venerdì 28 novembre 2014

Navi Usa sbarcano in Turchia uomini e armi per l’Isis

L’Isis viene rifornito di armi, di soldi e di miliziani attraverso la Turchia, con l’aiuto degli Stati Uniti. Prove sempre più schiaccianti inchiodano Erdogan e la Cia.

di Franco Fracassi
Secondo il deputato turco  Mehmet Ali Ediboglu, sarebbe questa la nave statunitense che ha trasportato lo scorso 19 novembre armi e volontari diretti all'Isis.SECONDO IL DEPUTATO TURCO MEHMET ALI EDIBOGLU, SAREBBE QUESTA LA NAVE STATUNITENSE CHE HA TRASPORTATO LO SCORSO 19 NOVEMBRE ARMI E VOLONTARI DIRETTI ALL’ISIS.
«La cosa assurda di tutta questa storia è che gli Stati Uniti combattono contro i loro amici, combattono un’organizzazione che armano e riforniscono di soldati. Non sto parlando al passato, ma al presente». La dichiarazione shock di un ex dirigente della Cia (rimasto anonimo) rilasciata al settimanale “Newsweek” non fa altro che confermare quanto affermato dal deputato turco Mehmet Ali Ediboglu nell’aula parlamentare di Ankara: «Il 19 novembre 2014 una nave da carico statunitense era entrata nel porto d’Iskanderuntrasportando illegalmente armi e volontari del fondamentalismo islamico. La polizia antisommossa ha protetto il porto durante lo scarico della merce, che in particolare comprendeva missili e lanciarazzi pesanti. Il materiale è stato caricato su due convogli di dodici veicoli diretti al campo di al Qaida di Osmaniye.
Del resto il “Washington Post” solo una settimana fa aveva scritto: «L’Amministrazione Obama ha preparato piani segreti che hanno come scopo quello di favorire l’incremento di aiuti di uomini e armi diretti ai combattenti in Siria, in attesa che sia direttamente il Pentagono a stabilire delle basi nella zona di Aleppo».
Human Right Watch ha rilasciato un rapporto in cui si parla apertamento di coinvolgimento delle forze armate turche nelle stragi di civili compiute dall’Isis nel nord della Siria. «I fondamentalisti possono entrare e uscire a proprio piacimento dal territorio turco, tanto sono sempre in compagnia di soldati o agenti segreti turchi».
Il “Wall Street Journal” ha pubblicato un articolo in cui si accusa il capo dei servizi segreti di Ankara (Hakan Fidan) di curare personalmente il traffico di armi e di soldati verso l’Isis. Secondo Ediboglu, «con il consenso, anzi, con l’aiuto dell’America».
Perfino la Cnn ha filmato degli aerei senza insegne che atterravano all’aeroporto di Iskanderun con a bordo «miliziani di al Qaida».
Hugh Griffiths dell’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma (Sipri): «Attraverso il confine turco passano mensilmente tonnellate di materiale bellico diretto all’Isis e centinaia, se non migliaia di volontari della jihad. Com’è possibile? Ovviamente, grazie all’aiuto del governo turco e di quello degli Stati Uniti.
Al di là delle possibili affinità ideologiche o delle necessità strategiche, l’aiuto di Ankara all’Isis potrebbe avere anche un tornaconto personale per il presidente Recep Tayyip Erdogan. Alla fine del 2013 la polizia turca ha compiuto una operazione, che ha portato all’arresto di molti funzionari governativi e alle dimissioni di tre ministri, il cui nocciolo era il coinvolgimento dell’intera famiglia Erdogan in un enorme scandalo di corruzione, che aveva portato nelle tasche del presidente milioni di euro versati dal saudita Yasin al Qadi.
Amico personale dell’ex-vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney, al Qadi ha ammesso di essere stato il principale finanziatore di al Qaida in Bosnia ed è stato accusato dall’Fbi di aver finanziato gli attentati di al Qaida alle ambasciate Usa di Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya). Inoltre, il saudita nel 2001 era proprietario negli Usa di una società di software(Ptech) che ha avuto un ruolo di primo piano nelle stragi dell’11 settembre.
Secondo i media turchi, i documenti sequestrati mostravano come fosse l’Arabia Saudita, nella persona di al Qadi, a finanziare l’Isis. La vicenda, però, è stata messa a tacere e nessuno della famiglia Erdogan è stato messo sotto processo, perché tutti i poliziotti coinvolti nell’operazione sono stati licenziati o trasferiti.
Nel collage di foto, le immagini di uno dei camion militari che hanno trasportati armi dalla nave Usa alle basi dell'Isis in territorio siriano. NEL COLLAGE DI FOTO, LE IMMAGINI DI UNO DEI CAMION MILITARI CHE HANNO TRASPORTATI ARMI DALLA NAVE USA ALLE BASI DELL’ISIS IN TERRITORIO SIRIANO.
http://popoffquotidiano.it/2014/11/28/navi-usa-sbarcano-in-turchia-uomini-e-armi-per-lisis/

L’ultima catastrofe che minaccia l'Amazzonia è un crimine contro la natura che ha le dimensioni di una tragedia.di Marcia Theophilo

L’ultima catastrofe che minaccia l'Amazzonia è un crimine contro la natura che ha le dimensioni di una tragedia.
Nello stato del Parà, in Brasile, il fiume Xingu,uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni, è nel cuore della foresta amazzonica. Il progetto di Belo Monte se realizzato cancellerebbe con una diga almeno 400.000 acri di foresta pluviale, cacciando 40.000 indigeni e distruggendo l'habitat inestimabile di numerosissime specie uniche al mondo.
I popoli che v
ivono nella Grande Foresta la abitano da millenni. Le appartengono come le appartiene il Grande Fiume e le sue ninfee. La foresta è un mondo, un organismo vivo che respira, di cui ogni essere, ogni elemento è parte indispensabile: consapevolezza che gli indios non hanno mai perduto. Vivere insieme agli altri esseri in uno stretto rapporto di simbiosi. Questa è la vita degli indios nella foresta, è il grande insegnamento di coloro che non si sono mai considerati padroni degli alberi e degli animali, ma loro compagni.
La diga di Belo Monte, che sarà la terza al mondo per grandezza, verrà costruita dalla Norte Energia per permettere la creazione di una nuova centrale idroelettrica da 11.000 megawatt .
Di recente la riunione di più di 300 leader indigeni provenienti da 18 diversi gruppi etnici del bacino del Xingucon i leader del"Movimento Xingu sempre vivo" nel villaggio Piaraçu (MT) per discutere l'impatto che la costruzione della diga di Belo Monte rappresenta per il loro sostentamento. Uniti dalla Xingu, uniscono le forze per resistere alla Belo Monte, caratterizzato da illegalità nel processo di autorizzazione e violazioni dei diritti umani.
Un popolo indio della foresta amazzonica ha realizzato nel suo linguaggio 16 modi diversi di descrivere il verde. Solo nel profondo di quella foresta si può coglierne così tante sfumature e significati. Distrutti gli uomini che erano capaci di scorgere 16 modi d'intendere il verde, distrutta ogni possibilità d'incontro con loro, resteremo per sempre esseri umani per cui il verde è solo verde. L 'umanità avrà guadagnato in velocità di movimento ma chi può dire che il movimento sia più prezioso di questo colore.
Marcia Theophilo




Colibrì...di Marcia Theophilo.

Colibrì/
Colibrì in aria sospeso/
ritmo forte, emotivo/
per capire meglio i fiori/
assaporate il nettare, bevete!/
Vibrante trema, alato
è in fiore il mulungu/
colore arancio, saziatevi!/
Caleidoscopio, sfarfallio di colori/
lunghe code, piccoli ciuffi sul capo/
il lungo becco dentro la corolla/
è così dolce il succo/
ebbro tra i petali/
nell’orchidea profonda/
fra gli opulenti grappoli scarlatti
/di corticeira/
fremente, alato trema
Marcia Theophilo

Cenni storici"Gargano,Periodo Svevo, Angioino e Aragonese"

Con gli Svevi il paesaggio urbano del Gargano passa, con Federico II e suo figlio Manfredi, dalla “civiltà delle cattedrali” a quella dei castelli. Manfredi, nel Gargano, consolidò il sistema dei castelli, ma soprattutto eresse nel 1256 una vera e propria città, Manfredonia, dopo che Siponto era stata distrutta da un terremoto. Sotto gli Svevi si avrà un'alta produzione artistica, come dimostra la chiesa di Santa Maria Maggiore in Monte Sant'Angelo.In seguito, con Angioini e Aragonesi, oltre alla perdita dei caratteri di individualità culturale, sostituiti da nuove culture straniere (vedi l'arte gotica d'oltr'alpe) si completerà l'infeudamento, iniziato in età sveva. Questo processo di ruralizzazione diventerà, in seguito, un elemento caratterizzante dell'intero sviluppo economico e sociale e subordinerà ad esso qualsiasi iniziativa tendente verso una sua possibile industrializzazione. Infine l'istituzione, della Dogana delle pecore, ad opera del re Ferdinando I d'Aragona, determinerà il completo abbandono delle terre dell'intera Capitanata, privata di un ricco patrimonio economico, usato ormai solo come terra di pascolo e di transito per le greggi provenienti da Molise e dagli Abruzzi. Tutto ciò produsse, fra il XIV e il XV secolo, la scomparsa di numerosi villaggi rurali e il fenomeno, ancora oggi presente, dell'accentramento della popolazione urbana. Il territorio andò segnandosi di una fittissima rete di tratturi, destinati al transito del bestiame, con presenza di poste, di masserie da campo e da pecore, nonché con i famosi e caratteristici recinti detti “jazzi”.
Durante il periodo aragonese si hanno vari tentativi di restaurazione angioina e rivolte baronali. Ferdinando I, per pacificare la regione, concesse in feudo il Gargano al principe albanese Giorgio Castriota Iskander (lo Skanderbeg), mentre le città costiere incominciarono ad essere insidiate dai Turchi di cui sono ancora vivi nella memoria della gente garganica gli eccidi perpetrati prima a Vieste nel 1554, dove perirono più di 5000 abitanti, e poi a Manfredonia, nel 1620, occupata ed incendiata. Risalgono al regno di Ferdinando il Cattolico le numerosi torri di difesa, sorte lungo le coste garganiche, così come i frequenti fenomeni di brigantaggio e taglieggiamento nelle campagne

Il mestiere del Carbonaio in Foresta Umbra

Erano anch’essi, a loro modo, degli emigranti: abbandonavano – spesso soli, spesso assieme al resto della famiglia – le loro piccole comunità dall’inizio della primavera sino all’autunno inoltrato, per trasferirsi in montagna. Erano i carbonai, antico mestiere di cui si è persa la memoria. Nel cuore della foresta umbra – che di queste anime ne ha viste passare parecchie – hanno ricostruito una piccola capanna, per ricordarne usi e abitudini. Il loro lavoro consisteva nel tagliare la legna, preparare la carbonaia e produrre sino a otto quintali di carbone, che poi veniva redistribuito in paese per gli usi che conosciamo.
Formaggio, polenta, frittata di cipolle, erba e minestra di fave erano il loro pasto. Da soli, ogni anno, costruivano la capanna, loro “residenza” per l’intera stagione. Alta circa due metri, con un solo ingresso e nessuna finestra, veniva realizzata naturalmente con dei pali di legno: al suo interno pochi indispensabili suppellettili: le rapazzole, di fatto i loro letti, erano costruite con dei pali posizionati a circa 35 centimetri dal terreno, una sull’altra…frasche e rametti fungevano da materasso, le balle di carbone da coperta. Una panca e due sgabelli, spesso peraltro posizionati all’esterno per ragioni di spazio, erano il posto dove sedersi a consumare i pasti alla fine della giornata. Il lavoro più impegnativo era la costruzione della carbonaia. La “piazza” dove costruirla doveva essere livellata orizzontalmente e, laddove possibile, si sceglieva il posto utilizzato negli anni precedenti, poiché la terra cotta garantiva una carbonizzazione migliore del legname: quando questo non era possibile si mischiava la terra mista alla cenere di altre carbonaie con quella “fresca” scelta per la stagione in corso. Poi iniziava la costruzione vera e propria: primo passo era la costruzione della “rocchina”, di fatto il camino della carbonaia: tre pali di due metri venivano interrati, formando tra loro un triangolo equilatero, e legati da due cerchi: un primo accatastamento di legna in posizione verticale era l’inizio della “volgitura”. La carbonaia cominciava così a prendere forma, con la legna posta, strato dopo strato, in posizione gradualmente inclinata sino a formale una cupola, con un raggio di base che poteva avere dai due ai tre metri. A questo punto iniziava la parte davvero più difficile: regolare l’afflusso di aria e l’umidità. Nella parte sottostante e sino ad un’altezza di circa ottanta centimetri, e poi ancora sulla parte più alta del “camino” venivano messe le “piote”, ossia delle zolle di erba, spesse circa dieci centimetri, utili a proteggere e creare stabilità alla struttura. Tutto il resto della carbonaia veniva poi ricoperto con la “pasticcia”, un miscuglio di terra zappata, argilla, erba, residui vegetali, sabbia e foglie che serviva per mantenere l’umidità ed evitare che la terra penetrasse tra la legna, lasciando al contempo il giusto livello di traspirazione. Poi finalmente si dava fuoco, mantenendo il rogo ad una temperatura che doveva necessariamente aggirarsi tra i duecento e i seicento gradi centigradi. Questo avveniva inserendo dei piccoli pezzi di legno dalla bocca della carbonaia, e poi numerose braci. Dopo di che, tutt’intorno alla base venivano creati dei cosiddetti fori di respiro, a circa un metro di distanza l’uno dall’altro. Quando, dopo qualche ora dall’accensione, il fumo iniziava a uscire dalla bocca della carbonaia, si inseriva altra legna, poi si chiudeva sì da far uscire poi il fumo dai fori alla base. La carbonaia veniva in questo modo alimentata per quattro o cinque giorni, fino a quando una fiammata nella parte più alta “annunciava” l’inizio della carbonizzazione, che durava per un’altra decina di giorni, fino a che sulla “piazza” restava il carbone, che – raffreddato con numerose palate di terra e poi messo nei sacchi – veniva poi portato giù in paese dai vetturini.
Il legname maggiormente utilizzato era quello di faggio, abete, larice, frassino, castagno, cerro e pino. Per una carbonaia di 100 quintali ci volevano 8 quintali di legna per alimentarlo. Nel corso della carbonizzazione la legna diminuiva del suo volume del 40% e del suo peso dell'80%.

https://www.facebook.com/Vicodelgarganoinfoeventi/posts/579319288867472

giovedì 27 novembre 2014

Documenti segreti Usa sull'Ucraina dimostrano massicci aiuti militari ai golpisti di Kiev

Pubblicati dagli hackers CyberBerkut. Secondo Paul Craig Roberts gli Usa utilizzano gli ucraini contro la Russia


Stati Uniti e NATO, sprezzanti più che mai, continuano ad accusare la Russia di armare i ribelli in Ucraina orientale, mentre occultano i loro miseri piani. Tuttavia la verità viene a galla prima o poi. Infatti, il gruppo di hackers ucraino CyberBerkut ha avuto accesso ai documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti relativi agli aiuti militari al governo golpista di Kiev. La fornitura di armi è stata approvata dal presidente Obama.

I materiali rinvenuti sono stati pubblicati sul sito web dei pirati informatici.
Le informazioni segrete sono state memorizzate sul telefono cellulare di un funzionario che lavora per il vicepresidente americano Joseph Biden.

"Il documento è firmato dal presidente Usa, Barack Obama, e dal segretario di Stato, John Kerry. Gli Stati Uniti somministreranno all’esercito ucraino tre radar del valore di circa 400.000 dollari. Di questo ha più volte parlato con orgoglio Piotr Poroshenko", rivela CyberBerkut.

Questi tipi di radar intercettano proiettili di artiglieria sparati da una o più armi, mortai, obici e lanciarazzi e analizzano le traiettorie determinando la posizione dell'arma che ha sparato.

Inoltre, secondo i documenti ottenuti, Washington fornirà a Kiev armi letali, tra cui "400 unità di fucili da cecchino, 2.000 unità di fucili d'assalto, 720 lanciagranate a mano, quasi 200 mortai e più di 70.000 mine, 150 'stringers' , 420 missili anticarro".

Il 21 novembre nel corso di una regolare visita in Ucraina di Joseph Biden, gli hacker CyberBerkut hanno 'violato' diversi siti web degli organismi statali dell’Ucraina, così come la pagina del Procuratore Generale e del Presidente Piotr Poroshenk. CyberBerkut è un gruppo di hacker che sta lottando contro l'arbitrarietà delle autorità ucraine.

Secondo l'ex sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti, Paul Craig Roberts, Washington ha deciso di armare l'Ucraina per condurre un nuovo assalto militare contro i russi nelle province di Donetsk e Lugansk.

Un funzionario del Ministero degli Affari Esteri della Russia, Alexander Lukashevich, ha condannato l’invio degli armamenti letali a Kiev come una chiara violazione degli accordi di Ginevra che ridurrebbe le possibilità di trovare una soluzione politica al conflitto ucraino, scrive il politologo Paul Craig Roberts nel suo nuovo articolo per il sito infowars.com. "Lo scopo di Washington è quello di usare i poveri ucraini contro la Russia. Tanto più si accentua il conflitto, tanto più Washington sarà felice", sottolinea Craig Roberts.

"Il popolo americano non ha idea che Washington stia sul punto di iniziare una nuova guerra pericolosa", spiega il politologo. " Gli Stati Uniti intendono eliminare la Russia, che limita il potere di Washington, dice ancora il consigliere dell'ex presidente Ronald Reagan. "L'arroganza di Washington sta costringendo la Russia a fare una scelta difficile: vassallaggio o la guerra," conclude.

Intanto Barack Obama fa sapere che Hillary Clinton sarebbe una "candidata formidabile" alla presidenza degli Usa. Una cosa è certa: chiunque sarà il presidente degli Stati Uniti, continuerà intensificare le ostilità verso la Russia
considerato come un nemico geopolitico, secondo gli esperti.

Questi sono alcuni dei documenti trapelati firmati da Obama, John Kerry e il Dipartimento di Stato ...

L'Antidiplomatico

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9570

Foto: Documenti segreti Usa sull'Ucraina dimostrano massicci aiuti militari ai golpisti di Kiev     

 
Pubblicati dagli hackers CyberBerkut. Secondo Paul Craig Roberts gli Usa utilizzano gli ucraini contro la Russia

 
Stati Uniti e NATO, sprezzanti più che mai,  continuano ad accusare la Russia di armare i ribelli in Ucraina orientale, mentre occultano i loro miseri piani. Tuttavia la verità viene a galla prima o poi. Infatti, il gruppo di hackers ucraino CyberBerkut ha avuto accesso ai documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti relativi agli aiuti militari al governo golpista di Kiev. La fornitura di armi è stata approvata dal presidente Obama.

I materiali rinvenuti sono stati pubblicati sul sito web dei pirati informatici.
Le informazioni segrete  sono state memorizzate sul telefono cellulare di un funzionario che lavora per il vicepresidente americano Joseph Biden.

"Il documento è firmato dal presidente Usa, Barack Obama, e dal segretario di Stato, John Kerry. Gli Stati Uniti somministreranno all’esercito ucraino tre radar del valore di circa 400.000 dollari.  Di questo ha più volte parlato con orgoglio Piotr Poroshenko", rivela CyberBerkut.
 
Questi tipi di radar intercettano proiettili di artiglieria sparati da una o più armi, mortai, obici e lanciarazzi e analizzano le traiettorie determinando la posizione dell'arma che ha sparato.
 
Inoltre, secondo i documenti ottenuti, Washington fornirà a Kiev armi letali, tra cui "400 unità di fucili da cecchino, 2.000 unità di fucili d'assalto, 720 lanciagranate a mano, quasi 200 mortai e più di 70.000 mine, 150 'stringers' , 420 missili anticarro".
 
Il 21 novembre nel corso di una regolare visita in Ucraina di Joseph Biden, gli hacker CyberBerkut hanno 'violato' diversi siti web degli organismi statali dell’Ucraina, così come la pagina del Procuratore Generale e del Presidente Piotr Poroshenk. CyberBerkut è un gruppo di hacker che sta lottando contro l'arbitrarietà delle autorità ucraine.

Secondo l'ex sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti, Paul Craig Roberts, Washington ha deciso di armare l'Ucraina per condurre un nuovo assalto militare contro i russi nelle province di Donetsk e Lugansk.
 
Un funzionario del Ministero degli Affari Esteri della Russia, Alexander Lukashevich, ha condannato l’invio degli armamenti letali a Kiev come una chiara violazione degli accordi di Ginevra che ridurrebbe le possibilità di trovare una soluzione politica al conflitto ucraino, scrive il politologo Paul Craig Roberts nel suo nuovo articolo per il sito infowars.com. "Lo scopo di Washington è quello di usare i poveri ucraini contro la Russia. Tanto più si accentua il conflitto, tanto più Washington sarà felice", sottolinea Craig Roberts.

"Il popolo americano non ha idea che Washington stia sul punto di iniziare una nuova guerra pericolosa", spiega il politologo. " Gli Stati Uniti intendono eliminare la Russia, che limita il potere di Washington, dice ancora il consigliere dell'ex presidente Ronald Reagan. "L'arroganza di Washington sta costringendo la Russia a fare una scelta difficile: vassallaggio o la guerra," conclude.

Intanto Barack Obama fa sapere che Hillary Clinton sarebbe una "candidata formidabile" alla presidenza degli Usa. Una cosa è certa: chiunque sarà il presidente degli Stati Uniti, continuerà intensificare le ostilità verso la Russia
considerato come un nemico geopolitico, secondo gli esperti.

Questi sono alcuni dei documenti trapelati firmati da Obama, John Kerry e il Dipartimento di Stato ... 

L'Antidiplomatico

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9570

Turchia: poteri speciali alla polizia e stretta repressiva sulla “morale”

Marco Santopadre - In un nuovo giro di vite che ha già causato aspre polemiche e critiche, il governo turco ha annunciato che intende dare alle forze dell'ordine maggiori poteri.

Il ministero degli esteri ha ultimato lunedì la redazione del "pacchetto di riforma della sicurezza interna" e ha inviato alla presidenza della Grande assemblea nazionale della Turchia (Tbmm), il parlamento turco, perché ne calendarizzi la discussione. Il primo firmatario del provvedimento è il premier Ahmet Davutoglu che a ottobre aveva annunciato norme straordinarie per prevenire manifestazioni violente dopo l’uccisione di circa 50 manifestanti, da parte della polizia ma anche di gruppi islamisti radicali o nazionalisti di estrema destra nel corso delle proteste popolari organizzate dai partiti curdi e dall’estrema sinistra turca contro il sostegno di Ankara ai jihadisti dello Stato Islamico che assediano Kobane (nel Kurdistan siriano).
Secondo le norme contenute nella nuova proposta di legge in discussione in parlamento, infatti, aumenterà il periodo di detenzione preventiva consentito, l'uso della pistola d'ordinanza potrà essere usata in un numero maggiore di casi e le intercettazioni telefoniche degli indagati saranno più facili. Sulla base del provvedimento governativo la polizia potrà ascoltare le conversazioni telefoniche di un sospetto per ben 48 ore senza dover chiedere l'autorizzazione di un giudice. Gli agenti inoltre potranno trattenere in stato di fermo fino a 24 ore chiunque venga arrestato durante una "manifestazione non autorizzata", estendibili a 48 nel caso di "manifestazioni violente".
Inasprimento delle pene – da tre mesi a tre anni di reclusione - anche nei confronti di chi canterà slogan o esporrà bandiere o simboli di organizzazioni dichiarate illegali, come ad esempio il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) o alcuni gruppi marxisti turchi. Inoltre gli agenti potranno sparare contro manifestanti che lanciano molotov contro la polizia "fino a quando l'attacco sarà neutralizzato". Si tratta di comportamenti e pene in gran parte già applicate dalle forze di sicurezza e dalla magistratura di Ankara nei confronti dei dissidenti politici, dei militanti curdi e dei manifestanti scesi in piazza in questi anni contro il governo, ma che ora verranno di fatto legalizzati e sanciti da una vera e propria controriforma repressiva scattata dopo la vittoria elettorale dei liberalislamisti dell’Akp prima alle elezioni amministrative e poi alle presidenziali.

Come se non bastasse, le nuove norme che saranno presto approvate dal parlamento – dove l’Akp dispone di un’ampia maggioranza che mette il governo a riparo da eventuali brutte sorprese - introducono anche un nuovo requisito per ottenere la cittadinanza turca, quello di rispettare la "moralità generale". Una donna straniera che deciderà di sposare un cittadino turco dovrà dimostrare di essersi comportata in conformità con alcune norme morali sancite per legge altrimenti potrebbe vedersi rifiutare la concessione della cittadinanza. Nel testo presentato dall’esecutivo, ha informato il quotidiano Hurriyet, si fa riferimento all’espressione “genel ahlak”, in italiano traducibile come “moralità generale”, in riferimento ad una serie di norme di fatto religiose che prescindono da eventuali carichi pendenti con la giustizia del proprio paese normalmente valutati per la concessione del passaporto. Una svolta moralista e pesantemente restrittiva di fatto annunciata dal presidente Erdogan quando, pochi giorni fa, nel corso di un Summit dedicato a donne e giustizia, l’ex premier ha detto chiaramente che l’eguaglianza tra i due sessi “non è naturale” e che le donne devono stare al loro posto.

Contropiano.org

http://contropiano.org/internazionale/item/27739-turchia-poteri-speciali-alla-polizia-e-stretta-repressiva-sulla-morale

Foto: Turchia: poteri speciali alla polizia e stretta repressiva sulla “morale”

Marco Santopadre  - In un nuovo giro di vite che ha già causato aspre polemiche e critiche, il governo turco ha annunciato che intende dare alle forze dell'ordine maggiori poteri. 

Il ministero degli esteri ha ultimato lunedì la redazione del "pacchetto di riforma della sicurezza interna" e ha inviato alla presidenza della Grande assemblea nazionale della Turchia (Tbmm), il parlamento turco, perché ne calendarizzi la discussione. Il primo firmatario del provvedimento è il premier Ahmet Davutoglu che a ottobre aveva annunciato norme straordinarie per prevenire manifestazioni violente dopo l’uccisione di circa 50 manifestanti, da parte della polizia ma anche di gruppi islamisti radicali o nazionalisti di estrema destra nel corso delle proteste popolari organizzate dai partiti curdi e dall’estrema sinistra turca contro il sostegno di Ankara ai jihadisti dello Stato Islamico che assediano Kobane (nel Kurdistan siriano).
Secondo le norme contenute nella nuova proposta di legge in discussione in parlamento, infatti, aumenterà il periodo di detenzione preventiva consentito, l'uso della pistola d'ordinanza potrà essere usata in un numero maggiore di casi e le intercettazioni telefoniche degli indagati saranno più facili. Sulla base del provvedimento governativo la polizia potrà ascoltare le conversazioni telefoniche di un sospetto per ben 48 ore senza dover chiedere l'autorizzazione di un giudice. Gli agenti inoltre potranno trattenere in stato di fermo fino a 24 ore chiunque venga arrestato durante una "manifestazione non autorizzata", estendibili a 48 nel caso di "manifestazioni violente".
Inasprimento delle pene – da tre mesi a tre anni di reclusione - anche nei confronti di chi canterà slogan o esporrà bandiere o simboli di organizzazioni dichiarate illegali, come ad esempio il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) o alcuni gruppi marxisti turchi. Inoltre gli agenti potranno sparare contro manifestanti che lanciano molotov contro la polizia "fino a quando l'attacco sarà neutralizzato". Si tratta di comportamenti e pene in gran parte già applicate dalle forze di sicurezza e dalla magistratura di Ankara nei confronti dei dissidenti politici, dei militanti curdi e dei manifestanti scesi in piazza in questi anni contro il governo, ma che ora verranno di fatto legalizzati e sanciti da una vera e propria controriforma repressiva scattata dopo la vittoria elettorale dei liberalislamisti dell’Akp prima alle elezioni amministrative e poi alle presidenziali.

Come se non bastasse, le nuove norme che saranno presto approvate dal parlamento – dove l’Akp dispone di un’ampia maggioranza che mette il governo a riparo da eventuali brutte sorprese - introducono anche un nuovo requisito per ottenere la cittadinanza turca, quello di rispettare la "moralità generale". Una donna straniera che deciderà di sposare un cittadino turco dovrà dimostrare di essersi comportata in conformità con alcune norme morali sancite per legge altrimenti potrebbe vedersi rifiutare la concessione della cittadinanza. Nel testo presentato dall’esecutivo, ha informato il quotidiano Hurriyet, si fa riferimento all’espressione “genel ahlak”, in italiano traducibile come “moralità generale”, in riferimento ad una serie di norme di fatto religiose che prescindono da eventuali carichi pendenti con la giustizia del proprio paese normalmente valutati per la concessione del passaporto. Una svolta moralista e pesantemente restrittiva di fatto annunciata dal presidente Erdogan quando, pochi giorni fa, nel corso di un Summit dedicato a donne e giustizia, l’ex premier ha detto chiaramente che l’eguaglianza tra i due sessi “non è naturale” e che le donne devono stare al loro posto.

Contropiano.org

http://contropiano.org/internazionale/item/27739-turchia-poteri-speciali-alla-polizia-e-stretta-repressiva-sulla-morale

La passione rende ciechi.

Del resto, è un fatto universalmente noto che un uomo che si è fatto troppo prendere dalla passione, specialmente se è già avanti con gli anni, diventa spesso completamente cieco, tanto da intravvedere una luce di speranza anche là dove non ce n’è affatto; non solo, ma un tale uomo perde completamente la ragione e si comporta come un bambino, per quanto intelligente egli possa essere.

Fëdor Dostoevskij

Foto: Del resto, è un fatto universalmente noto che un uomo che si è fatto troppo prendere dalla passione, specialmente se è già avanti con gli anni, diventa spesso completamente cieco, tanto da intravvedere una luce di speranza anche là dove non ce n’è affatto; non solo, ma un tale uomo perde completamente la ragione e si comporta come un bambino, per quanto intelligente egli possa essere.

Fëdor Dostoevskij

Cronaca di una malattia su Facebook. La storia a lieto fine di Silvia

Una trentenne catanese ha raccontato alla comunità virtuale la sua lotta contro il linfoma di Hogdkin, dalla diagnosi fino al buon esito dei trattamenti subiti. “Colpiscei giovani e andava raccontata di persona”. “Non sai mai quanto sei forte finché…”

27 novembre 2014
Silvia Cannata prima della malattia
Tumore, Silvia Cannata 3
CATANIA - Per mesi ha documentato su Facebook la sua personale lotta contro un brutto linfoma al mediastino (o di Hodgkin). Lo ha fatto aggiornando tutti sulla sua difficile terapia ("Chemio ad alte dosi oggi, vita ad alte dosi domani!"), sempre dotata di grande ironia e ottimismo. Fino all'annuncio della vittoria definitiva contro il male: la pubblicazione della PET lo scorso 28 ottobre, dove l'ospedale di circolo di Busto Arsizio certifica la risposta positiva ai trattamenti effettuati. Sotto, una sua nota scritta a mano con pennarello rosa: "Sono guarita!".
Silvia Cannata, 30 anni, catanese ma trasferitasi cinque anni fa a Milano per un master e i primi lavori nel mondo del marketing della moda, subito dopo la laurea nell'università etnea in Scienze della comunicazione internazionale è stata seguita con affetto dalla sua piccola comunità di amici reali e virtuali sul popolare social network. Centinaia i like al momento della bella notizia che certifica la vittoria della giovane donna sul tumore. Le cellule tumorali sono oramai del tutto assenti, anche se Silvia, come tutti gli ammalati di cancro, dovrà periodicamente sottoporsi a controlli per i prossimi cinque anni.
La PET di Silvia
Tumore, Silvia Cannata 2
Silvia ha iniziato a star male nei primi mesi del 2014. La diagnosi è arrivata subito dopo la prima PET: linfoma al mediastino, un tumore annidatosi nello spazio compreso tra i due polmoni. Sei centimetri maligni, non asportabili, che le provocavano da tempo grande stanchezza, dimagrimento e tosse insistente. “Ho scelto di condividere sui social la mia storia – spiega Silvia Cannata- perché il linfoma di Hodgkin colpisce soprattutto i giovani dai 20 ai 30 anni. Doveva essere raccontato in modo giovane, da chi lo conosce de visu”.
Silvia percorre tutti i passaggi di cura, compresi i vari cicli di chemioterapia. Una chemio non standard, purtroppo. Le dosi per sconfiggere il suo linfoma devono per forza essere alte. È seguita dai genitori, dal fratello e dal fidanzato. Ma sin dall'inizio decide di non tenersi tutto dentro. Crede, anzi, che sia utile a sé stessa e agli altri, proclamare pubblicamente guerra al suo linfoma. Lo fa scrivendo su Facebook e postando le foto di alcune fasi chiave: gli esami clinici, i ricoveri, i capelli che cadono e qualche parrucca da provare in attesa che la sua bella chioma lunga ricresca. "Silvia-Tumore=10 a zero. Addio stronzetto!" ha poi scritto su Facebook, accompagnando il commento alla copia della tomoscintografia globale corporea.
Silvia in cerca di una parrucca
Tumore, Silvia Cannata 5
Qualche settimana prima, l'8 settembre, aveva scattato una foto al suo braccialetto clinico del reparto di oncologia. "Braccialetto villaggio vacanze alternativo: pernottamento, pensione completa con bevande ai pasti. Alcolici esclusi. Terapie farmacologiche incluse! Le mie vacanze sono state un vero affare!".
Una battaglia vinta. tutta racchiusa in uno status che Silvia ha pubblicato lo scorso 8 luglio: "Non sai mai quanto sei forte... finché essere forte è l'unica scelta che hai".
Silvia è riuscita a trasformare la malattia e la sua battaglia a viso aperto in una opportunità: “Ho scoperto la mia forza giorno per giorno. E questa scoperta mi ha dato l'energia di lottare e di prendere sempre tutto con il sorriso. Noi siamo la più grande risorsa di noi stessi”. (Rosa Maria Di Natale)

Redattore Sociale

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/474430/Cronaca-di-una-malattia-su-Facebook-La-storia-a-lieto-fine-di-Silvia

Foto: Cronaca di una malattia su Facebook. La storia a lieto fine di Silvia
Una trentenne catanese ha raccontato alla comunità virtuale la sua lotta contro il linfoma di Hogdkin, dalla diagnosi fino al buon esito dei trattamenti subiti. “Colpisce i giovani e andava raccontata di persona”. “Non sai mai quanto sei forte finché…”

27 novembre 2014
Silvia Cannata prima della malattia
Tumore, Silvia Cannata 3
CATANIA - Per mesi ha documentato su Facebook la sua personale lotta contro un brutto linfoma al mediastino (o di Hodgkin). Lo ha fatto aggiornando tutti sulla sua difficile terapia ("Chemio ad alte dosi oggi, vita ad alte dosi domani!"), sempre dotata di grande ironia e ottimismo. Fino all'annuncio della vittoria definitiva contro il male: la pubblicazione della PET lo scorso 28 ottobre, dove l'ospedale di circolo di Busto Arsizio certifica la risposta positiva ai trattamenti effettuati. Sotto, una sua nota scritta a mano con pennarello rosa: "Sono guarita!".
Silvia Cannata, 30 anni, catanese ma trasferitasi cinque anni fa a Milano per un master e i primi lavori nel mondo del marketing della moda, subito dopo la laurea nell'università etnea in Scienze della comunicazione internazionale è stata seguita con affetto dalla sua piccola comunità di amici reali e virtuali sul popolare social network. Centinaia i like al momento della bella notizia che certifica la vittoria della giovane donna sul tumore. Le cellule tumorali sono oramai del tutto assenti, anche se Silvia, come tutti gli ammalati di cancro, dovrà periodicamente sottoporsi a controlli per i prossimi cinque anni.
La PET di Silvia
Tumore, Silvia Cannata 2
Silvia ha iniziato a star male nei primi mesi del 2014. La diagnosi è arrivata subito dopo la prima PET: linfoma al mediastino, un tumore annidatosi nello spazio compreso tra i due polmoni. Sei centimetri maligni, non asportabili, che le provocavano da tempo grande stanchezza, dimagrimento e tosse insistente. “Ho scelto di condividere sui social la mia storia – spiega Silvia Cannata- perché il linfoma di Hodgkin colpisce soprattutto i giovani dai 20 ai 30 anni. Doveva essere raccontato in modo giovane, da chi lo conosce de visu”.
Silvia percorre tutti i passaggi di cura, compresi i vari cicli di chemioterapia. Una chemio non standard, purtroppo. Le dosi per sconfiggere il suo linfoma devono per forza essere alte. È seguita dai genitori, dal fratello e dal fidanzato. Ma sin dall'inizio decide di non tenersi tutto dentro. Crede, anzi, che sia utile a sé stessa e agli altri, proclamare pubblicamente guerra al suo linfoma. Lo fa scrivendo su Facebook e postando le foto di alcune fasi chiave: gli esami clinici, i ricoveri, i capelli che cadono e qualche parrucca da provare in attesa che la sua bella chioma lunga ricresca. "Silvia-Tumore=10 a zero. Addio stronzetto!" ha poi scritto su Facebook, accompagnando il commento alla copia della tomoscintografia globale corporea.
Silvia in cerca di una parrucca
Tumore, Silvia Cannata 5
Qualche settimana prima, l'8 settembre, aveva scattato una foto al suo braccialetto clinico del reparto di oncologia. "Braccialetto villaggio vacanze alternativo: pernottamento, pensione completa con bevande ai pasti. Alcolici esclusi. Terapie farmacologiche incluse! Le mie vacanze sono state un vero affare!".
Una battaglia vinta. tutta racchiusa in uno status che Silvia ha pubblicato lo scorso 8 luglio: "Non sai mai quanto sei forte... finché essere forte è l'unica scelta che hai".
Silvia è riuscita a trasformare la malattia e la sua battaglia a viso aperto in una opportunità: “Ho scoperto la mia forza giorno per giorno. E questa scoperta mi ha dato l'energia di lottare e di prendere sempre tutto con il sorriso. Noi siamo la più grande risorsa di noi stessi”. (Rosa Maria Di Natale)

Redattore Sociale

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Messico, rapiti altri 30 studenti? Nuova ondata di manifestazioni

Marco Santopadre - A due mesi esatti dalla scomparsa dei 43 normalistas della scuola “Raul Isi­dro Bur­gos” di Ayotzinapa, la catena televisiva francese France24 ha diffuso ieri la notizia che nel luglio scorso altri 30 studenti sono stati sequestrati e sono spariti nel nulla sempre nel Guerrero. Secondo la tv francese il 7 luglio scorso più di 30 adolescenti furono sequestrati a Cocula, una città vicina ad Iguala, anche se finora la notizia non era circolata. Cocula è la città, tra l’altro, dove il 26 di settembre i 43 studenti catturati dai poliziotti di Iguala e dai narcos della gang dei ‘Guerreros Unidos’ furono portati per essere uccisi e poi bruciati per distruggere le prove, almeno stando alla ricostruzione ufficiale dei fatti e alla confessione di tre dei killer.

Invece, secondo quanto reso noto da France24 e ancora non confermato dai principali media messicani, il sequesto del 7 luglio sarebbe avvenuto in occasione dell’ultimo giorno di scuola e da allora non si sarebbero avute più notizie dei 30 studenti portati via da uomini incappucciati che viaggiavano a bordo di veicoli della polizia locale. La notizia non sarebbe stata diffusa perché i parenti sarebbero stati minacciati di morte se avessero denunciato quanto avvenuto. Il silenzio collettivo, durato finora, sarebbe stato giustificato dalla paura suscitata negli abitanti della città dallo stretto legame tra gli amministratori, gli agenti di polizia locali e i cartelli della droga, venuto alla luce proprio in relazione alle vicende di Iguala ed Ayotzinapa.

“Lo scorso 7 luglio mi trovavo al centro del mercato quando sono arrivati gli assassini e si sono portati via i bambini. Con gli altri, hanno preso anche mia figlia. Li hanno presi all’uscita dalla scuola e non sappiamo dove li abbiano portati” ha raccontato la madre di una delle ragazze scomparse.

Intanto, dopo l’enorme marcia contro il terrorismo di stato che il 20 novembre ha invaso il centro di Città del Messico e si è conclusa in forti scontri tra studenti e polizia (da allora 11 persone sono in carcere, compreso uno studente cileno accusato di reati gravissimi), per i prossimi giorni i parenti dei desaparecidos e alcune organizzazioni popolari hanno convocato altre tre grandi mobilitazioni per chiedere verità e giustizia sui 43 di Ayotzinapa.

La Assemblea Nazionale Popolare ha annunciato una nuova ondata di iniziative a favore della rivendicazione che in questi mesi sta scuotendo il Messico come non avveniva ormai da molti anni: “se li sono portati via vivi, li rivogliamo vivi”. La prima mobilitazione è stata indetta per oggi e le altre due per il primo ed il sei di dicembre. Iniziative sono previste nei municipi di Atoyac, Chilpancingo e Ayotzinapa (tutti nel Guerrero) il 2 di dicembre in occasione del quarantesimo anniversario dell’uccisione del maestro e guerrigliero Lucio Cabañas. La mobilitazione del primo dicembre coinciderà con l’anniversario dell’insediamento dell’attuale presidente Enrique Peña Nieto e prevede una marcia dallo Zocalo, nel centro di Città del Messico, fino alla residenza ufficiale presidenziale già presa di mira dai dimostranti nelle ultime settimane.

Il 6 dicembre è stata lanciata la ‘occupazione’ di Città del Messico da parte di numerosi movimenti sociali e popolari in occasione del centenario dell’ingresso trionfale nella capitale federale dell’esercito rivoluzionario guidato da Emiliano Zapata e Pancho Villa.

Intanto la forte e instancabile mobilitazione della società messicana contro la classe politica e il suo legame con i narcos ha provocato una prima vittima eccellente all’interno di quello che per molti anni è stato – ingiustamente – considerato il partito di sinistra sul quale riporre le speranze di cambiamento. Cuau­h­te­moc Car­de­nas, lea­der sto­rico del Par­tito della rivo­lu­zione demo­cra­tica (Prd), si è dimesso.

Contropiano.org

http://contropiano.org/internazionale/item/27765-messico-rapiti-altri-30-studenti-nuova-ondata-di-manifestazioni

Foto: Messico, rapiti altri 30 studenti? Nuova ondata di manifestazioni

Marco Santopadre  - A due mesi esatti dalla scomparsa dei 43 normalistas della scuola “Raul Isi­dro Bur­gos” di Ayotzinapa, la catena televisiva francese France24 ha diffuso ieri la notizia che nel luglio scorso altri 30 studenti sono stati sequestrati e sono spariti nel nulla sempre nel Guerrero. Secondo la tv francese il 7 luglio scorso più di 30 adolescenti furono sequestrati  a Cocula, una città vicina ad Iguala, anche se finora la notizia non era circolata. Cocula è la città, tra l’altro, dove il 26 di settembre i 43 studenti catturati dai poliziotti di Iguala e dai narcos della gang dei ‘Guerreros Unidos’ furono portati per essere uccisi e poi bruciati per distruggere le prove, almeno stando alla ricostruzione ufficiale dei fatti e alla confessione di tre dei killer.

Invece, secondo quanto reso noto da France24 e ancora non confermato dai principali media messicani, il sequesto del 7 luglio sarebbe avvenuto in occasione dell’ultimo giorno di scuola e da allora non si sarebbero avute più notizie dei 30 studenti portati via da uomini incappucciati che viaggiavano a bordo di veicoli della polizia locale. La notizia non sarebbe stata diffusa perché i parenti sarebbero stati minacciati di morte se avessero denunciato quanto avvenuto. Il silenzio collettivo, durato finora, sarebbe stato giustificato dalla paura suscitata negli abitanti della città dallo stretto legame tra gli amministratori, gli agenti di polizia locali e i cartelli della droga, venuto alla luce proprio in relazione alle vicende di Iguala ed Ayotzinapa. 

“Lo scorso 7 luglio mi trovavo al centro del mercato quando sono arrivati gli assassini e si sono portati via i bambini. Con gli altri, hanno preso anche mia figlia. Li hanno presi all’uscita dalla scuola e non sappiamo dove li abbiano portati” ha raccontato la madre di una delle ragazze scomparse.

Intanto, dopo l’enorme marcia contro il terrorismo di stato che il 20 novembre ha invaso il centro di Città del Messico e si è conclusa in forti scontri tra studenti e polizia (da allora 11 persone sono in carcere, compreso uno studente cileno accusato di reati gravissimi), per i prossimi giorni i parenti dei desaparecidos e alcune organizzazioni popolari hanno convocato altre tre grandi mobilitazioni per chiedere verità e giustizia sui 43 di Ayotzinapa.

La Assemblea Nazionale Popolare ha annunciato una nuova ondata di iniziative a favore della rivendicazione che in questi mesi sta scuotendo il Messico come non avveniva ormai da molti anni: “se li sono portati via vivi, li rivogliamo vivi”. La prima mobilitazione è stata indetta per oggi e le altre due per il primo ed il sei di dicembre. Iniziative sono previste nei municipi di Atoyac, Chilpancingo e Ayotzinapa (tutti nel Guerrero) il 2 di dicembre in occasione del quarantesimo anniversario dell’uccisione del maestro e guerrigliero Lucio Cabañas. La mobilitazione del primo dicembre coinciderà con l’anniversario dell’insediamento dell’attuale presidente Enrique Peña Nieto e prevede una marcia dallo Zocalo, nel centro di Città del Messico, fino alla residenza ufficiale presidenziale già presa di mira dai dimostranti nelle ultime settimane.

Il 6 dicembre è stata lanciata la ‘occupazione’ di Città del Messico da parte di numerosi movimenti sociali e popolari in occasione del centenario dell’ingresso trionfale nella capitale federale dell’esercito rivoluzionario guidato da Emiliano Zapata e Pancho Villa.

Intanto la forte e instancabile mobilitazione della società messicana contro la classe politica e il suo legame con i narcos ha provocato una prima vittima eccellente all’interno di quello che per molti anni è stato – ingiustamente – considerato il partito di sinistra sul quale riporre le speranze di cambiamento. Cuau­h­te­moc Car­de­nas, lea­der sto­rico del Par­tito della rivo­lu­zione demo­cra­tica (Prd), si è dimesso.

Contropiano.org

http://contropiano.org/internazionale/item/27765-messico-rapiti-altri-30-studenti-nuova-ondata-di-manifestazioni

Ci sono anime sulle quali viene voglia di affacciarsi come ad una finestra piena di sole. Federico Garcia Lorca

Ci sono anime sulle quali viene voglia di affacciarsi come ad una finestra piena di sole.

Federico Garcia Lorca

Foto: Ci sono anime sulle quali viene voglia di affacciarsi come ad una finestra piena di sole.

Federico Garcia Lorca

domenica 23 novembre 2014

"Cosa sognano gli alberi nella notte, gli abeti, i pini silvestri quando dormono? Di Marcia Theophilo.



"Cosa sognano gli alberi nella notte,
gli abeti, i pini silvestri quando dormono?
Mentre gli animali si aggirano 
errando alla ricerca di cibo e amore
dove si nasconde il concetto di vita.
Odori fragranti, sementi aeree,
un crepuscolo vegetale
aderisce alle cortecce,
ritmo ondulato che emerge
nelle notti rugiadose,
È un'immensità di ossigeno
e di profumi che con il vento
si dirama fra le pianure e fra la gente.
Il verde invade i boschi e le foreste
nelle luci sementi,
antiche voci di veglie,
dai fiori purpurei
brillano costellazioni di stelle.
Marcia Theophilo - poetessa (Brasile)

"La gente con un basso livello di coscienza è sempre alla ricerca di qualcuno che le dia conferma di quanto vale;

"La gente con un basso livello di coscienza è sempre alla ricerca di qualcuno che le dia conferma di quanto vale; le persone con un elevato livello di coscienza, invece, cercano qualcuno che sottolinei i loro difetti per superarli. Ogni angelo è un diavolo che ha subito una trasformazione, ed è necessario arrivare fino in fondo al nostro pozzo, in fondo al nostro diavolo, affinchè questo possa trasformarsi in angelo. Dobbiamo riconoscere il nostro diavolo prima di trasformarlo in angelo: finchè non l'abbiamo riconosciuto, come possiamo trasformarlo? Solo attraverso l'errore e la caduta si impara, perchè se non cadiamo non possiamo rialzarci; il maestro della perfezione è proprio l'errore, così come il maestro della salute è la malattia. È con la malattia che si impara cos'è la salute; il maestro di un'alimentazione sana è una bella indigestione. Dobbiamo entrare profondamente nelle nostre forza istintive per realizare un'ascensione verso le forze spirituali." (Alejandro Jodorowsky)

Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.

"Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita."
(Alda Merini)
Natalia Rak, The Legend of Giants