giovedì 23 gennaio 2014

Torturati dai sauditi, la Corte europea dei diritti umani nega giustizia


tortura_ukTre cittadini britannici – Alexander Mitchell, Leslie Walker e Ron Jones – non otterranno giustizia per le brutali torture subite nelle carceri dell’Arabia Saudita oltre un decennio fa.
L’ultima speranza gliel’ha negata martedì 14 gennaio la Corte europea dei diritti umani, respingendo il loro ricorso contro la decisione della Camera dei Lord di Londra di non procedere contro le autorità saudite. Il motivo? Il principio di diritto internazionale per cui funzionari statali godono dell’immunità rispetto alla giurisdizione di un altro stato.
Una quarta vittima,  il canadese Bill Sampson, è morto due anni fa.
Mitchell (capo anestesista all’ospedale delle forze di sicurezza saudite), Walker e Sampson  (uomini d’affari) erano stati arrestati tra il 2000 e il 2001 nella capitale Riad con l’accusa di aver preso parte a un’ondata di attentati nel paese. Jones, consulente fiscale, era stato arrestato nel 2002 mentre si trovava ricoverato in ospedale dopo che era rimasto ferito in un ulteriore attentato.
Durante la detenzione, che per Jones durò 67 giorni e per gli altri tre occidentali due anni e mezzo, i quattro uomini vennero tenuti a lungo in isolamento, privati del sonno, stuprati e sottoposti a pestaggi e alla somministrazione di droghe allucinogene.

Mitchell, Walker e Sampson furono costretti a confessare le loro “colpe” in televisione e vennero condannati dopo processi farsa: Walker a 18 anni, Mitchell e Sampson alla decapitazione. Leggete qui il racconto di Mitchell.
I quattro vennero rilasciati nel 2003, quando le autorità saudite si resero conto che era impossibile sostenere ulteriormente la tesi, mai provata e smentita sia dall’inizio, di una faida tra bande di occidentali per il controllo del commercio illegale di alcoolici. Inoltre, mentre loro erano in carcere, gli attentati rivendicati da al-Qaeda si susseguivano.
Dopo più di 10 anni di sentenze sfavorevoli e di ricorsi vani, Mitchell, Walker e Jones devono essersi fatta un’idea dell’effettivo impegno del loro paese nella lotta alla tortura.
I tribunali britannici hanno ragionato come se il diritto internazionale fosse stato inventato per proteggere i torturatori. Hanno scambiato, come la Corte europea, l’immunità per l’impunità. 
”Temo che il punto di vista della maggior parte dei giudici non solo estenda in modo ingiustificato l’immunità dello stato ai succitati funzionari, ma dia anche l’impressione di estendere l’impunità per gli atti di tortura a livello globale”.
Con queste parole la giudice della Corte europea Zdravka Kaladjieva ha espresso parere contrario nei confronti della sentenza.

Fonte: lepersoneeladignita.corriere.it 

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