venerdì 31 luglio 2015

SUD ITALIA, COME LA GRECIA. PEGGIO DELLA GRECIA

castello-di-roseto 
DI FUNNYKING
rischiocalcolato.it
Ci fu un tempo in cui, almeno nella propaganda, esisteva in Italia un Movimento Politico che aveva identificato con precisione l’origine del male italiano. In un certo senso la Lega Nord quella di Miglio affermava l’ovvio, ovvero che gli Italiani non esistono e l’Italia è solo una espressione geografica e che gli abitanti del nord di quella espressione geografica avrebbero fatto bene a ribellarsi e separarsi. Oggi non abbiamo neppure quello, si preferisce cercare il terribile nemico esterno anziché guardare a casa nostra, a quella mostruosità di degrado civile, economico e culturale che si chiama Sud Italia.


Il Sud Italia è come la Grecia, anzi molto peggio e sono i freddi dati a certificarlo. Dal 2000 al 2013 il “Sud” è cresciuto in termini di Pil del 13% la Grecia del 24%. E alcune regioni del Sud (come la Puglia) quanto meno se la cavano. Vi lascio solo immaginare che buco nero di degrado è rappresentato dal resto.
E lo abbiamo in casa.
Ci lamentiamo dei cattivi tedeschi che si rifiutano di sussidiare a scatola chiusa (o del tutto) la Grecia mentre dovremmo essere i primi a comprendere, a capirli, a dargli ragione a urlare al mondo che NON si deve sussidiare nessun popolo. A meno che non si ottenga in cambio il comando.
Ma non basta, non siamo neppure contenti, non ci basta la nostra Grecia no no…. siamo felicissimi di sussidiarne un altra, quella vera. Anzi per la verità l’Italia ora si appresta a sussidiare proprio tutta quella che fu la Magna Grecia (Magna nel senso di “grande”, ma anche in romano stretto)
Visto che siamo in tempo di spending review ora voglio vedere se il Cazzaro applicherà i costi standard e le migliori pratiche delle regioni del Nord a tutto lo stivale, davvero sono curioso. E di una cosa sono assolutamente certo dovendo scegliere un sussidio quello che di gran lunga potrebbe funzionare non è il trasferimento di denaro, ma una completa desstazione e sburocratizzazione a costo di commissariare con l’esercito ogni singolo consiglio comunale, ogni singolo consiglio regionale e ogni singolo merdoso e inutile ente o municipalizzata del sud.
E se proprio si devono fare investimenti con i soldi del Nord allora devono essere imprese del Nord a farli sotto il controllo dei Governatori e dei Sindaci delle regioni del nord, quelle che tirano fuori i soldi. Come si vorrebbe fare in Grecia (ok è una utopia in entrambi i casi, si fa per dire)
Ad ogni modo, mi raccomando eh. E’ colpa di qualcuno la fuori… si si (e quando non andranno più di moda i tedeschi e l’Euro vedrete che vi inventerete qualcosa d’altro)
Vi consiglio una lettura attenta dei dati Svimez appena battuti dalle agenzie.
da Ansa
Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente”. Lo si legge nel Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015.
Dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13% la metà della Grecia che ha segnato +24%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28 (+53,6%)”. Lo Svimez sottolinea anche che, nel periodo, l’Italia nel suo complesso è stato il Paese con meno crescita dell’area euro a 18 con il +20,6% a fronte di una media del 37,3%.
Dal 2008 al 2014 il settore manifatturiero al Sud ha infatti perso il 34,8% del proprio prodotto , contro un calo nazionale del 16,7% e ha più che dimezzato gli investimenti (-59,3%), tanto che nel 2014 la quota del valore aggiunto manifatturiero sul Pil è stata pari al Sud solo all’8%, ben lontano dal 17,9% del Centro-Nord. Dato che fa il paio con la caduta delle esportazioni che in nel Centro-Nord salgono del 3% e al Sud crollano del 4,8%Il Sud sconta inoltre un forte calo sia dei consumi interni che degli investimenti industriali. I consumi delle famiglie meridionali sono infatti ancora in discesa, arrivando a ridursi nel 2014 dello 0,4%, a fronte di un aumento del +0,6% nelle regioni del Centro-Nord. Se si guarda dall’inizio della crisi al Sud i consumi sono scesi del 13,2%, oltre il doppio che nel resto del paese. Anche peggiore la situazione degli investimenti che nel 2014 scendono di un ulteriore 4%, portando il dato dal 2008 a un calo del 38%, con picchi del 59% per l’industria, del 47% per le costruzioni e del 38% nell’agricoltura. Non è immune dal crollo nemmeno la spesa pubblica. A livello nazionale dal 2001 al 2013 la spesa pubblica in conto capitale è infatti diminuita di oltre 17,3 miliardi di euro da 63,7 miliardi a 46,3 ma al Sud il calo è stato di 9,9 da 25,7 a 15,8. Scendono soprattutto al Sud i trasferimenti in conto capitale a favore delle imprese pubbliche e private: tra il 2001 e il 2013 si è registrato un calo del 52%, pari a oltre 6,2 miliardi di euro.
“Un Paese diviso e diseguale, dove il Sud è la deriva e scivola sempre più nell’arretramento: nel 2014 per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo (-1,3%) e il Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel 2014 ha toccato il punto più basso degli ultimi 15 anni, con il 53,7%”.
In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. Lo scorso anno infatti quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Nel dettaglio a livello nazionale, il Pil è stato di 26.585 euro, risultante dalla media tra i 31.586 euro del Centro-Nord e i 16.976 del Mezzogiorno. A livello di regioni il divario tra la più ricca, Trentino Alto-Adige con oltre 37 mila euro, e la più povera, la Calabria con poco meno di 16 mila euro, è stato di quasi 22 mila euro, in crescita di 4 mila euro in un solo anno. Tutto questo si riflette nel rischio povertà che coinvolge una persona su tre al Sud e solo una su dieci al Nord. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%) ma in generale al Sud è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord.
“Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili”. Sono le previsioni contenute nel Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015.
“Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat”. Lo Svimez sottolinea che il prezzo più alto è pagato da donne e giovani.
Infine dal rapporto Simez emerge il rischio povertà coinvolge una persona su tre al Sud e solo una su dieci al Nord. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%) ma in generale al Sud è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord.………….
p.s. personalmente e non me ne vogliano i lettori del sud ho sempre pensato, delle due l’una: O io sono Italiano e loro non lo sono, oppure gli Italiani sono loro e non lo sono io. E’ una mera questione di definizioni di cui non mi importa nulla. Ma di certo io non penso, non vivo e non ragiono in quella maniera. Siamo diversi, eccome se lo siamo. E lo riconosco ho avuto la fortuna di non nascere e crescere li.
p.p.s. ha ragione Blondet, questi piuttosto che cambiare si lasceranno morire per strada. (Blondet si riferiva ai Greci, io qui ci vedo una certa similitudine)
Fuynnyking

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