lunedì 22 giugno 2015

Soros, re della droga libera

Un dossier dell'EIR illustra la strategia dei liberisti per i quali una delle fonti di profitto sicuro è il mercato degli stupefacenti.La guerra di Clinton al riciclaggio dei narcodollari ha messo in seria difficoltà le banche inglesi

LA CAMPAGNA del Movimento Solidarietà contro lo speculatore George Soros ha raggiunto una nuova dimensione a metà marzo, quando il procuratore di Milano Francesco Greco ha aperto un'inchiesta che si aggiunge a quelle già aperte dai colleghi di Napoli e Roma, tutte sulla base dell'esposto presentato dal Presidente del Movimento Solidarietà Paolo Raimondi (cfr. Solidarietà  dell'ottobre 1995 e del febbraio 1996).
Vari organi di stampa nazionali, tra cui l'Espresso  ed il Foglio, notavano allora che il mega speculatore è impegnato ad acquistare le imprese "privatizzate" dal governo Dini. Ovvero, dopo che la lira è stata svalutata di oltre il 30% a seguito dell'assalto speculativo di Soros del 1992, ed a seguito di un ben orchestrato fallimento nel piazzare i titoli di imprese privatizzate sul mercato nazionale, Soros ci fa la carità, ci offre benigno una miseria per i gioielli di famiglia, dalla Dalmine all'ENI alla STET, mentre è pronto a monopolizzare le informazioni facendo la parte del leone nel progetto Hermes.
La lobby della liberizzazione
L'aspetto nuovo più importante sulle malefatte di Soros è stata segnalato dalla rivista americana EIR, che ha dedicato il numero del 22 marzo a dimostrare che Soros, oltre ad essere uno speculatore, è anche il re della droga libera: è impegnato nella più grande campagna internazionale per la legalizzazione che è partita dall'inizio dell'anno per contrastare un imponente programma di guerra alla droga varato da Clinton.
L'EIR spiega che Soros cominciò la carriera sotto gli auspici dei Rothschild, che ancora oggi sono tra i finanziatori noti delle sue attività disponendo di due consiglieri nell'amministrazione del Quantum Fund NV, la finanziaria di Soros registrata nelle Antille Olandesi.
Il capitale iniziale fu dato a Soros da George Karlweis, il quale, sempre coi soldi dei Rothschild, finanziò, alla fine degli anni Sessanta, il famoso truffatore internazionale Robert Vesco. Vesco ottenne altri soldi dagli ambienti della Anti Defamation League, soprattutto da Michael Milken, e lanciò la famosa truffa internazionale dell'Investors Overseas Services (IOS), un fondo comune d'investimento con il quale riciclò i soldi della droga anche il grande capo della mafia Meyer Lansky. La truffa fruttò 260 milioni di dollari. Entrato nella clandestinità, Vesco divenne braccio destro di Carlos Lehder Rivas del Cartello di Medellín in Colombia e poi tuttofare di Fidel Castro per le faccende sporche: dal narco-terrorismo allo spionaggio industriale.
In Italia l'IOS di Vesco realizzò le sue truffe attraverso il fondo di diritto lussemburghese Fonditalia di cui era consigliere Beniamino Andreatta. Nel giugno 1992 Andreatta partecipò al vertice segreto sul panfilo "Britannia" in cui fu ordito il crollo della lira dell'ottobre 1992 nell'interesse di Soros. Allievo di Andreatta è Romano Prodi che ha lavorato direttamente per Soros, insieme a Jeffrey Sachs (vedi oltre), e poi si è interessato perché il suo "ex" datore di lavoro ricevesse la laurea ad honorem a Bologna. In questo contesto ricordiamo che l'ex ministro Antonio Martino, insieme all'esponente della famiglia guelfa Max von Thurn und Taxis, è sin dall'inizio degli anni Ottanta uno dei massimi esperti dell'arci-liberista Società Mont Pelerin in materia di "economia sommersa", un'eufemismo per l'economia della droga.
Le principali attività di Soros sul fronte della droga negli ultimi anni possono essere così schematizzate:
Ha elargito più di 10 milioni di dollari alla Drug Policy Foundation (DPF), la principale lobby americana per la legalizzazione.
Ha aperto un proprio centro allo stesso scopo, il Lindesmith Center, affidandolo al dirigente del DPF Ethan Nadelman.
Ha elargito altri milioni di dollari a fondazioni che si battono per la legalizzazione. Tra queste la più importante è la Drug Strategies, diretta da Malthea Falco, fondatrice della NORML (altra importante lobby per la legalizzazione della marijuana) e sposata ad un dirigente della Council on Foreign Relations.
Ha promosso conferenze. Nell'ottobre 1995, mentre a Bologna davano la laurea a Soros, in America il suo centro Lindesmith ha iniziato la vendita delle videoregistrazioni della conferenza "Approcci nuovi alla politica per la droga, legalizzazione e regolamentazione", sponsorizzata dall'associazione degli avvocati di New York tra il 10 ed il 12 ottobre. La stragrande maggioranza dei relatori proveniva dai pensatoi di Soros: il Lindesmith, il DPF, il Drug Strategies e Partnership for Responsible Drug Information.
Un'altra conferenza si è tenuta in autunno allo Hoover Institute di Palo Alto in California (una succursale di fatto della Società Mont Pelerin) a cui hanno partecipato 38 esperti di polizia e magistratura. A tessere le lodi della legalizzazione è intervenuto l'ex segretario di Stato George Shultz, che da tempo si è dedicato alla causa della DPF, e Kurt Schmoke, un direttore del DPF e sindaco di Baltimora. Quest'ultimo ricevette tempo fa un assegno di 100 mila dollari dal DPF per le sue attività a favore delle legalizzazione.
Ha promosso la carriera dell'"economista" Jeffrey Sachs che dalla fine degli anni Ottanta ha propagandato la "terapia d'urto" nei paesi dell'ex Patto di Varsavia. Attualmente Sachs è un dipendente di Soros, il quale gli mise gli occhi addosso quando il professorino di Harward si andava vantando di essere l'architetto del "miracolo finanziario boliviano", che nei fatti fu la vendita di un intero paese, la Bolivia, a una mafia di trafficanti di cocaina. Sachs propone apertamente e esplicitamente la "liberizzazione finanziaria dei dollari della droga".
Attraverso le sue fondazioni Open Society, Soros investe annualmente circa 500 milioni di dollari esentasse in cosiddetti progetti culturali. Si tratta di operazioni che si estendono a 24 paesi, tra cui soprattutto quelli dell'Est europeo, il Sud Africa ed Haiti. Al centro di questa rete "caritativa" c'è l'Open Society Institute (OSI) di New York presieduto daAryeh Neier. Costui vanta dodici anni di esperienza alla testa delHuman Rights Watch, un ente, sempre finanziato da Soros, che agisce negli ambienti britannici e dell'ONU nel mondo, soprattutto dove Soros ha deciso di investire.
Da quando Neier dirige l'OSI, dai conti dell'ente risulta che la principale attività "caritativa" di cui si occupa è la legalizzazione della droga.
L'8 luglio 1994 Soros annunciò che nel corso di tre anni l'OSI avrebbe donato 10,5 milioni di dollari alla DPF.
Nel maggio 1994 la Banca Mondiale convocò Nadelman, del centro Lindesmith, per tenere un resoconto sulla situazione mondiale della droga. Quando l'amministrazione Clinton mostrò di non gradire che il resoconto fosse fatto da un aperto fautore della liberizzazione, la Banca Mondiale preferì annullare l'intera seduta piuttosto che rinunciare al portavoce di Soros.
http://www.movisol.org/soros3.htm#Anker2

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