mercoledì 9 luglio 2014

Vi ricordate la triste battuta di Elsa Fornero sui giovani?


Elsa ForneroIn quel povero Paese in cui la disoccupazione degli under 30 si aggira attorno al 43%, è veramente difficile dimenticare l’epiteto che l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero attribuì ai giovani italiani durante un convegno di Assolombarda: Non bisogna mai essere troppo “choosy”, meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale.
Dal momento che i cittadini italiani non sono ancora tenuti per decreto-legge a conoscere la lingua inglese, ci permettiamo di tradurre questo buffo vocabolo: choosy sta per “schizzinoso” o anche “fannullone”. L’ex ministro forse dava per scontato che ormai tutti utilizzino la lingua d’Albione, ma in questa decadente provincia dell’Impero non è ancora così, fortunatamente. Quella della professoressa è stata una dichiarazione di guerra nei confronti delle nuove generazioni, che però non l’ha visto la combattere da sola.
Si pensi al temerario Mandiamo i ‘bamboccioni’ fuori di casa pronunciato da Padoa Schioppa: e alla fin fine poco importa se quel “fuori” possa diventare in mezzo a una strada. E rammentiamo come l’ex premier Mario Monti, sempre composto, preciso, sobrio, abbia pronunciato: Il posto fisso è monotono. Al coro si era unito anche l’ex vice ministro del Lavoro Michel Martone: chi a 28 anni non è laureato è uno sfigato.
Insomma, un bel bestiario di frasi a dir poco infelici! E i soggetti che hanno contribuito a comporlo sono stati proprio alcuni dei protagonisti della sconfitta della gioventù italiana, che si è aggravata sempre di più in quest’ultimo sciagurato triennio.
È un compendio di frasi che peraltro suona come un’autoassoluzione per questa stessa sconfitta: un’Italia che fatica a trattenere i talenti e che patisce una lenta quanto inesorabile mortificazione del capitale umano. D’altra parte, le affermazioni fin qui elencate si basano su fondamenta traballanti, come dimostrato da un recente studio della Coldiretti, che attesta come un giovane su quattro (il 23%) accetterebbe un posto da spazzino, il 27% entrerebbe in un call center e il 36% vestirebbe volentieri la casacca di pony express.
Alla faccia di chi sostiene che i giovani non solo non cercano un posto di lavoro, perchè intanto vivono bene, coccolati e spesati, a casa con mamma e papà, ma che quando lo cercano fanno pure gli schizzinosi.
Sia ben chiaro, esistono anche i giovani fannulloni. Ma forse bisognerebbe una volta tanto guardare sbirciare dietro le tende per scoprire che i veri “choosy”, in Italia, sono proprio quelli che ci fanno la predica: i parlamentari italiani. Nell’ultima legislatura contiamo ben 22 senatori su 315 che hanno partecipato a meno del 40% delle votazioni d’Aula. Tra i tanti nomi spiccano quello di Carlo Azeglio Ciampi, già presidente della Repubblica (zero votazioni su quasi 5mila tornate) e quelli dei neo senatori a vita Renzo Piano, celebre architetto, Elena Cattaneo, accademica, e il fisico Carlo Rubbia, i quali hanno votato rispettivamente 8, 1 e 302 volte su quasi 3500 votazioni.
Non molto distante l’ex premier Mario Monti, che ha schiacciato il pulsante per sole 328 volte su oltre 4600 consultazioni. Una performance imbarazzante per dei soggetti che sono stati premiati con un seggio a vita, senza passare dal voto popolare, al fine di apportare il proprio bagaglio di esperienze e di cultura professionale all’interno delle aule parlamentari. Per inciso, la Camera dei Deputati viaggia su numeri analoghi; anzi la percentuale di assenze si alza ad oltre il 24%, equamente distribuite tra i vari partiti.
Infine, la media di assenze per gruppi parlamentari si aggira attorno al 16%. Numeri alla mano, ci domandiamo che voto darebbe l’ex ministro Fornero ai propri ex compagni di viaggio, alla luce della loro “intensa” partecipazione alle attività del Parlamento.
Andando oltre a questi dati, i risultati del lavoro sono poi desolanti: oggi sono 245 i progetti di legge in discussione, e sono veramente pochi visto che si parla di una media per parlamentare di 0,25 disegni di legge presentati. Di questi solo 47 sono stati approvati almeno da un ramo del Parlamento italiano. Gli altri sono ancora impegnati a viaggiare tra le Commissioni e le Camere, in un’estenuante lotta a chi è più choosy. E pensare che noi cittadini lavoriamo fino a giugno per pagare le tasse: e in quelle tasse c’è anche lo stipendio dei parlamentari italiani, i neo schizzinosi della poltrona.

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