sù, insieme, allora è probabile che abbiamo trovato la persona adatta. La nostra anima gemella è chi dà vita alla vita." (R. Bach)
sabato 14 dicembre 2013
La nostra anima gemella è chi dà vita alla vita."
Un'anima gemella è chi ha le serrature ove entrano le tue chiavi, e chiavi che aprono le tue serrature. Quando ci sentiamo abbastanza sicuri da aprire i lucchetti, i nostri più veri e veraci noi-stessi escon fuori e noi possiamo essere, completamente e sinceramente chi siamo. Possiamo essere amati per quello che siamo e non per quello che fingiamo di essere. Ciascuno svela la parte migliore dell'altro. Qualunque cosa vada male, intorno a noi, con quella persona noi siamo al sicuro nel nostro paradiso. La nostra anima è chi condivide le nostre più profonde aspirazioni, chi ha il nostro stesso orientamento. Quando siamo due palloni, e la nostra aspirazione è salir
lunedì 9 dicembre 2013
I regali degli Arcangeli nel periodo natalizio
In questo periodo pre natalizio vi darò il nome degli Arcangeli ai quali potete chiedere per i vostri desideri per entrare in completa comunione con loro....avete 40 giorni per poterlo fare....e se avrete fede vedrete che qualcosa cambierà.
Dovrete scrivere solo una lettera in cui scrivere le vostre esigenze agli arcangeli, ricordando sempre di ringraziare.
Arcangelo Uriel per il lavoro, abbondanza e prosperità
Arcangelo Chamuel tutti i tipi di amore
Arcargelo Raffaele per la salute fisica, mentale e spirituale
Arcangelo Zackiel per tutti i cambiamenti che vorreste nella vostra vita
Arcangelo Gabriele per la pace. lavoro creativo e per aprire nuove vie.
Scrivete su una lettera le vostre esigenze sempre ringraziando e speriamo che gli Arcangeli vi facciano un bel regalo di Natale.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=599367280111967&set=a.145443538837679.24898.145370448844988&type=1
domenica 8 dicembre 2013
DAL TRATTATO DI MAASTRICHT IL DOMINIO DEL LOBBYING
FONTE: C.O.M.I.D.A.D. I media stanno cercando di farci credere che in Ucraina la gente sia disposta a fare a botte pur di poter essere ammessa nel paradiso europeo, che sarebbe sempre il migliore dei mondi possibili, nonostante ciò che sta capitando ai Paesi dell'Europa del Sud. Queste mistificazioni possono sempre catturare una parte consistente dell'opinione pubblica, ancora disposta a vedere nell'Unione Europea un tutore magari troppo severo, ma giusto. Mesi e mesi di riflettori mediatici sulla vicenda della decadenza parlamentare del Buffone di Arcore, hanno infatti sortito il programmato effetto-distrazione nei riguardi di notizie che avrebbero potuto aprire squarci sugli effettivi rapporti di potere attualmente vigenti in Europa. L'effetto-distrazione non va inteso solo nel senso banale di mero diversivo, dato che l'icona autorazzistica del Buffone è funzionale a rafforzare quel pregiudizio che considera la corruzione e l'illegalità come vizi tipicamente nazionali, senza percepirne i legami con la situazione di sottomissione coloniale. Questo effetto-distrazione si è sicuramente verificato nel caso della rinegoziazione da parte della Germania circa la normativa europea sui livelli di emissione di biossido di carbonio da parte degli autoveicoli. La Germania ha ottenuto quasi tre anni di proroga per adeguarsi ai nuovi livelli di emissione, e ciò in cambio di generiche promesse di dare impulso alla produzione di veicoli elettrici. Il fatto potrebbe servire a riconfermare quanto già si sapeva, e cioè che nell'Unione Europea ogni vincolo è negoziabile e rinegoziabile per alcuni Paesi, mentre non lo è per altri. Ma l'aspetto principale della vicenda non ha riguardato l'ovvio e consolidato sistema dei due pesi e due misure, bensì il caso di un finanziamento di quasi un milione di euro al partito del cancelliere Angela Merkel da parte della BMW. Si tratta proprio di quella casa automobilistica tedesca che si era maggiormente esposta per ottenere una proroga per l'adeguamento della Germania ai nuovi livelli di emissione di biossido di carbonio. A molti commentatori è risultato evidente il nesso consequenziale tra il finanziamento della BMW e l'attivismo del governo tedesco per strappare alla UE una proroga sull'adeguamento dei livelli di emissione, tanto che si è cominciato a parlare, più o meno velatamente, di un caso di corruzione. Il "virtuoso" governo Merkel viaggia da tempo alla media rassicurante di uno scandalo all'anno, e non vi è dubbio che riuscirà a restare in piedi anche dopo quest'ultimo. Gli stessi commentatori che hanno ipotizzato la corruzione, hanno poi tenuto a sottolineare la difficoltà di dimostrarla, dato che il finanziamento è arrivato dopo la scadenza elettorale che ha visto vincitore il partito della Merkel; come se i pagamenti, per essere tali, dovessero essere sempre anticipati. La foglia di fico è molto ristretta, se si considera che il lobbying della BMW sull'argomento, e le relative pressioni sul governo tedesco, erano note da almeno sei anni. Nel 2007 la stessa BMW, insieme con la Porsche, aveva ottenuto addirittura una sorta di sarcastico "premio" simbolico per meriti di lobbying, per aver ostacolato con successo le nuove normative sul biossido di carbonio. Le nuove regole del lobbying nell'Europa del dopo Trattato di Maastricht furono oggetto di uno studio da parte di Mark Gray, un interessante personaggio che da decenni fa revolving door tra la Commissione Europea ed il settore privato; in pratica si tratta di un lobbista privato a tempo pieno, che ogni tanto va anche a ricoprire incarichi pubblici. Gray, oltre che un pratico, è anche un teorico del lobbying, e si è dato da fare per dimostrare che Maastricht aveva ridisegnato completamente le regole a riguardo, aprendo spazi nuovi e precedentemente impensabili. La pubblicazione di Gray del 1999 ha assunto ora il valore di un testo profetico. Maastricht ha in pratica legalizzato la corruzione, e non solo attraverso il pieno riconoscimento del ruolo del lobbying, ma soprattutto aprendo ai lobbisti la possibilità di insediarsi negli organismi direttivi sovranazionali, cioè quelli che dettano le direttive ai governi. Oggi è quindi la politica a trovarsi in posizione di supina sudditanza nei confronti del lobbying. Secondo alcuni commentatori, il Trattato di Maastricht sarebbe stato lo strumento della Germania per stabilire una propria supremazia in Europa. Si tratta di un dato reale, ma probabilmente questo sub-imperialismo tedesco è stato solo un effetto secondario. Maastricht ha costituito anzitutto il canale attraverso il quale si è insediata in Europa la principale lobby mondiale della finanziarizzazione e delle privatizzazioni, cioè il Fondo Monetario Internazionale; quella super-banca privata che utilizza i finanziamenti pubblici di numerosi Stati, e che vanta lo status giuridico di agenzia ONU. Oggi il FMI rappresenta il principale attore di quella "Troika" che domina sulla scena europea, ed il FMI ha notoriamente la sua sede centrale a Washington. Paradossalmente è stato un documento del FMI, pubblicato alla fine del 2009, a "denunciare" l'attuale strapotere del lobbying finanziario. Il documento del FMI aveva un titolo suggestivo: "Per un Pugno di Dollari". Attraverso modelli matematici, i ricercatori del FMI hanno dimostrato che vi era un nesso causale preciso tra la crescente influenza del lobbying finanziario sulla politica e la sovraesposizione debitoria che ha condotto alla crisi del 2008. Ma qualcuno ha già notato che quel documento del FMI è a doppio taglio: mentre sembra "denunciare" ciò che già si sapeva, esso di fatto traccia un paradigma ed un formulario dell'esercizio del potere del lobbying sulla politica. Come il saggio di Gray, anche questo documento del FMI tende a stabilire le basi di una scienza del lobbying. Infatti dal 2009 non vi è stato alcun arretramento dell'influenza del lobbying, ed anzi i governi nazionali si sono sempre più riempiti di lobbisti di professione. Non a caso, in Italia proprio in questi giorni è in atto anche unariforma del Ministero degli Esteri, che lo sta riconvertendo in una vera e propria agenzia privata per favorire le delocalizzazioni produttive. Fonte: www.comidad.org Link: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=584 5.12.2013 |
ITALIA ILLEGITTIMA
IL PAPA STA PREPARANDO I CATTOLICI A UNA RIVOLUZIONE ECONOMICA ?
DI LYNN PARRAMORE alternet.org Nel 1992 la chiesa cattolica si è ufficialmente scusata per aver perseguitato l’astronomo del diciassettesimo secolo Galileo, che aveva osato affermare che la Terra ruotava attorno al sole. Nel 2008 il Vaticano ha persino preso in considerazione l’idea di dedicargli una statua. Un filosofo ateo del diciannovesimo secolo potrebbe essere il prossimo ? E’ vero che un articolo del 2009 sul giornale del Vaticano ha offerto un’interpretazione positiva di un certo Karl Marx. L’autore, lo storico tedesco Georg Sans, aveva elogiato Marx per la sua critica dell’alienazione e dell’ingiustizia affrontate dai lavoratori in un mondo in cui pochi privilegiati erano proprietari del capitale. Sans suggeriva che la visione di Marx è rilevante oggi: “Dobbiamo chiederci, con Marx, se le forme di alienazione di cui egli ha parlato hanno origine nel sistema capitalista …”. Infatti. Papa Benedetto XVI ha intonato una canzone diversa, denunciando il marxismo come una delle grandi piaghe dell’era moderna (ovviamente dobbiamo sempre distinguere l’”ismo” dall’uomo). Ma Francesco è un papa dalle penne diverse. I suoi commenti recenti sul capitalismo suggeriscono che è un uomo che capisce qualcosa di economia, specificamente il legame tra capitalismo sfrenato e disuguaglianza. In un documento di 84 pagine pubblicato martedì, papa Francesco ha lanciato una filippica contro un sistema economico brutalmente ingiusto che lo stesso Marx avrebbe applaudito: “Proprio come il comandamento ‘Non uccidere’ pone un limite chiaro al fine di salvaguardare il valore della vita umana, oggi dobbiamo anche dire ‘no’ a un’economia di esclusione e disuguaglianza. Un’economia simile uccide … Fino a quando i problemi dei poveri non saranno radicalmente risolti rigettando l’assoluta autonomia dei mercati e della speculazione finanziaria e attaccando le cause strutturali della disuguaglianza, non si troverà alcuna soluzione ai problemi del mondo o, quanto a questo, a qualsiasi problema.”Fermi! Da dove viene questo? Per capire la risposta occorre sapere qualcosa della teologia della liberazione, un movimento originatosi nella regione patria di papa Francesco, l’America Latina. La teologia della liberazione, un fenomeno cattolico centrato sulla lotta attiva contro l’oppressione sociale ed economica, è lo spazio affascinante in cui s’incontrano Karl Marx e la chiesa cattolica. Anche se Marx era certamente un ateo, i cattolici che appoggiano la teologia della liberazione comprendono che il suo atteggiamento nei confronti della religione era sfumato. Era come una medaglia a due facce: una forza conservatrice che bloccava i cambiamenti positivi e una riserva di energia che poteva contrastare e sfidare l’ingiustizia. Negli Stati Uniti movimenti religiosi come il Movimento del Vangelo Sociale, visti oggi nella crociata del Lunedì Morale del reverendo William Barber contro l’oppressione di destra dei poveri nella Carolina del Nord, esprimono il potenziale di protesta della cristianità. Gustavo Gutiérrez, un sacerdote cattolico peruviano cresciuto in una povertà abietta, ha utilizzato le idee di Marx sull’ideologia, le classi e il capitalismo per sviluppare una prospettiva su come il cristianesimo potrebbe essere utilizzato per aiutare i poveri fin che sono qui su questa terra, piuttosto che semplicemente offrire loro la consolazione in cielo. Mentre l’America Latina assisteva all’ascesa delle dittature militari negli anni ’60 e ’70, Gutierrez sollecitava i cattolici ad amare il loro prossimo e a trasformare in meglio la società. I seguaci della nuova teologia della liberazione insistevano sull’impegno attivo al cambiamento sociale ed economico. Parlavano di strutture alternative e creative, di modi solitamente non violenti per liberare i poveri da ogni forma di prevaricazione. La gerarchia cattolica ufficiale ha avuto un rapporto teso con la teologia della liberazione, ma alcuni osservatori di Francesco scorgono l’aprirsi di un capitolo nuovo in tale storia. Agli inizi di settembre il nuovo papa ha avuto un incontro privato con Gutiérrez. Reagendo all’evento il giornale del Vaticano ha pubblicato un saggio sostenendo che con un papa latinoamericano alla guida della Chiesa, la teologia della liberazione non poteva più “restare nell’ombra cui era stata relegata per alcuni anni, almeno in Europa”. Il mondo cattolico è ora in allerta mentre i fedeli si concentrano sulla recente comunicazione di papa Francesco che chiede ai politici di garantire “lavoro, istruzione e assistenza sanitaria dignitosi” e spara sull’”idolatria del denaro”. Il gregge è avvisato: Francesco parlerà molto di disuguaglianza economica e di difesa dei poveri. Sfortunatamente la sua opposizione al sacerdozio delle donne indica che non è ancora pronto ad abbracciare un uguale trattamento per le donne, qualcosa che promuoverebbe molto il progresso su entrambi i temi, ma Francesco ha fatto un passo avanti affermando che le donne dovrebbero avere un’influenza maggiore sulla Chiesa. Anche se il Vaticano è diventato un letamaio dei finanzieri più equivoci e dei banchieri più corrotti del pianeta (vedere: “ God’s Racket” [Il racket di Dio]), papa Francesco ha reso chiara la sua ripugnanza nei confronti dell’avidità, rifuggendo dal Palazzo Apostolico per vivere in una modesta pensione e sospendendo recentemente un vescovo che aveva sprecato 41 milioni di dollari per ristrutturazioni e miglioramenti della sua residenza, compresa una vasca da bagno da 20.000 dollari. I cattolici, in particolare negli Stati Uniti e in Europa, non sono sicuri di cosa fare a proposito di tutta questa retorica anticapitalista e sulla solidarietà nei confronti dei poveri. Da molto tempo ormai molti considerano Marx e la sua critica del capitalismo morti e sepolti. Ma altri hanno visto la liberalizzazione, la globalizzazione e la redistribuzione a favore dei ricchi scatenare una forma di capitalismo particolarmente disgustosa e aggressiva, che sembra sempre più in contrasto con i valori cristiani. Invece di diventare più equo e moderato, il capitalismo si è fatto più brutale ed estremo. Marx, che aveva predetto che il capitalismo avrebbe generato enormi disuguaglianze, appare oggi piuttosto profetico. Papa Francesco può dimostrarsi aperto a considerare le idee di Marx al fine di immaginare un sistema economico più centrato sull’umanità. La stampa statunitense sta già ronzando nervosamente con l’idea: “Ci sarebbero dei titoli parecchio formidabili se papa Francesco si rivelasse un marxista”, ha scritto Heather Horn sull’Atlantic prima di concludere frettolosamente che, no, “fortunatamente per i dirigenti della chiesa” una cosa simile non può essere vera. Forse no. Quel che è vero è che, come il suo affascinante predecessore, papa Leone XIII (in carica dal 1848 al 1903), Francesco ha denunciato specificamente il ruolo assoluto del mercato sopra gli esseri umani, la pietra angolare del genere di teoria economica neoclassica abbracciato da Milton Friedman, Alan Greenspan e gran parte della dirigenza politica statunitense. Ha scritto: “Alcuni continuano a difendere teorie di ricaduta dall’alto che presuppongono che la crescita economica, incoraggiata dal libero mercato, alla fine riuscirà a portare maggior giustizia e inclusività nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia rozza e ingenua nella bontà di coloro che esercitano il potere economico e nel funzionamento idolatrato del sistema economico prevalente.”E’ un avvio parecchio buono. Gli daremo fiducia. Lynn Parramore è un caporedattore di AlterNet. E’ cofondatrice di Recessionwire, redattrice fondatrice di New Deal 2.0 e autrice di “Reading the Sphinx: Ancient Egypt in Nineteenth-Century Literary Culture” [Interpretazione della sfinge: l’antico Egitto nella cultura letteraria del diciannovesimo secolo]. Ha conseguito il dottorato in Inglese e Teoria della Cultura presso l’Università di New York dove ha insegnato redazione di saggi e semiotica. E’ direttrice dell’AlterNet’s New Economic Dialogue Project. Seguitela su Twitter all’indirizzo @LynnParramore. Versione originale: Fonte: www.alternet.org Link: http://www.alternet.org/economy/pope-francis-and-karl-marx 27.11.2013 Versione italiana: Fonte: http://znetitaly.altervista.org Link: http://znetitaly.altervista.org/art/13343 5.12.2013 Traduzione a cura di Giuseppe Volpe tramite http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12673 |
venerdì 6 dicembre 2013
Art is dangerous to authorities, by Jon Rappoport
As someone who has been involved in some aspect of the arts all my life, I find this post by Jon is of great importance. I know that as soon as they can, the cabal reduces our experiences of music, drama, painting, dance, or else lowers it to the lowest common denominator. They have destroyed or rewritten our cultural history, along with every other aspect of our history. This will soon begin to change. ~J
Art is dangerous. It makes people move out of standard-response channels.
They don’t see what they’re supposed to see anymore. They see what they’re not supposed to see.
That’s why colleges teach brain-deadening courses in art history. Every attempt is made to codify the students’ reactions.
I’m not just talking about political art. I mean anything that truly comes out of reliance on imagination.
Those who run things—and their willing dupes—want reality to look a certain way and be experienced and felt in certain ways. These limited spectra form a shared lowest common denominator.
Even so-called spiritual experience is codified. It’s called organized religion. I call it “give money to the ceiling.” You give your money and they tell you high how the ceiling of your experience is and what you’ll find when you get there.
Art has none of these limitations. It’s created by people who’ve gone beyond the shrunken catalog of emotions, thoughts, and perceptions listed by authorities.
Art, by which I mean imagination, throws caution to the winds. It invents realities that engender new reactions, never before experienced. It blows apart old rigid perception.
The hammer blows and the soft propaganda of the common culture install layers of mind control: “See things, experience things in these prescribed ways.”
Over the years, I’ve encouraged a number of people to become artists. Aside from the work they then invented, I noticed their whole approach to, and perception of, life altered radically.
Their sense of vitality, their courage, their adventurous spirit came to the foreground.
Mind control, externally applied and self-induced, is all about putting a lid on creative power. That is its real target.
The one trap an artist—which is to say anyone who lives through and by imagination—has to avoid is thinking of himself as a victim because he is “an outsider.”
Outside is good. Outside has great strength.
When an artist invents himself as a victim, he then goes on to lash out at people who have nothing to do with the fate to which he’s consigned himself.
Authorities in any society, no matter what they call themselves, are invested in systems that will maintain a status quo of perception. They are constantly producing new systems for that purpose.
Technocrats would like you to believe that hooking your brain up to some super-brain computer will fulfill your needs and desires. They seek to prove that all invention, all creation, all art, all imagination is merely a set of calculations within a closed system.
This effort betrays their own despair. They see no way they can truly create.
It is the vacuum in which all elites live. They build up a frozen dead consciousness of models and algorithms and “solutions,” and they seek to impose it, as reality, on the minds of populations.
Essentially, they’re saying, “If we have a soul-sickness, you have to have it, too.”
It’s called hatred of life.
On the other hand, individual creative power launches from a platform of freedom and rises through layer after layer of greater freedom.
From that perspective, authoritarian power looks like a sick-unto-dying charade.
Jon Rappoport
The author of two explosive collections, THE MATRIX REVEALED and EXIT FROM THE MATRIX, Jon was a candidate for a US Congressional seat in the 29th District of California. Nominated for a Pulitzer Prize, he has worked as an investigative reporter for 30 years, writing articles on politics, medicine, and health for CBS Healthwatch, LA Weekly, Spin Magazine, Stern, and other newspapers and magazines in the US and Europe. Jon has delivered lectures and seminars on global politics, health, logic, and creative power to audiences around the world. You can sign up for his free emails at NoMoreFakeNews.com.
mercoledì 4 dicembre 2013
Dopo ben 8 anni hanno dichiarato il "Porcellum" illegale
Le motivazioni saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici.
Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali.
(Fonte)
Economisti anti-euro al Parlamento europeo: "Moneta unica è morta
Bagnai, Rinaldi e Borghi al convegno "Morire per l'euro?"
Bruxelles, 3 dic. (TMNews) - Tre economisti italiani, Alberto Bagnai, Antonio Maria Rinaldi e Claudio Borghi Aquilini, hanno propugnato oggi al Parlamento europeo a Bruxelles la dissoluzione della moneta unica europea e il ritorno alle monete nazionali degli Stati membri dell'Ue, come unica via per uscire dalla crisi economica in cui è precipitata l'Eurozona, in conseguenza delle politiche d'austerità imposte dalla Germania e dalla Commissione europea, dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008-2009. I tre economisti sono intervenuti, interrotti spesso dagli applausi, a un convegno dal titolo "Morire per l'Euro?" organizzato dall'europarlamentare Magdi Cristiano Allam, di "Amo l'Italia", a nome del gruppo di Eld (Europa per la Libertà e la Democrazia), di cui fanno parte anche la Lega Nord e l'Ukip, il partito ultra euroscettico britannico. Per loro, l'euro è ormai "un morto che cammina, e nella direzione sbagliata", quella della recessione.
Sebbene ospiti di un gruppo politico di destra ed euroscettico, i tre economisti hanno perorato l'uscita dall'euro da posizioni "europeiste" (la moneta unica sta distruggendo il consenso delle popolazioni verso l'Ue e mettendo a rischio le prospettive future dell'integrazione europea) e spesso "di sinistra". La fine della moneta unica dovrebbe essere accompagnata, ha detto ad esempio Bagnai, dalla reintroduzione dell'indicizzazione dei salari all'inflazione (che oggi resiste solo in Belgio) e dalla ri-regolazione dei mercati finanziari, con il ripristino del controllo dei flussi di capitali al di fuori del mercato unico, per impedire le delocalizzazioni delle industrie e il ricatto occupazionale contro la forza lavoro in Europa.
Il ritorno della possibilità di svalutare le redivive monete nazionali permetterebbe, inoltre, di cessare le politiche di "svalutazione interna", applicate nei paesi periferici dell'Eurozona, che significa in realtà, ha aggiunto Bagnai, "scaricare gli shock in modo asimmetrico solo sul lavoro", comprimendo i salari e quindi la domanda, e aumentando le disuguaglianze. Cioè rafforzando due tra le cause più importanti della recessione. "Fra tutti i 204 Stati della Terra, solo 17 hanno adottato il modello della recessione deflattiva", ha sottolineato Rinaldi.
Bagnai si è anche dichiarato favorevole al ripristino della "separazione bancaria" fra istituti di credito tradizionali e banche d'affari sul modello del Glass-Steagall Act (deciso sotto l'Amministrazione Roosevelt negli Usa nel 1933 e abolita da Clinton nel 1999), una misura che la Commissione europea si è impegnata a proporre entro la fine dell'anno, ma limitandola solo a poche grandi banche "too big to fail", senza mettere in questione il modello della "banca universale".
I tre economisti hanno sottolineato che circolano molti "miti", esagerati o ingiustificati, sulle conseguenza della dissoluzione della moneta unica, a cominciare da quello dell'iperinflazione che sarebbe causata dall'inevitabile e immediata svalutazione delle monete nei paesi periferici. L'inflazione, ha detto Bagnai, si ripercuoterebbe con forza dimezzata e solo un anno e mezzo dopo sull'inflazione. Mentre Borghi Aquilini ha sfatato i miti della svalutazione dei patrimoni immobiliari e dell'aumento dei carburanti. "Negli ultimi anni il prezzo della petrolio è andato da 140 a 25 dollari al barile: vi siete accorti di queste variazioni al prezzo della benzina alla pompa? no, perché gran parte del prezzo della benzina deriva da costi domestici, non dal prezzo del petrolio", ha osservato.
Bagnai ha concluso rivolgendo un appello all'Europarlamento affinché eserciti il suo potere di sfiduciare questa Commissione europea "che sta distruggendo qualsiasi prospettiva di supravvivenza dell'Ue".
Sebbene ospiti di un gruppo politico di destra ed euroscettico, i tre economisti hanno perorato l'uscita dall'euro da posizioni "europeiste" (la moneta unica sta distruggendo il consenso delle popolazioni verso l'Ue e mettendo a rischio le prospettive future dell'integrazione europea) e spesso "di sinistra". La fine della moneta unica dovrebbe essere accompagnata, ha detto ad esempio Bagnai, dalla reintroduzione dell'indicizzazione dei salari all'inflazione (che oggi resiste solo in Belgio) e dalla ri-regolazione dei mercati finanziari, con il ripristino del controllo dei flussi di capitali al di fuori del mercato unico, per impedire le delocalizzazioni delle industrie e il ricatto occupazionale contro la forza lavoro in Europa.
Il ritorno della possibilità di svalutare le redivive monete nazionali permetterebbe, inoltre, di cessare le politiche di "svalutazione interna", applicate nei paesi periferici dell'Eurozona, che significa in realtà, ha aggiunto Bagnai, "scaricare gli shock in modo asimmetrico solo sul lavoro", comprimendo i salari e quindi la domanda, e aumentando le disuguaglianze. Cioè rafforzando due tra le cause più importanti della recessione. "Fra tutti i 204 Stati della Terra, solo 17 hanno adottato il modello della recessione deflattiva", ha sottolineato Rinaldi.
Bagnai si è anche dichiarato favorevole al ripristino della "separazione bancaria" fra istituti di credito tradizionali e banche d'affari sul modello del Glass-Steagall Act (deciso sotto l'Amministrazione Roosevelt negli Usa nel 1933 e abolita da Clinton nel 1999), una misura che la Commissione europea si è impegnata a proporre entro la fine dell'anno, ma limitandola solo a poche grandi banche "too big to fail", senza mettere in questione il modello della "banca universale".
I tre economisti hanno sottolineato che circolano molti "miti", esagerati o ingiustificati, sulle conseguenza della dissoluzione della moneta unica, a cominciare da quello dell'iperinflazione che sarebbe causata dall'inevitabile e immediata svalutazione delle monete nei paesi periferici. L'inflazione, ha detto Bagnai, si ripercuoterebbe con forza dimezzata e solo un anno e mezzo dopo sull'inflazione. Mentre Borghi Aquilini ha sfatato i miti della svalutazione dei patrimoni immobiliari e dell'aumento dei carburanti. "Negli ultimi anni il prezzo della petrolio è andato da 140 a 25 dollari al barile: vi siete accorti di queste variazioni al prezzo della benzina alla pompa? no, perché gran parte del prezzo della benzina deriva da costi domestici, non dal prezzo del petrolio", ha osservato.
Bagnai ha concluso rivolgendo un appello all'Europarlamento affinché eserciti il suo potere di sfiduciare questa Commissione europea "che sta distruggendo qualsiasi prospettiva di supravvivenza dell'Ue".
Le olive nere
La loro preparazione è semplice, e accompagnano piatti tipici della nostra tradizione, con le verdure o con il pesce, o anche da sole, soffritte se sono dolci o "curate" con il sale. Ottime anche per accompagnare una semplice bruschetta.
Molteplici ricette del nostro territorio vengono "colorate" dalle olive nere. In autunno, con la zucca e fave, ecco una delle tante ricette viestane:
Far cuocere in una teglia la zucca gialla affettata, olio d’oliva extravergine, cipolla, aglio tritato, finocchietto selvatico, una manciata di olive nere sotto sale, peperoncino e qualche pomodorino. Unire infine le fave precedentemente lessate.
fonte //www.facebook.com/photo.php?fbid=466051336838255&set=a.378732712236785.1073741828.378512635592126&type=1&thea
CARTELLATE
Ingredienti:
1 kg. di farina bianca, 200 gr. di vino bianco secco, 200 gr. di olio extra vergine di oliva, 10 gr. di sale, acqua tiepida, vincotto.
Preparazione:
Mettete la farina a corona sul tavolo da lavoro. Nel centro mettete il vino intiepidito e l'olio. Sciogliete un pizzico di sale in 50 cl. di acqua tiepida da utilizzare per impastare tutto il composto affinché risulti né troppo duro né troppo morbido. Ottenete dalla massa delle palline che stenderete col mattarello; tagliate delle strisce con la rotella della larghezza di 3 o 4 cm. Piegate in due le strisce e unitele, con le dita, a distanza di 3 cm. creando così delle conchette. Arrotolate su se stesse le strisce a spirale e fatele asciugare e riposare per circa 6 ore. Friggete le cartellate in abbondante olio bollente. Immergetele nel vincotto intiepidito e spolveratele con mandorle tostate tritate, o con cannella unita allo zucchero a velo, o semplici zuccherini colorati.
fonte /www.facebook.com/photo.php?fbid=468867786556610&set=a.378732712236785.1073741828.378512635592126&type=1&theater
lunedì 2 dicembre 2013
E’ morto il Maestro liutaio Vincenzo De Bonis. E’ lutto cittadino
Si è spento oggi, all’età di 84 anni, il Maestro Vincenzo De Bonis, ultimo rappresentante della liuteria famosa in tutto il mondo per la pregiata ed artistica produzione di strumenti musicali a corda.
Rispettando la tradizione dei suo avi, che va avanti da padre in figlio da quattrocento anni, Vincenzo è stato erede degli insegnamenti storici della tradizione nominata come la “Dinastia di Liutai più antica d’Italia”. Per secoli i De Bonis hanno costruito infatti, mandolini e chitarre di grandissimo valore, molto ricercati dai più famosi musicisti italiani e stranieri, che nei secoli si sono recati personalmente a Bisignano.
Con la morte di Vincenzo De Bonis va via un pezzo di storia e di grande cultura. Una persona umile, preparatissima e soprattutto meticolosa nel suo lavoro, “Mastru Vicianzu”, com’era affettuosamente chiamato dai suoi compaesani, ha portato il nome di Bisignano in tutto il mondo che per domani, in suo ricordo, proclama il lutto cittadino.
I funerali si terranno domani 2 Dicembre alle 15 nella Cattedrale di Bisignano, officiati dal parroco don Maurizio Spadafora.
Nella bottega del rione Giudecca, De Bonis ha realizzato per tanti anni, strumenti preziosi che affascinano musicisti e grandi professionisti, e nel corso della sua attività, ha raggiunto i più ambiti traguardi nella difficile arte della liuteria, lavorando per lungo tempo a fianco di suo fratello Nicola (1918 – 1978). Oggi la tradizione liutaia bisignanese è portata avanti dalla nipote dei due maestri e figlia di Costantino, Rosalba De Bonis, specializzata nella realizzazione di chitarre battenti, che imparò l’arte della liuteria nella bottega dello zio Vincenzo. Ma altri giovani liutai bisignanesi seguono con enorme successo, anche internazionale, le orme dei grandi De Bonis, come Andrea Pontedoro e Francesco Pignataro.
Il Museo della liuteria, che nascerà a Bisignano, è dedicato proprio a Vincenzo De Bonis. Il Maestro aveva donato poco tempo fa, al comune di Bisignano, una chitarra classica in acero, una chitarra battente e un violino da lui stesso realizzati, che verranno esposti nel museo. Un ultimo regalo che il grande Maestro ha voluto fare alla sua città.
TOP SECRET : ESPERIMENTI ABUSIVI CON MICROCHIP-LETTERE A NAPOLITANO
TOP SECRET : ESPERIMENTI ABUSIVI CON MICROCHIP-LETTERE A NAPOLITANO
ABBIAMO EFFETTUATO UNA BONIFICA CON APPOSITO APPARECCHIO DI RILEVAZIONE SEGNALI PRODOTTI DA EVENTUALI MICROSPIE O TELECAMERE,PRESSO L’ABITAZIONE DI UNA CITTADINA ITALIANA VITTIMA DI GRAVISSIMI ABUSI PERPETRATI NEGLI ANNI.I RISULTATI SONO QUELLI CHE POTRETE VEDERE NEI VIDEO DOCUMENTI.
LA PERSONA INTERESSATA NEGLI ULTIMI ANNI HA SCRITTO PIU’ LETTERE AL PRESIDENTE NAPOLITANO PER INFORMARLO DELLA SUA SITUAZIONE IN CUI DENUNCIA L’INSERIMENTO DI MICROCHIP ALL’INTERNO DEL SUO CORPO A SUA INSAPUTA, TORTURE FISICHE SUBITE DA ARMI AD ENERGIA DIRETTA E UNA SERIE DI REATI SUBITI DA PIU’ DI TRENT’ANNI.
Il latte che bevi a colazione contiene pus, feci, batteri ed altro. Lo sapevi?
Questo è un altro motivo per cui sempre più persone diventano vegane, perché cresce la consapevolezza che lo sfruttamento degli animali, oltre ad essere eticamente molto più che discutibile, determina delle situazioni di pericolo per la salute.
Il latte che si beve a colazione contiene pus, feci, batteri e altre cose che nessuno vorrebbe mai ritrovarsi nella tazza o nel bicchiere, solo che in effetti la maggior parte delle persone le assumono tutti i giorni, seppur del tutto inconsapevolmente. Questo non è altro che la conseguenza degli allevamenti intensivi di bestiame, delle mucche da latte nella fattispecie, che costrette a vivere in condizioni a dir poco vergognose, sono tra l’altro forzate a produrre una quantità di latte 10 volte superiore a quella che produrrebbero se dovessero allattare un loro vitello. In conseguenza di questo, si ritrovano con delle mammelle sempre gonfie, pesanti, dolenti, con problemi di mastite, una dolorosa infiammazione delle mammelle, che viene curata con un massiccio utilizzo di antibiotici.
E naturalmente, questi vengono assorbiti dal povero animale e finiscono nel latte che arriva sulle nostre tavole. Ma non solo, perché le mucche sono alimentate con mangimi che contengono diserbanti, pesticidi, erbicidi e mangimi che spesso non sono niente affatto biologici, tutti veleni che, anche in questo caso, vengono assorbito dal povero animale e poi finiscono sempre nella solita bottiglia o busta di latte che fa bella mostra di sè nei banche dei supermercati e, di conseguenza, nei frigoriferi delle cucine dei consumatori. E non è ancora tutto, perché non bisogna dimenticarsi di batteri, sangue, feci, virus e pus che completano il cocktail di latte.
Il pus, per esempio, è in un certo senso controllato da delle normative europee che ne stabiliscono i limiti massimi consentiti che, nello specifico sono di 400 milioni di cellule di pus e 100 milioni di germi per litro di latte, cosa che è del tutto sconosciuta alla stragrande maggioranza dei consumatori, ma nota solo agli addetti ai lavori. Naturalmente, chi viene a conoscenza per la prima volta di questa inquietante realtà non può che restarne come minimo interdetto, e poi dovrà decidere se continuare a comprare il latte così com’è, ovvero un cocktail di sostanze veramente poco raccomandabili.
Il latte che invece si comprava una volta direttamente in campagna, seppur non pastorizzato, era tutt’altra cosa. Allora le mucche erano considerate dai contadino una risorsa, delle amiche da curare, nutrire e assistere nel miglior modo possibile, e non vi era ancora il modo per poter forzare la loro produzione di latte, tanto è vero che vi erano periodi dell’anno in cui il latte prodotto era veramente ben poca cosa, ma in tutti i casi si trattava di latte genuino. Poi, l’allevamento delle mucche da latte è diventato una vera e propria industria, un business, e come tale guarda solo al profitto, piuttosto che alla qualità.
Senza contare poi il problema etico relativo allo sfruttamento dell’animale che, oltre tutto, avrà anche una vita breve perché, sfruttato al massimo, dopo pochissimi anni non potrà più produrre io latte, non avrà quasi nemmeno la forza di reggersi sulle quattro zampe, e verrà avviato al macello perché non più remunerativo. Gli allevamenti in cui le mucche possono pascolare liberamente, senza mai essere forzate nella produzione di latte, si contano sulla punta delle dita di una mano e il latte è dedicato soprattutto alla produzione di formaggi esclusivi, di cui se ne producono un numero limitato di pezzi proprio perché si tratta di latte, e non del cocktail di cui si è parlato in precedenza.
Questo è un altro motivo per cui sempre più persone diventano vegetariane e poi vegane, perché la consapevolezza che lo sfruttamento degli animali, oltre ad essere eticamente molto più che discutibile, determina delle situazioni di pericolo per la salute comincia a far riflettere.