sabato 24 gennaio 2015

IL CARRO FUNEBRE DI TROIA: LE ELEZIONI GRECHE E IL LAZZARETTO DELL’EURO


Trojan-Hearse
Dal grande Greg Palast una appassionata arringa prima delle elezioni che si svolgeranno in Grecia.  Elezioni che non cambieranno niente, perché i Greci, si sa, non hanno alternative…tranne quella di guarire dalla malattia e finalmente uscire dal lazzaretto dell’euro, che secondo le parole del suo stesso padre Robert Mundell ha lo scopo di sottrarre la politica economica alla fastidiosa interferenza della democrazia.  

di Greg Palast* per το χωνί (Grecia), 20 gennaio 2015
Traduzione di @EuroMasochismo
L’Europa è stupefatta – e i banchieri sbigottiti – nel ricevere i sondaggi che danno il nuovo partito di sinistra, Syriza, come vincente alle prossime elezioni parlamentari greche di domenica 25 gennaio.
In caso di vittoria, Syriza promette di guarire la Grecia dalla lebbra.
Curiosamente, Syriza promette anche di restare nel lazzaretto. Insomma, vuole salvare la Grecia dalla crudeltà dell’austerity imposta dalla Banca Centrale Europea, ma al tempo stesso insiste nel rimanere all’interno dell’eurozona.
Il problema è che la folle corsa dell’austerity non è che il sintomo di una malattia. E questa malattia è l’euro stesso.
Negli ultimi cinque anni i greci si sono sentiti dire: «Se curate la vostra malattia – cioè se mollate l’euro – il cielo vi cadrà in testa». Forse vi è sfuggito, ma il cielo gli è già caduto in testa. Con una disoccupazione al 25% e i suoi medici e insegnanti costretti a mangiare dai cassonetti della spazzatura, la Grecia ha ormai ben poco da perdere.
Nel 2010, dopo un anno di crisi, con un già terribile tasso di disoccupazione al 10%, la Troika (Banca Centrale Europea, Commissione europea e Fondo Monetario Internazionale) disse ai greci che le brutali misure di austerity avrebbero risollevato l’economia del paese entro il 2012.
Chiediamoci oggi: la Troika aveva ragione?
C’è un detto in America: se mi freghi una volta, vergognati. Se mi freghi due volte, sono io che devo vergognarmi.
La Grecia può sopravvivere senza l’euro? La Grecia è già morta, ma i tedeschi non vogliono nemmeno prendersi la briga di seppellirne la salma. Ai greci viene ripetuto che, in caso di uscita dall’euro e di rigetto del debito, la nazione non sarà più in grado di accedere ai mercati globali dei capitali. Ma la realtà è che la Grecia non può accedere oggi ai mercati globali: nessuno presta soldi a un cadavere.
E se esiste un modo per ritornare indietro sull’altra sponda dello Stige, non è certo remando con l’euro.
C’è Vita dopo l’Euro
Molte nazioni se la cavano benissimo senza l’euro. Svezia, Danimarca e India vanno avanti alla grande senza l’euro – e così pure la Turchia, che ha avuto la fortuna di essere esclusa dall’eurozona. Fintanto che i turchi resteranno attaccati alla lira, persino un cerebroleso islamo-fascista come il presidente Tayyip Erdoğan non potrà distruggere la loro economia.
La Grecia può uscire dall’euro? Esistono diversi precedenti a lieto fine. Un tempo l’Argentina era agganciata al dollaro americano proprio come oggi la Grecia è legata all’euro. Nel 2000 gli argentini, arrabbiati e ridotti alla fame, si rivoltarono. L’Argentina finì per rigettare la dittatura del dollaro, i diktat del FMI e le minacce dei creditori, e fece default sui propri titoli di stato denominati in dollari. Finalmente liberi! Nel decennio successivo l’economia argentina è ripartita. È vero, oggi l’Argentina è sotto l’attacco degli avvoltoi della finanza, ma questo solo perché nel frattempo il paese è diventato di nuovo un bocconcino ricco e allettante.
Mi trovavo in Brasile quando il presidente Luiz Inácio Lula da Silva mandò il FMI a quel paese, rifiutando la privatizzazione delle banche di stato e della compagnia petrolifera nazionale, i tagli alle pensioni e tutte le altre assurdità dettate dall’austerity. Al contrario, Lula creò la bolsa familia, un colossale progetto di spesa pubblica a favore dei poveri. Risultato: il Brasile non solo sopravvisse alla crisi finanziaria globale del 2008-2010, ma in quegli anni addirittura ci fu una crescita. Nonostante le pressioni, il Brasile non ha mai ceduto il controllo della propria valuta. (La triste ironia è che solo oggi il paese incomincia a vacillare, ma la responsabilità è tutta del successore di Lula, la presidentessa Dilma Rousseff, che si è messa a ballare la samba dell’austerity).
Austerity: una Religione, non una Dottrina Economica
L’euro non è altro che il marco tedesco con qualche stellina sopra. La Grecia non può adottare la valuta tedesca senza adottarne anche il ministro delle finanze, Wolfgang Schäuble, come se fosse il proprio.
E Schäuble ha deciso che la Grecia deve essere punita. Come il mio amico Paul Krugman ha puntualizzato, non esiste alcuna teoria economica credibile che dimostri che l’austerity – cioè il taglio della spesa pubblica, dei salari, della domanda – possa in alcun modo aiutare una nazione in recessione e in deflazione. Ecco perché, nel 2009, Obama ha iniettato nell’economia uno stimolo [degli investimenti pubblici, con lo Stimulus Package, ndt], non un sonnifero.
Del resto, l’austerità non ha niente a che fare con l’economia. È una religione. È la convinzione, da parte dei severi calvinisti tedeschi, che i greci si siano divertiti troppo, abbiano speso troppi soldi e trascorso troppo tempo a oziare sotto il sole. E adesso devono pagare il fio dei loro peccati.
Ciò che è curioso, è che ritrovo questo ridicolo ritornello auto-razzista sulle bocche degli stessi greci: siamo pigri, meritiamo di essere puniti. Idiozie. Mediamente, il greco lavora più ore all’anno di qualsiasi altro lavoratore delle 34 nazioni OCSE – e il tedesco meno di tutti.
Il Padre dell’Euro Descrive il suo Piccolo Bastardo
Alexis Tsipras, il leader di Syriza, vorrebbe farci credere che l’austerity e l’euro siano due cose diverse, che è un po’ come voler sposare la sorella carina senza invitare la sorella brutta al matrimonio. Evidentemente il capo di Syriza ignora beatamente la storia dell’euro. L’orrore dell’austerity non è una conseguenza della prodigalità greca, ma è stato previsto fin dall’inizio nel progetto dell’euro.
Queste cose mi sono state spiegate dal padre stesso dell’euro, l’economista Robert Mundell della Columbia University (chi scrive ha studiato economia con l’amichetto di Mundell, Milton Friedman). Mundell non fu solo l’inventore dell’euro, ma anche colui che tenne a battesimo le politiche foriere di miseria della Tatcher e di Reagan note come «supply-side economics» o, come le chiamava George Bush Sr., «voodoo economics». Il supply-side voodoo è la convinzione, ampiamente smentita, che se una nazione demolisce il potere dei sindacati, taglia le tasse alle imprese, elimina la regolazione statale e la proprietà pubblica nei servizi, ne seguirà la prosperità economica.
L’euro è semplicemente l’altra faccia della medaglia supply-side. Mundell mi spiegava che l’euro è lo strumento grazie al quale i congressi e i parlamenti possono essere spogliati di ogni potere sulla politica monetaria e fiscale. Il fastidio della democrazia può così essere rimosso dal sistema economico. «Senza politica fiscale», mi disse Mundell, «l’unico modo in cui le nazioni possono mantenere i posti di lavoro è la riduzione competitiva delle regole del business».
La Grecia, per sopravvivere in un’economia dell’euro, non ha altra scelta che rilanciare l’occupazione riducendo gli stipendi. In effetti, la recente debole flessione del tasso di disoccupazione è già il segno che i greci stanno lentamente accettando un futuro permanente di camerieri sottopagati che servono piña colada ai tedeschi in crociera.
È stato detto che la Grecia deve alla Germania, al FMI e alla BCE i milioni versati per il suo salvataggio. Sciocchezze. Nessuno di questi fondi di salvataggio è finito nelle tasche dei greci. Sono invece andati a salvare la Deutsche Bank e altri creditori. Le tesorerie europee si sono messe in pancia il 90% dei bond delle loro banche private. La Germania ha salvato la Germania, non la Grecia.
Ciò nondimeno la Grecia deve ripagare tutto alla Germania, caro sig. Tsipras, se vuole continuare a utilizzarne la valuta.
Grecia: il Saccheggio di Goldman
La rovina della Grecia è incominciata con swap valutari segreti e fraudolenti concepiti una decina di anni fa da Goldman Sachs per nascondere la quota di deficit greco che superava il limite del 3% del PIL stabilito per l’eurozona. Nel 2009, quando la verità venne a galla, i creditori compresero di essere stati ingannati. Gli acquirenti del debito greco pretesero allora tassi di interesse usurari (o, se preferite, uno «spread» alto) per assicurarsi contro frodi future. La capitalizzazione di questi mega-interessi mise in ginocchio la nazione. In altri termini, sono stati i crimini commessi per entrare e rimanere nell’euro, e non la dissipatezza greca, a causare la crisi.
Gli USA, il Brasile e la Cina si sono salvati dalla depressione controllando l’emissione monetaria, la spesa pubblica e i tassi di cambio – tutti strumenti fondamentali a cui la Grecia ha rinunciato in cambio dell’euro.
Peggio ancora, dopo che il carro funebre di Troia dell’euro ha fatto breccia ad Atene, la principale industria greca, il turismo, si è spostata in Turchia, dove gli hotel e i souvenir sono prezzati nella più economica lira. Ciò ha permesso alla spietata macchina abbassa-salari del prof. Mundell, l’euro, di fare il suo lavoro costringendo la Grecia a spogliare tutti i suoi lavoratori di pensioni e potere contrattuale.
La Grecia, ormai in ginocchio, non aveva altra scelta che implorare pietà alla Germania.
Ma non ci sarà pietà. Come ha affermato il tedesco Schäuble, la democrazia e il voto di questa settimana non contano nulla: «Le nuove elezioni non cambiano una virgola degli accordi sottoscritti con il governo greco. [I greci]non hanno alternative».
Ah, invece ne hanno eccome, sig. Schäuble! Potrebbero dirti di prendere il tuo euro e di infilartelo su per… la Merkel.
*Greg Palast è stato definito il “più importante giornalista investigativo del nostro tempo – con Woodward e Bernstein” (The Guardian). Palast ha pubblicato articoli di prima pagina per la BBC Television Newsnight, The Guardian, Nation Magazine, Rolling Stone Harper’s Magazine.
Palast è l’autore dei bestseller “Billionaires & Ballot Bandits”, “Armed Madhouse” , “The Best Democracy Money Can Buy” e il famosissimo “Vultures’ Picnic”, Libro dell’anno 2012 su BBC Newsnight Review.
http://vocidallestero.it/2015/01/23/il-carro-funebre-di-troia-le-elezioni-greche-e-il-lazzaretto-delleuro/

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