebbe essere più prossimo di quanto non si pensi. Se le cose rimangono invariate per un po’, allora, sempre che i Sauditi non attacchino direttamente il territorio iraniano, non credo che vedremo combattimenti tra le due potenze. L’Iran sa bene che il tempo gioca a proprio favore, e con la conclusione dell’accordo sul nucleare, è più forte che mai.

The Saker: La maggioranza dei commentatori ritiene che non ci possa essere vittoria militare nella guerra in Siria e che si debba giungere a un qualche genere di accordo tra Assad e al cosiddetta opposizione “moderata” (non Daesh). Ma quanto conta questa opposizione oggi? Non è solo una foglia di fico messa per salvare la faccia dello Zio Sam in questa sanguinosa sconfitta? C’è qualcuno che possa credibilmente sedersi a un negoziato con Assad?
Ghassan Kadi: Assad ha sempre detto che è disposto a discutere una reale agenda di riforme con qualunque partito non sia coinvolto in uccisioni e  distruzioni. Questa condizione riguarda tutti i militanti, senza alcuna eccezione. L’accettazione da parte di Assad implica che sia anche pronto a elezioni anticipate, che lui sa che vincerebbe a mani basse. Basterà questo all’America per salvare la faccia ed avere il proprio premio di consolazione? Chi vivrà vedrà.

The Saker: L’esempio della Siria e dello Yemen indica che la maggior parte del mondo arabo è sottomesso senza speranza ai Sauditi e ai loro protettori americani e israeliani. Non c’è proprio nessuna speranza di una resistenza anti-imperiale da parte della “mezzaluna sciita”? Può emergere una resistenza sunnita realmente progressista all’Impero, cosa che sarebbe molto più in linea di questa forma di Wahabismo reazionario che i Sauditi tentano di esportare, con i valori e le idee di Sayyid Qutb?
Ghassan Kadi: Uno dei più grandi errori di Nasser è stato la condanna a morte di Sayyid Qutb, perché così facendo lo ha trasformato in un eroe e in un martire.
Qutb era uno studioso dai modi gentili e dagli altri principi morali, che affrontò molto coraggiosamente la morte, ma dietro queste sembianze fu un fondamentalista e uno dei fondatori di ciò che direttamente o indirettamente ha finito per creare l’ISIS et similia, non dimentichiamolo.
Mettiamo un attimo da parte la violenza di Daesh (ISIS) e dei Wahabiti, e consideriamo i dettagli della loro teologia: è identica a quella di Qutb.
Ma la forza che si contrappone a questa forma fondamentalista dell’Islam non è la cosiddetta “mezzaluna sciita”. Questa è una chiacchiera da bar inventata dai fondamentalisti sunniti per mettersi sulla difensiva in una guerra settaria. È vero proprio il contrario.
Parlare di “mezzaluna sciita” è esattamente come parlare di “intervento russo in Ucraina”. È una frase irritante, dannosa e infondata che ha lo scopo di rinfocolare il settarismo.
Inoltre, la forza che più di tutte è stata in prima linea contro Daesh è l’esercito siriano, di cui il 70% è composto da Sunniti. E non dimentichiamo che Daesh è stato molto solerte nel massacrare cittadini ed ecclesiastici sunniti, come anche nella distruzione delle loro moschee. Il termine “Takfiri” significa alla lettera classificare chiunque non segua completamente una dottrina come eretico, che quindi deve pagare col sangue.
Per questo motivo, Daesh essenzialmente non è un esercito di Sunniti la cui finalità sarebbe la protezione degli stessi Sunniti. E’ un esercito di Takfiri che sta tentando di convertire il mondo intero, Sunniti compresi, alla propria dottrina, pena la morte.
Se il mondo islamico ha una seria intenzione di formulare un’antitesi filosofica che possa fermare e sradicare il fondamentalismo islamico, non può basarla su una dottrina sciita, perché altrimenti verrebbe meno al proprio scopo.
Il solo modo di combattere l’ISIS e la sua dottrina è una riforma dell’Islam a livello spirituale e la formazione di un fronte laico che lo combatta militarmente

The Saker: Che ruolo prevedi per la Russia nel mondo mediorientale e arabo? Cosa può e dovrebbe fare la Russia per tentare di proteggere il governo siriano e prevenire un attacco a Siria e Iran da parte di USA/UE/NATO/Israele?
Ghassan Kadi: La Siria e la Russia hanno bisogno l’una dell’altra nella battaglia contro l’Isis, come dei partner. La minaccia dell’Isis è di portata globale, e la Russia, proprio come ogni altro stato, non è immune a questa minaccia.
Inoltre, sia la Russia che la Siria nutrono un interesse personale verso un mondo multipolare, che veda la fine dell’egemonia americana.
La Russia ha aiutato la Siria in larga misura, a molti livelli e portate. Non sono un esperto di arte militare, ma posso dedurre che l’aiuto extra di cui ha bisogno la Siria è nel campo della sorveglianza satellitare, bombe guidate e bombardieri avanzati.
Oltretutto, sebbene sia ovvio che la Siria non ha ancora usato tutto il suo potere, e sebbene il suo arsenale di missili non sia ancora stato usato, si sa poco delle sue capacità di difesa aerea. Personalmente, tra le molte fazioni interessate con cui ne discuto, c’è consenso sul fatto che Assad stia tenendo nascoste le sue capacità difensive, nonostante i recenti e numerosi raid aerei da parte di Israele. Israele lo sta inducendo a mostrare ciò che nasconde sotto la manica, ma lui vuole riservare l’elemento sorpresa per la grande battaglia, se e quando accadrà.
Detto questo, mi piacerebbe pensare e credere che l’esercito siriano abbia un’efficace capacità di difesa aerea e che possa effettivamente usarla in caso di un’escalation totale con Israele.
Anche se qualche esperto ritiene che la Siria non abbia missili terra-aria tanto avanzati, e che la Russia abbia deluso la Siria a questo proposito, mi basta ricordarmi dell’elemento sorpresa che gli eserciti siriano ed egiziano hanno presentato alla forza aerea israeliana quando hanno impiegato i missili di costruzione sovietica SAM-6 nella guerra dello Yom Kippur del 1973. Se i sovietici erano pronti allora a fornire batterie di SAM-6 alla Siria e all’Egitto, nel 1973, dopo che entrambi i Paesi avevano subito un’umiliante sconfitta nella guerra del 1967, non vedo perché la Russia di Putin non farebbe lo stesso per la Siria nel 2015, dopo che questa è coraggiosamente rimasta in piedi dopo più di quattro anni di feroce attacco da parte di ottantatré nazioni.
Per quanto la Russia stia difendendo direttamente la Siria e l’Iran, non agisce secondo il modus operandi entusiasta americano. Allo stesso modo l’Iran si rilasserà e guarderà l’Arabia Saudita implodere. Alla Russia non è chiesto di dare più di quanto non sia richiesto per aiutare a modernizzare ed equipaggiare l’esercito siriano. E indovini? La Siria ha abbastanza uomini pronti a combattere per la sua dignità, e onorabili siriani moriranno prima di chiedere a qualcuno di venire e combattere la loro battaglia.
L’altro ruolo che la Russia può giocare e sta giocando è quello diplomatico. Anche se le recenti iniziative della Russia per dare inizio a discussioni tra l’Arabia Saudita e la Siria non sono andate oltre un singolo incontro, la diplomazia russa è in ascesa. Ultimo ma non meno importante, la Russia ha avuto un grande ruolo nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed ha impedito alcuni tentativi occidentali di imporre diversi tipi di sanzioni alla Siria.
Semmai, la Russia non sta intensificando il suo supporto alla Siria verso nessun livello superiore.
In quanto libanese/siriano, c’è una parola che vorrei dire alla Russia e al suo leader: spasiba. [“grazie” in russo, NdT]

The Saker: Ultima domanda, cosa pensi che accadrà all’entità sionista “Israele”? Pensi che avranno successo nel creare il loro Stato etnicamente puro, l’ultimo stato apertamente e ufficialmente razzista al mondo, o ritieni che l’Ayatollah Khomeni aveva ragione quando predisse che “questo regime di occupazione su Gerusalemme deve svanire dall’arena del tempo”?
Ghassan Kadi:  E’ una domanda a cui è difficile rispondere, semplicemente perché ciò che io, personalmente, vorrei che accadesse è una cosa, e ciò che credo accadrà un’altra.
Come ho già detto, sono un incurabile pacifista e non devo chiedere scusa a nessuno per questo. Proprio per questo, non credo che i bambini debbano pagare per i crimini dei loro genitori. Gli israeliani nati da migranti sionisti in Palestina non sono colpevoli della diaspora dei palestinesi più di quanto gli americani di oggi non siano responsabili del massacro delle tribù indigene americane.
In ogni caso, se la seconda generazione e così via di israeliani continua a rifiutare ai palestinesi il “diritto di tornare”, altri diritti civili e la restituzione della terra, allora forse essi dovranno essere costretti ad affrontarli militarmente, essendo questo probabilmente l’unico modo. Ma sicuramente per i leader e gli ideologi anti-israeliani, parlare di “pulizia” e “gettare nel mare gli ebrei”, non li rende moralmente migliori delle bande di Haganah che facevano lo stesso con i palestinesi negli anni quaranta.
Detto questo, non ci sono dubbi nella mia mente che il tempo non stia dalla parte di Israele, e ci sono molte ragioni su cui basare questa affermazione. Quando le correnti cambieranno direzione, ed è solo questione di tempo, considerata la storia di violenza e inumanità di Israele nei confronti dei palestinesi, la “vendetta” sarà probabilmente immensa.
Idealmente, la miglior risoluzione per qualsiasi Stato è quella di uno Stato tutto-compreso, unico, in cui tutti i cittadini sono uguali agli occhi della legge.
Gli ebrei sono sempre stati parte integrante della storia del Levante, e tali devono rimanere. Ogni tentativo di escluderli dall’equazione è tanto sbagliato quanto ogni tentativo sionista di escludere i palestinesi, sia musulmani che cristiani, dalla stessa, ma opposta, equazione.
Con l’ostinazione degli israeliani e la superiorità, secondo quanto si dice, conferita da Dio, che sorregge i sionisti, è davvero improbabile che vedremo la soluzione di uno stato unico.
E’ un dato di fatto: sarà possibile che gli israeliani accettino la soluzione dello Stato unico solo quando sarà troppo tardi per dettare condizioni. Ma non hanno ancora accettato neanche la soluzione dei due Stati!!! In qualsiasi caso, la soluzione dei due Stati significherebbe ammettere di aver fallito, e accettare che persone di fedi differenti non possano vivere sulla stessa terra, quando in effetti ebrei, cristiani e musulmani hanno convissuto in pace per molti secoli. E’ stata solo l’introduzione del sionismo che ha creato il conflitto.
Israele deve rendersi conto che più infligge dolore e sofferenza ai palestinesi, più potente sarà un giorno la ritorsione. Ma pare che Israele cresca sempre sul falso principio basato sul presupposto che, se una certa quantità di forza non riesce a raggiungere l’obiettivo richiesto, allora più forza ci riuscirà.
Israele si sta trincerando, e più lo fa, più nemici si crea.
Se gli islamici prenderanno mai il controllo del Levante, Dio non voglia, alla fine si rivolterebbero contro Israele e giureranno di uccidere ogni ebreo, uomo, donna o bambino. Per essere ancora realisti, se l’islam non viene riformato, e se non ci si occupa adeguatamente del suo aspetto violento basato sull’errata interpretazione del suo messaggio, allora sarà questione di tempo prima che gli islamici raggiungano questo controllo.
Se, d’altra parte, il secolarismo e la razionalità trionferanno, e la Siria risorgerà vittoriosa e diverrà un luminoso segnale di civiltà e progresso per l’intera regione, allora non sarà in grado di coesistere con Israele nella sua forma corrente. Israele dovrà essere integrato perdendo la sua maggioranza ebraica, cosa che non accetterà mai, oppure dovrà affrontare enormi guerre e conseguenze catastrofiche quando non avrà più una posizione militare dominante.

The Saker: grazie!

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Articolo di The Saker apparso su TheSaker il 17 settembre 2015

Traduzione in italiano di Fabio_San, Paola, Voltaire1964, Mario B. per SakerItalia.it
http://sakeritalia.it/interviste/il-saker-intervista-ghassan-kadi/

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