L’esigenza primaria è quella di sostituire il fiscal compact e l’ossessione del raggiungimento del, peraltro mal definito, pareggio di bilancio strutturale con una politica fiscale focalizzata sul conseguimento di livelli di occupazione elevati e sostenibili; a tal fine va costruito un accordo tra gli stati membri dell’Unione Economica e Monetaria, che potrebbe, come accaduto nel caso del fiscal compact , coinvolgere anche altri stati membri della UE. Tuttavia, se la politica fiscale può aiutare il raggiungimento di elevati livelli di occupazione, essa deve comunque essere accompagnata da una serie di altre politiche. In primo luogo, servono politiche occupazionali e del mercato del lavoro che sostengano l’occupazione, che sostituiscano quelle “riforme strutturali” finalizzate a ridurre i salari, che aumentano la disuguaglianza e sono spesso dannose anche per l’occupazione. Assieme alla politica fiscale, sono anche necessarie politiche industriali e regionali indirizzate alla costruzione della capacità produttiva e all’assorbimento dei disavanzi delle partite correnti.
È della massima urgenza sostituire all’obiettivo del pareggio strutturale di bilancio, e all’associato impatto deflazionistico, politiche fiscali coordinate, costruite per aumentare la domanda e l’occupazione. La politica fiscale dovrebbe essere riorientata per rispondere alla mancanza di posti di lavoro attraverso una spesa pubblica di migliore qualità, che comprenda la promozione di investimenti “verdi” ecocompatibili, la fine dell’attacco alla spesa sociale, e il re-indirizzamento della tassazione in senso più progressivo (la qual cosa, da sola, tenderebbe a ridurre i deficit di bilancio). La politica economica deve indirizzarsi verso una coordinata reflazione, piuttosto che verso l’attuale coordinata austerità. E’ importante che la BCE (insieme alle banche centrali dei paesi fuori dall’area euro) conceda il pieno sostegno a politiche fiscali per la prosperità e non persista in pressanti richieste di consolidamento fiscale.
A lungo si è sostenuto che una moneta unica necessita di una politica fiscale a livello federale dotata di significativa capacità di prelievo, di un adeguato livello di spesa pubblica e della possibilità di incorrere in deficit o surplus di bilancio. Una politica fiscale federale (se correttamente applicata e non soggetta a disposizioni per il pareggio di bilancio) agirebbe da ammortizzatore in caso di contrazioni dell’attività economica sia a livello federale, che nazionale o regionale, e offrirebbe la possibilità di effettuare trasferimenti fiscali tra le regioni più ricche e quelle più povere. La tassazione federale sostituirebbe parzialmente quella nazionale e dovrebbe essere strutturata in maniera progressiva, così da aumentare le sua efficacia di stabilizzazione. È difficile calcolare con precisione la scala di tassazione a livello federale necessaria per scopi di stabilizzazione ma, per essere veramente efficace, può valutarsi un ordine di grandezza più vicino al 10% del Pil della UE che all’attuale 1%. La costruzione di una politica fiscale federale è un progetto molto a lungo termine, ma indispensabile al corretto funzionamento della moneta unica. Lo sviluppo di un bilancio federale, in ogni caso, non è da perseguire esclusivamente sulla base del fatto che tale bilancio e i trasferimenti sociali ad esso associati sono necessari per completare l’Unione Monetaria. Infatti, un appropriato design del prelievo fiscale e dei programmi di spesa del bilancio federale, che, come detto, dovrebbero rispondere a generali criteri di progressività, avrebbe anche effetti di stabilizzazione economica e di riduzione delle disuguaglianze.
(Traduzione Alessandro Castiello D'Antonio)
| Fonte: sbilanciamoci | Autore: EuroMemorandum
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