mercoledì 31 luglio 2013

Quando l'Amore è infinito...!

Un giovane ritornava a casa dopo otto anni che non vedeva i genitori. Era andato via di casa in malo modo e durante la lontananza aveva avuto diversi problemi con la legge, ritrovandosi persino in carcere. Poco prima di uscire dal carcere, scrisse ai genitori ed espresse il desiderio di voler fare ritorno a casa ma egli voleva un segno del loro perdono. Ora, poiché prima di arrivare nella stazione del paese, il treno passava davanti alla loro casa, disse ai genitori: «Se passando davanti casa, vedrò un fazzoletto bianco sul ciliegio che c'è nel cortile, saprò che mi avete perdonato e scenderò dal treno. Se non lo vedrò, capirò che non mi avete perdonato e resterò sul treno per andare definitivamente lontano».

Mentre il treno si avvicinava alla casa, la sua preoccupazione si trasformò in agonia. Non potendo sopportare più il suo ansioso stato d'animo, raccontò tutto al compagno di viaggio e concluse chiedendogli: «Per favore guarda tu dal finestrino e dimmi se vedi o no quel fazzoletto». Ad un tratto il suo compagno cominciò a gridare dalla gioia: «Presto, guarda! Non c'è un solo fazzoletto sul ciliegio, ce ne sono decine e decine!» Il giovane guardò dal finestrino e, con sua meraviglia, vide che il ciliegio era pieno di fazzoletti: il perdono dei genitori era stato totale e smisurato!
- Anonimo
Foto: Quando l'Amore è infinito...!
Da leggere, è molto bella

Un giovane ritornava a casa dopo otto anni che non vedeva i genitori. Era andato via di casa in malo modo e durante la lontananza aveva avuto diversi problemi con la legge, ritrovandosi persino in carcere. Poco prima di uscire dal carcere, scrisse ai genitori ed espresse il desiderio di voler fare ritorno a casa ma egli voleva un segno del loro perdono. Ora, poiché prima di arrivare nella stazione del paese, il treno passava davanti alla loro casa, disse ai genitori: «Se passando davanti casa, vedrò un fazzoletto bianco sul ciliegio che c'è nel cortile, saprò che mi avete perdonato e scenderò dal treno. Se non lo vedrò, capirò che non mi avete perdonato e resterò sul treno per andare definitivamente lontano».

Mentre il treno si avvicinava alla casa, la sua preoccupazione si trasformò in agonia. Non potendo sopportare più il suo ansioso stato d'animo, raccontò tutto al compagno di viaggio e concluse chiedendogli: «Per favore guarda tu dal finestrino e dimmi se vedi o no quel fazzoletto». Ad un tratto il suo compagno cominciò a gridare dalla gioia: «Presto, guarda! Non c'è un solo fazzoletto sul ciliegio, ce ne sono decine e decine!» Il giovane guardò dal finestrino e, con sua meraviglia, vide che il ciliegio era pieno di fazzoletti: il perdono dei genitori era stato totale e smisurato!
- Anonimo

venerdì 26 luglio 2013

Anima Gemella




Molte persone sono confuse dall'espressione "anima gemella". Molta di questa confusione deriva dal fatto che esiste più di un'anima gemella per ogni persona su questo pianeta.
Un'anima gemella è una persona che avete conosciuto in un altro luogo nel tempo.
A volte le anime gemelle sono compatibili con voi ed altre volte no, ma il vostro cuore ricorderà e li amerà istintivamente. Un'anima gemella produce un'attrazione magnetica che fa battere il vostro cuore più forte e vi fa sudare le palme delle mani. Un'anima gemella ha qualcosa di speciale dentro di sé.
Il vostro cuore è sempre felice di vederlo, e quando siete soli non vedete l'ora di incontrarlo di nuovo.

Quando amate voi stessi realmente, siete pronti ad incontrare un'anima gemella. Egli può rendervi felici o farvi a pezzi, dipende solo da come vi sentite riguardo voi stessi. Se ancora non avete raggiunto un punto in cui potete sinceramente e veramente amare voi stessi, la relazione con un'anima gemella vi darà una sonora strigliata.  Non tutte le persone che sono attratte da voi sono le vostre anime gemelle.
E' estremamente importante che portiate a voi il giusto compagno, che vi accompagni lungo il sentiero della vita. Quando chiedete al Creatore un'anima gemella, assicuratevi di chiedere un compagno a voi compatibile.  Parte dell'evoluzione degli essere umani è quella di imparare ad accettare gli altri per ciò che sono.  E' imperativo che, quando lo troverete, accettiate questa persona così com'è.
Alcune persone sono generose di natura ed hanno una tendenza a dare continuamente. A causa di questa loro caratteristica, attireranno verso di loro anime gemelle che non sono generose, e da questa relazione prenderanno più di quanto non siano disposti a dare.
Assicuratevi di esser pronti per un'anima gemella che vi restituisca tutto l'amore che gli/le date. Durante le mie letture incontro sempre donne che dicono: "Fuori ci sono soltanto uomini guasti." Come conseguenza troveranno solo uomini guasti.
Sento la stessa cosa da parte degli uomini. Dicono: "La fuori ci sono soltanto donne che usano gli uomini".
Dal momento che questo è ciò in cui credono, diventa anche ciò che trovano. Il vostro subconscio vi porta sempre dove gli dite di andare. E' importante sapere che le anime gemelle esistono e molto probabilmente sono alla vostra ricerca. E' possibile trovare la vostra perfetta anima gemella per il viaggio della vita.
CHIAMARE L'ANIMA GEMELLA A VOI COMPATIBILE
Centratevi nel vostro cuore e visualizzatevi, mentre scendete in profondità all'interno della Madre Terra, che è parte di Tutto Ciò che E'.
Visualizzatevi, mentre partendo dai vostri piedi portate l'energia in alto, aprendo ogni chakra fino a quello della corona. In una bellissima palla di luce, uscite nell'Universo.
Andate oltre l'Universo, oltre le luci bianche, quelle scure e di nuovo quelle bianche, passate quella sostanza gelatinosa che sono le Leggi, fino a giungere ad una luce risplendente di colore bianco perla, nel Settimo Piano di Esistenza.
Pronunciate il comando: "Creatore di Tutto Ciò che E', è comandato che l'anima gemella a me più compatibile sia portato a me, e che abbia queste caratteristiche (elencatele). Grazie! E' fatto! E' fatto! E' fatto!".
Assicuratevi che la richiesta sia inviata.
Appena il processo è terminato, risciacquatevi e rientrate nel vostro spazio. Andate nella profondità della terra e spingete la sua energia in tutti i vostri chakra fino a quello della corona e fate un break energetico.
FRAMMENTI D'ANIMA
Un frammento d'anima è un pezzo dell'energia della forza vitale essenziale che è andata persa in intensi incontri emotivi. Un frammento dell'anima è qualcosa di più complesso di un uncino psichico. I frammenti d'anima possono essere il motivo per cui pensiamo ancora a qualcuno molti anni dopo averlo lasciato e siamo incapaci di interrompere queste memorie in modo salutare. I frammenti d'anima posso essere smarriti o scambiati nei seguenti modi:
I frammenti d'anima possono essere smarriti con la morte di una persona amata, accanto alla quale abbiamo condiviso molte esperienze. I frammenti d'anima possono essere smarriti in matrimoni o relazioni nelle quali abbiamo dato molto di noi stessi.
Quando una persona è stata malata possiamo, inconsciamente o consciamente, darle qualcosa di noi stessi nel tentativo istintivo di guarirla.
In caso di violenza o di abuso.
Questo esercizio produrrà conseguenze straordinarie per la vostra forza spirituale. Pensate ancora ad un vostro amore di dieci anni fa? Potreste ancora portare un frammento d'anima di quella persona. Per lasciare e sostituire i frammenti d'anima di una particolare persona, comandate che tutti i frammenti d'anima scambiati tra voi siano ripuliti e rinviati ad entrambe le parti.
Esistono due distinti processi:
l'uno, quando il processo viene sottoposto ad un'altra persona; l'altro, quando il processo viene fatto su voi stessi.
Centratevi nel vostro cuore e visualizzatevi, mentre scendete in profondità all'interno della Madre Terra, che è parte di Tutto Ciò che E'.
Visualizzatevi, mentre partendo dai vostri piedi portate l'energia in alto, aprendo ogni chakra fino a quello della corona. In una bellissima palla di luce, uscite nell'Universo.
Andate oltre l'Universo, oltre le luci bianche, quelle scure e di nuovo quelle bianche, passate quella sostanza gelatinosa che sono le Leggi, fino a giungere ad una luce risplendente di colore bianco perla, nel Settimo Piano di Esistenza.
Pronunciate il comando: (Per altre persone) "Creatore di Tutto Ciò che E', è comandato che tutti i frammenti d'anima di tutte le generazioni, di tutti i tempi e dell'eternità, tra le pieghe del tempo, da (il nome della persona) siano rilasciati, ripuliti e restituiti a (il nome).E' comandato che tutti i frammenti d'anima appartenenti a (nome della persona) siano rilasciati, ripuliti e restituiti a loro. Grazie! E' fatto! E' fatto! E' fatto!" (Per voi) " Creatore di Tutto Ciò che E', è comandato che tutti i frammenti d'anima di tutte le generazioni, di tutti i tempi dell'eternità, tra le pieghe del tempo, da (nome della persona) siano rilasciati da loro, ripuliti e restituiti a me (dite il vostro nome). E' comandato che tutti i frammenti d'anima appartenenti a (nome della persona), siano rilasciati da (dite il vostro nome) ripuliti e restituiti a loro, come giusto che sia in questo momento. Grazie! E' fatto! E' fatto! E' fatto!".
Assicuratevi che i frammenti vi siano restituiti e che voi li restituiate.
Appena il processo è terminato, risciacquatevi e rientrate nel vostro spazio. Andate nella profondità della terra e spingete la sua energia in tutti i vostri chakra fino a quello della corona e fate un break energetico.
DIVORZIO ENERGETICO DA RELAZIONI PASSATE
Un programma nascosto che molte persone portano con sé, è quello di credere di essere sposati ad un'altra persona, anche quando sono separati o fisicamente divorziati. Se il soggetto è profondamente attaccato alla persona, può essere irrilevante il fatto di essere sposati o no; a livello inconscio, pensa ancora di esserlo. Vi sorprenderà scoprire quante persone non hanno ancora rescisso il loro impegno energetico con un amore del passato.
Centratevi nel vostro cuore e visualizzatevi, mentre scendete in profondità all'interno della Madre Terra, che è parte di Tutto Ciò che E'.
Visualizzatevi, mentre partendo dai vostri piedi portate l'energia in alto, aprendo ogni chakra fino a quello della corona. In una bellissima palla di luce, uscite nell'Universo.
Andate oltre l'Universo, oltre le luci bianche, quelle scure e di nuovo quelle bianche, passate quella sostanza gelatinosa che sono le Leggi, fi no a giungere ad una luce risplendente di colore bianco perla, nel Settimo Piano di Esistenza.
Pronunciate il comando: "Creatore di Tutto Ciò che E', è comandato che (nome della persona) sia liberata dall'impegno di questo matrimonio e che sia per il suo bene supremo. Grazie! E' fatto! E' fatto! E' fatto!".
Assicuratevi che l'energia del legame tra le due persone sia inviata alla Luce del Creatore.
Appena il processo è terminato, risciacquatevi e rientrate nel vostro spazio. Andate nella profondità della terra e spingete la sua energia in tutti i vostri chakra fino a quello della corona e fate un break energetico. Tratto da: Theta Healing- Vianna Stibal

L'influenza del Pensiero

L'influenza del Pensiero
Lo scienziato giapponese Masaru Emoto, sin dagli anni '80 ha condotto una serie di esperimenti sulle molecole d'acqua, esaminando i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi di acqua: di rubinetto, di sorgente, dei laghi, dei fiumi, e quella inquinata.
Il risultato è sorprendente: E' emerso che ogni cristallo d'acqua porta in sé un'informazione dipendente dalla vibrazione, derivante da pensieri, parole, fotogrammi e musiche. Più precisamente, la geometria del cristallo è l'informazione stessa che si cristallizza. L’acqua ci ascolta, memorizza i nostri pensieri, le nostre vibrazioni ed emozioni ed è in grado di risponderci attraverso il linguaggio figurativo dei suoi cristalli. Esiste quindi un vero e proprio dialogo tra l’uomo e l’acqua e ciò è dimostrato dal fatto che l’uomo è fatto, per la maggior parte, proprio di acqua. Negli esperimenti di cristallizzazione dell’acqua, la carica energetica positiva (proveniente ad esempio da un pensiero positivo, da una musica sublime o da una preghiera o meditazione) viene oggettivata creando cristalli simmetrici, con bellissime forme. Mentre se l’acqua riceve vibrazioni negative (ad esempio con parole negative o musica disarmonica) non riesce a cristallizzarsi oppure si cristallizza in forme disarmoniche, amorfe disgregate, asimmetriche. Il nostro pianeta è coperto per il 70% della sua superficie di acqua, la stessa proporzione è presente in un corpo umano. I suoi esperimenti rivelano indubbiamente l’esistenza di energie sottili e dell’influenza che i pensieri, i sentimenti, la musica, le immagini, le parole possono avere sulla materia. L’acqua detiene una memoria, essendo in grado di trattenere l’informazione, impregnando la propria struttura molecolare dalle diverse energie con cui viene a contatto.
Gli esperimenti di Emoto testimoniano la necessità di osservare i nostri pensieri, perché modificano noi stessi, gli altri e l'ambiente circostante.

dal blog di 'Umani in Divenire

giovedì 25 luglio 2013

Chernobyl 27 anni dopo: invasa dalla natura e dagli animali


 
Video: Parte 3 - Parte 4

In questi filmati (4 video) vediamo il santuario "naturale" di flora e fauna che è emerso  nell'area evacuata intorno a Chernobyl, quando nel 1986 ebbe luogo la grande esplosione nucleare  di una centrale . La zona che fu evacuata, ovvero la cosiddetta "zona di alienazione" originariamente fu di 30 km  di raggio dalla esplosione del reattore. All'epoca fu mantenuta dall'armata russa, ma ora include 2600 kmq in Ukraine ed una riserva naturale in Bielorussia

Lo scopo della zona  fu di proteggere le persone dalla radiazione e limitare la diffusione  della radiazione, riducendo l'accesso.  Con il tempo, la Natura ha preso il sopravvento  e contrariamente alla piu' parte delle profezie degli esperti, i segni di mutazione sono molto pochi. 

E' un film straordinario su questa zona ed i suoi abitanti animali. La troup che ha filmato il documentario ha ovviamente passato molti mesi  dentro l'area evacuata ed ha seguito  le vite di una gatta e i suoi piccoli (eccellenti immagini) , di un lupo, un paio di orsi ed altro. Si vedono nel film, cervi, cavalli selvaggi, civette 

Cosi in un città dove gli abitanti umani se ne dovettero andare, la natura - flora e fauna- ha fatto il suo ingresso. 

Intere città nell'area furono abbandonate e i tassi di cancro in coloro che vivono vicini alle aree colpite si dice siano enormemente elevati; tuttavia la "zona di esclusione" di 30 km
che è stata creata intorno al reattore  si è trasformata in un paradiso di fauna e flora selvatiche.


Fonte: http://saluteolistica.blogspot.it/2013/07/il-santuario-selvaggio-di-chernobyl.html

domenica 21 luglio 2013

"Le pietre sono vive: sì, vive e coscienti.

Foto"Le pietre sono vive: sì, vive e coscienti. Esse ci parlano, e
anche noi possiamo parlare loro. Siete stupefatti…? Ebbene,
provate a sperimentarlo entrando in comunicazione con esse.
Tenete in mano una pietra e ascoltatela: a poco a poco sentirete
che quella pietra vi racconta la lunga storia della Terra, tutti
gli avvenimenti ai quali ha assistito e che si sono registrati su
di essa, poiché tutto si registra. Voi pure potete farvi udire
da una pietra parlandole con amore, poiché l’amore è il
linguaggio universale che tutto il creato comprende. Toccate una
pietra con amore, e questa vibrerà già in modo diverso e potrà
rispondervi con amore.
Quando saprete parlare alle pietre potrete anche affidare loro
dei messaggi. Prenderete una pietra e, impregnandola del vostro
amore, le chiederete di portare la pace e la gioia alla persona
alla quale la offrirete. Sentirete persino che quella pietra è
felice di vedersi affidare una tale missione. "

Omraam Mikhaël Aïvanhov

martedì 16 luglio 2013

Noi siamo un paese senza memoria. di Pier Paolo Pasolini

“Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.”
(Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975)

domenica 7 luglio 2013

AMAZZONIA ULTIMA ARCA-Marcia Theophilo Passigli ed. PREFAZIONEdi Walter Pedullà

PREFAZIONEdi Walter Pedullà
Nell’Ultima arca di Marcia Theophilo c’è una barca cheattraversa i fiumi dell’Amazzonia ma non è l’arca. Semmai èproprio quella barca piena di uomini a rendere necessario dinuovo il ricorso alla mitica imbarcazione di Noè da parte deipochi ‘animali’ che sono degni della salvezza. Trasporta gli‘americani’, chi sta in alto, gli invasori, coloro che sfruttanole risorse della natura fino al loro totale consumo in nomedello sviluppo («Aerei americani / svelano / le ricchezze delsottosuolo»).Il titolo minaccia con due parole molto eloquenti: saràper l’ultima volta: non sarà offerta più un’altra occasione(«Il tempo si dissolve / densa metafisica»). Che ci saremmomeritata per la ferita mortale inferta alla regione nella qualeMarcia è nata, in Brasile, e da qui alla intera Terra. «Il terrorecede il passo / nei nostri occhi, / lo sterminio del pianeta /fragile / microcosmo di insetti, / d’uccelli». Arriva la profeziache la poetessa ha raccolto. Forse è la voce di uno sciamano,che risuona tremenda all’orecchio di ogni indio, anzi di ogniabitante del mondo che tremi per il destino della GrandeForesta.Nel testo di Marcia Theophilo ci sono voci che lei trascriveispirata o che traduce da un linguaggio (magari musica ditamburi e flauti o i suoni della natura ora affidati alle onomatopee)cui bisogna trovare parole che vanno oltre il semplicesignificato. Per aderire allo spirito del luogo non bastala ragione, che tuttavia non è esclusa dal racconto. Attenzione,non narra solo una guerra fra una cattiva modernizzazio-5© 2013 Passigli Editori srlvia Chiantigiana 62 – 50012 Bagno a Ripoli – Firenzewww.passiglieditori.it info@passiglieditori.it«Io sono la creatura originaria / prima di ogni altra cosa / furonoi semi / germogliati nella mia mente».Anche suoi sono gli interrogativi dei testimoni, delle prossimevittime: prima: «Per quanto durerai / luna crescente?».Poi la domanda cui nessuno può rispondere, se non si poneun freno alla distruzione del patrimonio naturale: «Ma qualespazio ci resta? / Quale tempo?». Si ignora chi pone il quesito,ma non sta parlando un solo individuo. Il discorso è frantumatoe l’associazione accosta ogni allarme sul futuro delmondo minacciato. Arrivano voci e immagini da ogni tempo,da ogni spazio in una composizione dove entra ogni cosavista, fatto o idea purché sia in grado di emozionare le intelligenze.La notizia qui è sempre scottante.La barca appare e scompare tra le foglie degli immensi alberiche coprono il territorio sconfinato e le sponde di unfiume – il più grande del mondo, il Rio delle Amazzoni – cheè un mare nel quale confluiscono migliaia di corsi d’acquache altrove sarebbero fiumi di nome illustre. La vede dall’altol’occhio degli indios e la giudica la mente della scrittrice,che avverte il pericolo dell’oggetto estraneo e ostile alla foresta,cioè al polmone del pianeta, il suo cuore, il suo respiro.«Foreste densissime / bruciano gli alberi / spogliati delle foglie,/ i vincitori / rimangono in possesso / di un luogo devastato».Questo lo spettacolo della ‘civilizzazione’, non è finito, ilpresente dei verbi ribadisce che succede anche oggi: «Estirpateradici / si contorcono / tronco ferito / dall’alto della cima/ gli alberi cadono / morenti nella sabbia». «La tragedia delpopolo indio / rievoca / distruzione nella nostra mente / divorata/ al contemplare il fato». C’è qualcosa di fatale nel fenomenoche il mondo presente dà in ogni continente (nell’Amazzoniava in scena l’inizio della fine di una stagione umana),e tuttavia è bene ricordare cosa ci lasciamo alle spalle,7ne e un’ingenua conservazione del primordiale. È in giocol’intera vita, cominciando da quella della poetessa, che sa interpretarei messaggi ermetici ad altri. Marcia ci ha messotutta l’anima – e magari anche la psicanalisi – in questi versiin cui la cultura più sofisticata si fa natura ‘primordiale’:quello che siamo diventati senza mai smettere di essere ‘selvaggi’:nel senso del ‘pensiero selvaggio’ di Claude LéviStrauss.Per convincerci più profondamente, coinvolgendoci comeesseri capaci di scovare e intendere il nostro più remotopassato, l’autrice usa non una lingua – il suo portoghese dinascita – bensì due, cioè anche l’italiano, lingua di ormai anticaelezione. Si consiglia di leggere dall’una e dall’altra:stando di fronte meglio collaborano con parole che diconoperché suonano in un modo che risulta suggestivo a chiascolta o perché pronunciano sentenze di condanna: «Non èla morte a uccidere / ma l’avidità degli uomini / che arrivanoin un’immensa barca per saccheggiare la foresta». Si passa dalportoghese all’italiano come se fossero due poemi. Ha piùsuoni naturali e intraducibili la lingua madre. Non sono duepoesie diverse e tuttavia piace alla ragione e ai sensi conciliarei significati italiani coi suoni brasiliani. C’è sintonia, ledue lingue sanno d’essere nate in Europa: non finga il vecchiocontinente di non capire che la morte della forestaamazzonica prelude a quella di tutto il mondo.La poetessa è come se fosse lì, ‘presente’ quanto il verboche dà il tempo a ogni verso di questo intenso – non una parolache non sia caricata di altro senso – e visionario poemadella natura al quale sono stati offerti tutti i ritmi e i generi ele forme, dall’epica all’epicedio, dall’inno all’elegia, dallapreghiera al lamento funebre: «Gli indios vivono da millenni/ nella Grande Foresta / testimoniano la sua agonia». Tuttoavviene sotto gli occhi di Marcia, che scava nella storia allaricerca dell’india che un giorno fu e che ora tale si ritrova.6luna». E allora i versi si impennano solenni per sottolinearel’aspirazione di Marcia a identificarsi con i suoi indios, conla loro natura: «Sono fiume davanti al fiume / sono sole davantial sole / sono luna davanti alla luna». Il razionalismoarretra dinanzi a ciò che non può capire ma conserva l’oscuratestimonianza.Il ricordo rifiuta i tempi al passato – le battute del dialogonon hanno memoria – e l’infinito presente del globo terracqueo(«Rotondo, rotondo. / Nulla più che rotondo. / Non siconosce l’inizio / né la fine») racconta una vita che si ripetesempre identica da millenni: «Scolpire, modellare, intagliare/ tessere, cantare, danzare / piume e penne / intrecciate in armonia/ forme e colori». Così la memoria marca la visionecome se volesse fissare ciò che sta svanendo, la condizionefelice originaria che non riusciamo a dimenticare. E che èuna manovra distraente della psiche in cerca di rifugio surreale.Il realismo incita a considerare possibile la fine negatada un plurimillenaria circolarità dell’esistenza umana.La tragedia cede il passo all’idillio che canta l’amore: quiviolento «come acqua di pioggia / e vento forte». La nostalgiapuò essere un sentimento non meno forte se restituisce intattala descrizione e il racconto della ‘prima volta’: «sono ituoi occhi / bacche nere di Guaranà» e «il corpo trema, e nascondeil dolore / tra carezze e baci». Questa è la vita che abbiamoperduto: la natura con mille occhi, per volare e vederel’inverosimile, «farfalle /... / occhi-foglie».Come era felice l’uomo della foresta! «(…) si accoppia, /mangia frutta / e canta / uimbà, uimba, uiwà, uivà», mentreintorno «gli uccelli volano e pescano» e si sentono «il cantodegli animali / e l’indolenza». L’indolenza di chi non è impazientedi andare altrove: la contemplazione dei metafisici?Anche questo, ma è urgente procurarsi il cibo: «Dove avetetrovato tanto pesce?». In questo Eden si fa di tutto, l’uomo èun essere intero che non vuole rinunciare a nulla. Gli indios9anche per essere invogliati a opporci alla logica di un sistemasociale che, consumando troppi beni naturali oggi, nepriva le generazioni future. Le stiamo soffocando sul nascere,presto mancherà loro l’aria. Lo sviluppo incontrollato sista mangiando quella natura senza la quale la vita non è vita.Vi farò vedere io, dice Marcia, qual è la vera vita, la vita degliindios prima che arrivassero gli uomini che avanzano nellabarca.In Amazzonia si combatte una battaglia che non riguardasolo gli indios. È la stessa battaglia dell’effetto serra, del bucoall’ozono, della deriva dei ghiacciai. Gli sciamani (anchelo sciamano che è il poeta) parlano agli indigeni perché gliuomini ‘civili’ intendano. L’Apocalisse è un’esagerazionedella fantasia ma in alcune stagioni meritano fiducia sciamanie poeti lungimiranti. Oggi possono credere agli allarmisulla condizione del sistema anche gli illuministi. Nella disperazionelo sguardo va in alto e l’indigeno implora con paroledi cui ignoriamo il contenuto: «O luna, aluè, o lunaoluà».La barca piena di uomini incute paura agli indios («Inquesta immensa barca / i nemici / feroci. / Perfino i pesci cantano/ la paura», le popolazioni che sono un tutt’uno con lanatura multicolore e risonante del canto di uccelli mischiatoa quello delle donne, o del pianto dei bambini che si accompagnaagli stridi delle scimmie. E insieme orchestrano unasinfonia che rievoca musica arcana come invocazione: «Yurara,Pajurà, Pora, Tucu-may / Yacì, Yanoà, Naia, Tacumam».Non muoiono solo gli alberi monumentali («Aveva quasimille anni / questo monumento», dice un anonimo ammiratoredella maestosità della natura). «Con l’invasione della foresta/ scompaiono / insetti, / semi, frutti, / foglie, fauna».Tra gli animali ci sono anche gli uomini scacciati dal paradisoterrestre: «Al centro dell’Eden / fiumi vegetali». Talvoltaquesti sembrano alla fantasia ‘ingenua’ «fiumi bagnati dalla8Perché noi siamo gli stessi uomini che un giorno eressero ilPartenone e scrissero il De rerum natura.Lo conferma la divinità che ha la voce dell’oracolo: «dasola sarò tutti noi, / dice la dea». Riecheggia il rimpianto diun’epoca in cui le divinità abitavano nelle persone comuni,negli animali e nella vegetazione. Marcia crede nella grandezzae nella potenza degli antenati, e in qualche angolo dellasua anima si nasconde la fede nel ritorno che restituiscealla vita i grandi spiriti di una volta. Anche Marcia aspira auna poesia che dica tutto come sa fare l’epica. La natura e lacultura debbono avanzare abbracciate, anche la natura haqualcosa da farsi perdonare, se gli sciamani hanno tra i loromiti l’Apocalisse.Non so quasi nulla della letteratura brasiliana classica omoderna, immagino che sia ricca la letteratura locale o mondialesull’Amazzonia, e allora mi limito a indagare nel poemadi Marcia Theophilo. C’è sotto gli occhi la sua poesia,versi che dicono una cosa ma richiamano dieci interpretazioni.Sono tutte benvenute, tutti convengono da ogni vicendaindividuale in questo luogo devastato per resuscitareuna condizione che non è il passato, bensì il presente, se sisa vedere e udire. «Ascolta come è intenso, il rumore dellapioggia». Marcia scrive per ricordare agli uomini quello chehanno dimenticato, dal rumore della pioggia al resto.Nel mondo rotondo, nel cerchio, viene prima il poi, il futuroprima del passato, la barca procede andando avanti eindietro. La natura dà i tempi con un altro orologio. Arrivaprima l’idillio («venite nel fiume / a giocare nell’acqua») o lapassione travolgente? «Vivere è un fiume in piena». L’amorenon è sempre la storia e la poesia deve saper parlare dei primordicon linguaggio che cambia le forme e la sostanza. Peresempio, all’improvviso, inspiegabilmente, nel silenzio, nelbianco tra una strofe e l’altra come ad annunciare un miracolo«si ode un mormorio». Qui non c’è parola che nomi-11di Marcia Theophilo sono esseri normali, il loro spirito nondimentica la materia di cui sono fatti gli uomini.Poi l’arrivo della barca. «Tutto è avvenuto molto in fretta /gesti / sequenza di panico, / paura / ombre che scavano la luce/ nel buio». Fughe, urlando per il terrore: «Corrono senzameta gli animali … / Gridi di scimmie urlatrici». Il paniconon risparmia i fiori, che a loro modo resistono, inutilmente:«Quattro petali rosa si adunano / oscillando / nel rosso e nelgiallo / si difendono / dall’essere espoliati / annientati». E ibambini smettono di ridere: «Le risa dei bambini / a un trattosono grida / e tutto urla / le scimmie, gli animali / nella selva».Quella barca che porta gli invasori è una realtà che offendela sensibilità universale, ma è anche un simbolo: rappresental’invasione violenta della storia che ha invertito il sensodel progresso. Marcia Theophilo, che si è immersa nellanatura minacciata mettendola al presente (sta succedendoora qui, lo vedo o lo prevedo), scompare come persona. L’ioc’è ma annegando nella materia si ripropone come collettività:il destino è lo stesso per tutti, tutto il mondo è stato invasodal cielo («uccelli volanti / macchine volanti»). Un giornoMarcia ha cantato o pianto fra le donne indie, un giornoha visto i fiori rossi, verdi, rosa, gialli pieni, colori che gridanocome per il parto i semi che popolano di altre piante laforesta. «Essere natura!», desiderò Flaubert in fuga dallametropoli moderna.Lévi Strauss non ha dimenticato la notte passata a dormiretra i Nambikwara con una felicità che ricorda quella chesi attribuisce al buon selvaggio. Si chiama naturalismo panicoquesto sentimento di Marcia Theophilo? L’illusione dellametempsicosi assimila gli antichi greci agli indios dell’Amazzonia:«Gli indios Caetés e Tupinambás / credono nel ritornodei morti, / parlano della loro grandezza / della loro potenza».10AMAZZONIAL’ultima ArcaAMAZÔNIAUltima Arcanando non suggerisca altro.Ci vogliono le tecniche più ‘artificiali’ in uso nella liricacontemporanea per riportare in vita la vera vita prima chescompaia definitivamente. Un fiume in piena che però hacascate e altre interruzioni del corso, un impeto frammentatoo carsico, con stacchi e riapparizioni dove non te l’aspetti.Una serialità di eventi, immagini e voci che raccontanoper analogie che selezionano l’essenziale e lo fanno fremerecome se fosse stato toccato un luogo invisibile dotato di suoipoteri occulti in cui gli indios credono («non possiamo vederei loro sogni», i sogni dei bambini piangenti), e a livellosimbolico lo crede anche Marcia Theophilo: «E la luceaffonda nel buio».Se c’è l’arca, quand’anche fosse l’ultima, pure stavolta c’èsperanza in un futuro migliore. Difficile immaginarlo, ma sec’è l’arca, vuol dire che è previsto di nuovo un diluvio universale.Sarà ancora una volta l’acqua a salvare il mondoamato dagli indios e da Marcia, che sempre ha affidato funzionesalvifica all’acqua. Essa naturalmente andrà a travolgerela barca carica di uomini che vanno a defogliare e a sradicarela foresta amazzonica. La scena non è descritta nelpoema (solo il titolo di questo bel poema lo suggerisce), madue versi descrivono un desiderio che chiede di essere esaudito:«nel silenzio implorò / il favore del Fulmine».L’amore non uccide/ma, tu amata foresta,/ bruci senza/ darmi un abbraccio.

L'amore dei gabbiani

Una volta mi dissero che l’amore dei gabbiani,come quello degli alcioni,dura a lungo, spesso per tutta una vita.
Infatti i pescatori a volte trovano sulla sabbia i loro corpi senza vita,a due alla volta mai soli.
Volano per l’ultima volta sulla riva solitaria per morire insieme.

"Romano Battaglia, da: Una rosa dal mare"

IL BAMBINO CHE SCRIVEVA SULLA SABBIA...

Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla
spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo.Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. 
Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.”Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti amo!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via.
Diglielo tu che le vuoi bene.”
Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall’acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Eppure torno qui ogni giorni a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l’amore di un figlio per la propria madre.
”Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire.
(Alessandro Bon)

La poesia che difende la natura. E la natura che nutre la poesia.

Giulio Gasperini
AOSTA –
 Una casualità, o forse no, una mossa premeditata, ha concesso al 21 marzo tre oneri che, al fin fine, paiono allacciati indissolubilmente: arriva la primavera (e chi non ricorda Zefiro torna e ‘l bel tempo rimena del grande poeta?), e si celebrano due giornate mondiali, quella della poesia e quella delle foreste. In difesa, di entrambe. Ed esiste una donna, una grande donna, che ha coniugato queste due passioni, e utilizza la poesia in difesa delle foreste, dei suoi equilibri naturali, della sua importanza imprescindibile, non tanto per il solo essere umano quanto per la sopravvivenza della Terra tutta. Marcia Theophilo ha individuato nella Foresta Amazzonica il punto focale della sua ricerca poetica, l’altrove migliore da difendere coi versi, col ruolo sociale che la poesia negli ultimi anni ha il terrore di ricoprire. La Foresta è il luogo del parto primigenio, è l’utero del mondo che qui si culla e si nutre, che qui si fa largo verso la luce e la vita, verso il calore e il colore:“Dal corpo contratto, dal pieno del ventre /
dalle viscere, sulle rive tra il fogliame /
sono i profumi della foresta e il sangue /
ad avvolgere il suo corpo: /
l’aiutano, le donne del villaggio /
la selva è una galassia che ascolta il suo vagito /
tra le braccia Kupaùba-albero”.
Ma la foresta è anche il luogo dove tutto muore e tutto torna alla vita, con dolcezza e devozione: “Fiore, tu illumini i miei rami / ai primi ritmi del mattino / canto d’uccelli e di grilli / lontani tamburi – poi cadi e muori / per dare vita al frutto: / la foresta spalanca la sua bocca / nell’umido terreno ti riceve”. La Natura è il luogo per eccellenza della vita, dalla forma più piccola (ma non misera) a quella più grande e complessa: “Non solo gli animali ma tutto in natura ha un’anima, / un’anima alata che lascia il mondo quando sogna. E / sogna sempre luoghi ignoti”.
L’immedesimazione del poeta nella natura diventa completa, un panteismo assoluto e sovrano, che fa del poeta un semplice tramite per i bisogni e le esigenze urlate dalla natura: “Noi alberi viviamo di piogge / di rugiade eterne e delle brume / dei fiumi e degli oceani / di mattutini vapori / e delicate nebbie”. Il poeta è vettore dell’angoscia della foresta; del dolore che troppo patisce a causa degli uomini, della loro fame di ricchezze, della loro bramosia del possedere. Irrispettosi delle esigenze della Terra, devastano e distruggono, estirpano e bruciano, perforano e succhiano:“Albero, da te ho preso il dolore selvaggio / quei lamenti nell’aria, nel fiume / fuggono gli animali dai tuoi rami-rifugio / […] / il tronco annerito dal fuoco cade / […] / Si accende un fuoco che abbaglia, acceca. /
Chi può togliere questa freccia senza punta? / Dove possiamo deporre questo male? / In tutti i luoghi della terra
suoni interferiscono, ricordi di morti. / Il cielo che oggi ti accompagna è senza stelle”. La foresta è anche la Madre Acqua, depositaria della più straordinaria ricchezza della Terra, l’acqua “più preziosa del diamante”; ma anche questa è minacciata, distrutta, devastata insensatamente, per un gioco al massacro che punirà solamente i carnefici: “La pioggia ha sapore amaro / sassi, foglie e nuvole / nuvole carnose / pioggia, perché non sei più dolce come prima?”.

Marcia Theophilo ci suggerisce che dovremmo maturare la coscienza dei nostri gesti, anche indiretti. Non tutti abbiamo le asce in mano, le picche strette tra le dita, i fiammiferi pronti nella tasca; ma siamo muti e omertosi complici di ogni ombra che non esisterà più, perché non ci sarà più nessun ramo. Marcia Theophilo ci mette spalle al muro e ci sprona a maturare la coscienza e la consapevolezza che la foresta è l’unico paradiso terrestre, l’unico vero luogo di riposo e di dolcezze: “Respira: è ancora qui la vita / ancora un poco, continua / respira non fermarti / respira, respira, continua / è ancora qui l’inizio della vita”.