sabato 28 febbraio 2015
L'Accademia mondiale della poesia con sede a Verona organizza un concorso di poesia per le scuole sul tema "poesia e pace".
Partecipano al concorso di poesia sul tema “POESIA E PACE” gli studenti degli Istituti Secondari di Secondo Grado. Il concorso è parte integrante del progetto Giornata Mondiale della Poesia. Ogni partecipante potrà inviare n.1 opera scritta in lingua italiana, che dovrà prevenire entro il 10/03/2015 al seguente indirizzo mail: info@accademiamondialepoesia.com. Le poesie dovranno essere dattiloscritte e accompagnate dalla scheda di adesione sulla quale verranno riportati i dati anagrafici completi del partecipante, la classe frequentata e la scuola di appartenenza. I premi saranno assegnati a giudizio insindacabile e inappellabile di una Giuria presieduta da Marcia Theophilo candidata al Nobel; fra i membri della Giuria, Antonio Canu Presidente Oasi WWF, Ennio La Malfa, Presidente di Un Bosco per Kyoto, Anna Lisa Tiberio, Ufficio Scolastico Regione Veneto (Referente Consulta). La cerimonia avverrà nel quadro della “Giornata mondiale della poesia”. Data e luogo precisi dell’evento verranno comunicati successivamente ai singoli partecipanti.
1’ classificato 250€e 2’ classificato 150€e 3’ classificato 100€e I Premi dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori. Le opere inviate non verranno in alcun modo restituite; le stesse su insindacabile decisione dell’organizzazione, potranno essere pubblicate. La partecipazione al concorso comporta la piena ed incondizionata accettazione di tutte le norme del presente Regolamento. Il mancato rispetto, anche di una soltanto di esse, comporta l’esclusione automatica dal concorso. Sara’ data comunicazione scritta solo ai vincitori. È’ facoltà dell’ Accademia Mondiale della Poesia di decidere l’utilizzo e la diffusione delle opere inviate, mediante pubblicazione, divulgazione verbale, radiotelevisiva o pubblicitaria. Pertanto l’artista dichiara di non pretendere alcun compenso relativo alle proprie opere e concedere l’utilizzo dei propri dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003.
1’ classificato 250€e 2’ classificato 150€e 3’ classificato 100€e I Premi dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori. Le opere inviate non verranno in alcun modo restituite; le stesse su insindacabile decisione dell’organizzazione, potranno essere pubblicate. La partecipazione al concorso comporta la piena ed incondizionata accettazione di tutte le norme del presente Regolamento. Il mancato rispetto, anche di una soltanto di esse, comporta l’esclusione automatica dal concorso. Sara’ data comunicazione scritta solo ai vincitori. È’ facoltà dell’ Accademia Mondiale della Poesia di decidere l’utilizzo e la diffusione delle opere inviate, mediante pubblicazione, divulgazione verbale, radiotelevisiva o pubblicitaria. Pertanto l’artista dichiara di non pretendere alcun compenso relativo alle proprie opere e concedere l’utilizzo dei propri dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003.
Ottimo risultato per legadellaterra.it!
Lega della Terra > Lega della Terra > Ottimo risultato per legadellaterra.it!
Sta per chiudersi il mese di Febbraio 2015, il secondo mese di vita di questo sito internet, nonostante questo mese non è stata fatta alcuna campagna, abbiamo raggiunto risultati addirittura superiori rispetto a Gennaio u.s. dove abbiamo sponsorizzato la campagna “Adotta un albero di Arance rosse IGP” con una piccola campagna Google AdWords.
Naturalmente questo risultato è solo grazie allo sforzo di tutti coloro che passano buona parte della propria serata a trovare, analizzare, modificare e pubblicare gli articoli che trovate in questo sito, ma con grande volontà e piacere, sopratutto poi quando si vedono certi, inaspettati, risultati.
X | Numero di visite | Pagine | Accessi | Banda usata |
Media | 210 | 486 | 8.525 | 171,30 MB |
Totale | 5.676 | 13.132 | 230.194 | 4,51 GB |
Quindi, non resta che ringraziare tutti coloro hanno permesso questo, ancor modesto, ma per noi molto importante, risultato che nasce solo ed esclusivamente allo scopo di informare, combattere e cambiare (in meglio) questo nostro sistema.
Mauro Cappuccio
Coordinamento Lombardia – Gestore sito internet
Coordinamento Lombardia – Gestore sito internet
http://www.legadellaterra.it/ottimo-risultato-per-legadellaterra-it/
L’implosione delle Organizzazioni sindacali agricole
Il disagio a seguito delle rivelazioni in merito alle retribuzioni Coldiretti monta in molte Organizzazioni provinciali. Dall’Umbria riceviamo questa lettera aperta che pubblichiamo nella sua interezza. Non desideriamo fare alcun commento visto la completezza dei contenuti esposti che ovviamente condividiamo.
Cari amici della Lega della Terra,
vi scrivo in seguito ai temi da voi trattati recentemente, relativi alla questione Siena e stipendi vertici Coldiretti.
Siamo soci Coldiretti da generazioni. Io personalmente, per un breve lasso di tempo, ho ricoperto alcuni incarichi, all’interno dell’associazione.
Un progetto valido quello che da anni stà portando avanti Coldiretti, che rischia di infrangersi grazie ai pochi che detengono il potere. Quando entrai in Coldiretti (avevo ancora il latte ai denti), il mio predecessore, mi illustrò la struttura e la gerarchia, costituita fondamentalmente da due piramidi: una politica, capeggiata dai presidenti, con funzioni appunto politiche e l’altra dirigenziale, capeggiata dai direttori con funzoni di gestione economica. Ci volle poco per capire che in realtà, la funzione politica era espletata di fatto dai dirigenti e non dai politici. Qualsiasi rinnovo di cariche, secondo me, passa per le mani di un dirigente e viene scelto in base al grado di malleabilità e facilità gestionale.
E’ per questo che Coldiretti, di fatto non è in mano ad agricoltori. L’ultimo palese segnale, il placet sull’Imu, ennesimo balzello del governo che rischia di far chiudere un’altra buona fetta di imprese, già gravate da difficoltà economiche derivate da anni di congiuntura dei mercati e da politiche di sviluppo che mirano solo ad un obiettivo: creare burocrazia per far sì che l’agricoltore nel giro d’affari delle politiche comunitarie, sia solo una partita di giro.
Eppure Coldiretti tace, questa tassa sembra dipinta come una patrimoniale in beni di lusso e fonti di ingenti proventi. Perchè noi “siamo politicamente corretti”, non bisogna scendere in piazza. Scendendo in piazza, non si risolve nulla. Quale alternativa allora? I tavoli delle trattative.
Ma certo. A porte chiuse, lontani dai bifolchi, si negozia bene, per N motivi.
Sono proprio i tavoli delle trattative ad aver azzerato la vera lotta sindacale in Italia; i rappresentanti delle associazioni, negoziano di fatto consensi alla politica; la merce di scambio, molto spesso è la burocrazia che tiene vive le casse di entrambe le parti.
Mai come ora, l’agricoltura è stata dipinta come “l’isola felice”, perché “è l’unico settore trainante della nostra economia”, perché “se vogliamo ripartire, bisogna ripartire dall’agricoltura”.
Bene. In realtà carte alla mano, le cose non stanno proprio così. Se l’agricoltura riesce a cavarsela (in alcuni casi), è perché la crisi la conosce da tempi remoti, perché le prime crisi di mercato risalgono ai primi anni novanta e continuano fino ad oggi, intervallate da alcune false speranze, che altre non erano che boccate d’ossigeno per evitare l’asfissia.
Se l’agricoltura è così dipinta dai media, la colpa è anche di chi, dovrebbe tutelarci e dovrebbe, alla luce del sole, combattere la pressione fiscale opprimente, la burocrazia smodata, le lungaggini dei pagamenti Pac e Psr, la volatilità dei prezzi di mercato.
La colpa è forse nostra, dei contadini che si lamentano nei mercatini rionali e tacciono nelle assemblee e nelle sedi in cui c’è da controbattere, senza attaccare un sistema ormai palesato anche ai più ciechi. Un’omertà dovuta alla forte paura, paura data dal fatto che, i cavilli burocratici ci costringono in stato di continuo bisogno di certe strutture ed è proprio lo stato di continua necessità, il loro cavallo di battaglia.
Questo sistema imploderà, è solo questione di tempo”.
Lettera firmata
vi scrivo in seguito ai temi da voi trattati recentemente, relativi alla questione Siena e stipendi vertici Coldiretti.
Siamo soci Coldiretti da generazioni. Io personalmente, per un breve lasso di tempo, ho ricoperto alcuni incarichi, all’interno dell’associazione.
Un progetto valido quello che da anni stà portando avanti Coldiretti, che rischia di infrangersi grazie ai pochi che detengono il potere. Quando entrai in Coldiretti (avevo ancora il latte ai denti), il mio predecessore, mi illustrò la struttura e la gerarchia, costituita fondamentalmente da due piramidi: una politica, capeggiata dai presidenti, con funzioni appunto politiche e l’altra dirigenziale, capeggiata dai direttori con funzoni di gestione economica. Ci volle poco per capire che in realtà, la funzione politica era espletata di fatto dai dirigenti e non dai politici. Qualsiasi rinnovo di cariche, secondo me, passa per le mani di un dirigente e viene scelto in base al grado di malleabilità e facilità gestionale.
E’ per questo che Coldiretti, di fatto non è in mano ad agricoltori. L’ultimo palese segnale, il placet sull’Imu, ennesimo balzello del governo che rischia di far chiudere un’altra buona fetta di imprese, già gravate da difficoltà economiche derivate da anni di congiuntura dei mercati e da politiche di sviluppo che mirano solo ad un obiettivo: creare burocrazia per far sì che l’agricoltore nel giro d’affari delle politiche comunitarie, sia solo una partita di giro.
Eppure Coldiretti tace, questa tassa sembra dipinta come una patrimoniale in beni di lusso e fonti di ingenti proventi. Perchè noi “siamo politicamente corretti”, non bisogna scendere in piazza. Scendendo in piazza, non si risolve nulla. Quale alternativa allora? I tavoli delle trattative.
Ma certo. A porte chiuse, lontani dai bifolchi, si negozia bene, per N motivi.
Sono proprio i tavoli delle trattative ad aver azzerato la vera lotta sindacale in Italia; i rappresentanti delle associazioni, negoziano di fatto consensi alla politica; la merce di scambio, molto spesso è la burocrazia che tiene vive le casse di entrambe le parti.
Mai come ora, l’agricoltura è stata dipinta come “l’isola felice”, perché “è l’unico settore trainante della nostra economia”, perché “se vogliamo ripartire, bisogna ripartire dall’agricoltura”.
Bene. In realtà carte alla mano, le cose non stanno proprio così. Se l’agricoltura riesce a cavarsela (in alcuni casi), è perché la crisi la conosce da tempi remoti, perché le prime crisi di mercato risalgono ai primi anni novanta e continuano fino ad oggi, intervallate da alcune false speranze, che altre non erano che boccate d’ossigeno per evitare l’asfissia.
Se l’agricoltura è così dipinta dai media, la colpa è anche di chi, dovrebbe tutelarci e dovrebbe, alla luce del sole, combattere la pressione fiscale opprimente, la burocrazia smodata, le lungaggini dei pagamenti Pac e Psr, la volatilità dei prezzi di mercato.
La colpa è forse nostra, dei contadini che si lamentano nei mercatini rionali e tacciono nelle assemblee e nelle sedi in cui c’è da controbattere, senza attaccare un sistema ormai palesato anche ai più ciechi. Un’omertà dovuta alla forte paura, paura data dal fatto che, i cavilli burocratici ci costringono in stato di continuo bisogno di certe strutture ed è proprio lo stato di continua necessità, il loro cavallo di battaglia.
Questo sistema imploderà, è solo questione di tempo”.
Lettera firmata
Federico Trotta
Segretario Lega della Terra
Segretario Lega della Terra
http://www.legadellaterra.it/limplosione-delle-organizzazioni-sindacali-agricole/
La Carne e il Sospiro
La Carne e il Sospiro
Io sono la tua carne, la carne eletta del tuo spirito. Non potrai mai visitarmi nel giorno, prima che il puro lavacro del sogno mi abbia incenerita per restituirmi a te in pagine di poesie in sospiri di lunga attesa. Temo per il mio dolore come se la tua dolcezza potesse farlo morire e privarmi così di quel paesaggio misterioso che sono i ricordi. Sono piena di riti e della logica dei ricord iche viene dopo, quando si affaccia alla mia vita il rendiconto della verità giornaliera, il sogno affogato nell'acqua. Sono misteriosa come tutti, ogni mio movimento è un miracolo e tu lo sai, ma il grande passo che io possa fare è quello di venire da te (un viaggio infinito senza ristoro, forse un viaggio che mi porterebbe a morire perchè io sono il canto e la lunga strada). Il canto muore, va a morire nelle viscere della terra perchè io sono la misura del tuo grande spettacolo di uomo; sono lo spettatore vivo delle tue rimembranze ma anche l'insetto, l'animale che sogna e che divora. Prima della poesia viene la pace, un lago sempiterno e pieno sopra il quale non passa nulla, neanche un veliero; prima della poesia viene la morte, qualche cosa che balza e rimbalza sopra le acque; il lungo cammino di me folla di genio e di malizia che porta lontano ma io e te siamo soli come se fossimo stati creati prima e per la prima volta; io e te siamo riemersi dal fango della folla e giornalmente tentiamo di rimanenre soli in questa risma di carte che è il grande spettacolo dei vivi. Io e te siamo esangui senza voglia di finire questo incantesimo. Incolori e indomiti, siamo soli nel limbo del nostro piacere perchè io e te siamo pieni di amore carnale, io e te. Alda Merini a Sergio Bagnoli
La pace di Alda Merini
LA PACE
ALDA MERINI
Spesso quando riposo io ti sogno
e mi ripaghi tu solo di tutte quelle
ampiezze sbagliate che hanno creato
gli uomini.
In questa confusione c'è anche la guerra,
ma in questa confusione c'è anche la pace.
Meravigliarsi di tutto.
È questo l'inno dei poeti
che non hanno paura della guerra,
che non hanno paura della pace.
e mi ripaghi tu solo di tutte quelle
ampiezze sbagliate che hanno creato
gli uomini.
In questa confusione c'è anche la guerra,
ma in questa confusione c'è anche la pace.
Meravigliarsi di tutto.
È questo l'inno dei poeti
che non hanno paura della guerra,
che non hanno paura della pace.
venerdì 27 febbraio 2015
Benefattori privati del Golfo aiutano a pagare i salari di oltre 100.000 combattenti dell’Isis
Di Patrick Cockburn - 26 febbraio 2015
Lo Stato Islamico sta ancora ricevendo un importante sostegno finanziario da simpatizzanti arabi al di fuori di Iraq e Siria, mettendolo in grado di espandere i suoi sforzi bellici, dice un anziano ufficiale curdo.
Lo Stato Islamico sta ancora ricevendo un importante sostegno finanziario da simpatizzanti arabi al di fuori di Iraq e Siria, mettendolo in grado di espandere i suoi sforzi bellici, dice un anziano ufficiale curdo.
Gli Stati Uniti hanno cercato di fermare questi benefattori privati negli stati petroliferi del Golfo che mandano allo Stato Islamico (Isis) fondi che aiutano a pagare i salari di combattenti che possono ammontare a ben oltre 100.000.
Fuad Hussein, il capo del personale del presidente curdo Massoud Barzani, ha detto domenica a The Independent: “C’è simpatia per Da’esh [l’acronimo arabo per IS, noto anche come Isis] in molti paesi arabi, e questa si è tradotta in denaro, ed è un disastro.” Ha fatto notare che fino a tempi recenti l’aiuto finanziario veniva dato più o meno apertamente dagli stati del Golfo all’opposizione in Siria, ma ora la maggior parte di questi gruppi ribelli è stata assorbita nell’IS e in Jabhat al-Nusra, l’affiliata di al-Qaida, e quindi adesso sono loro “che hanno il denaro e le armi”.
Mr Hussein non ha identificato gli stati da cui arriva oggi il finanziamento per l’IS, ma faceva capire che erano gli stessi stati petroliferi del Golfo che in passato avevano finanziato i ribelli sunniti arabi in Iraq e in Siria.
Il Dottor Mahmoud Othman, un membro anziano della dirigenza curda irachena che di recente ha lasciato il parlamento iracheno, ha detto che c’era stato un equivoco riguardo al motivo per cui i paesi del Golfo pagano l’IS. Non è soltanto che i benefattori sono sostenitori dell’IS, ma che il movimento “ottiene denaro dai paesi arabi perché ne hanno paura”, dice. “I paesi del Golfo danno denaro al Da’esh in modo che questo promette di non condurre operazioni sul loro territorio.”
I capi iracheni a Baghdad esprimono in privato analoghi sospetti che l’IS con un territorio delle dimensioni della Gran Bretagna e una popolazione di sei milioni di persone che combattono una guerra su molteplici fronti, da Aleppo al confine iraniano – non poteva essere finanziariamente auto-sufficiente, dati gli appelli per le sue risorse limitate.
Lo Stato Islamico sta facendo tutto quello che può per espandere la sua capacità militare, dato che il Primo Ministro iracheno Haider al-Abadi e il Comando Centrale statunitense (CentCom) minacciano un’offensiva alla fine di quest’anno per impossessarsi di nuovo di Mosul. Indipendentemente dalla fattibilità di questa operazione, la forse dell’IS combattono in località ampiamente diverse in tutto l’Iraq settentrionale e centrale.
Martedì sera hanno fatto un attacco a sorpresa con un numero di combattenti compreso tra le 300 e le 400 unità, molti di loro erano nordafricani di Tunisia, Algeria, Libia, contro le forze curde a circa 64 km. a ovest della capitale curda, Irbil. I curdi dicono che 34 combattenti dell’IS sono stati uccisi in combattimento e dagli attacchi aerei statunitensi. Contemporaneamente, l’IS combatteva per il controllo della città di al-Baghdadi, a varie centinaia di chilometri di distanza, nella provincia di Anbar. Malgrado le previsioni espresse da un portavoce del CentCom la settimana scorsa, che la marea era cambiata e che là l’IS era in ritirata, ci sono pochi segni reali di tale previsione.
Al contrario, l’IS sembra avere le risorse umane e finanziarie per combattere una lunga guerra, sebbene entrambi siano in uno stato di tensione. Secondo le interviste fatte dall’Independent a persone che vivono a Mosul, raggiunte per telefono, o con profughi recenti dalla città, gli ufficiali dell’IS stanno reclutando almeno un giovane di ogni famiglia di Mosul che ha una popolazione di un milione e mezzo di persone. Ha abbozzato una lista di punizioni draconiane per coloro che non sono disposti a combattere, che iniziano con 80 frustate e finiscono con la pena di morte.
Tutte queste nuove reclute ricevono una paga, e anche il mantenimento che fino a poco tempo fa era di 500% (324 £) al mese, ma che è stato diminuito a circa 350$. Ufficiali e comandanti ricevono molto di più. Una fonte locale che non ha voluto si sapesse il suo nome, dice che i combattenti stranieri di cui circa 20.000 sono nell’IS, ricevono un salario molto più alto – che inizia da 800 $ al mese.
Ahmad ha aggiunto: “I combattenti dell’Isis hanno arrestato 4 insegnanti di scuola superiore perché hanno detto ai loro studenti di non entrare nell’Isis. I combattenti dello Stato Islamico sono entrati nelle scuole e hanno chiesto agli studenti di unirsi a loro nell’ultimo anno di scuola. L’Isis ha anche abbassato l’età del reclutamento al di sotto dei 18 anni di età, inducendo quindi alcune famiglie a lasciare la città. Sono anche state installate basi militari per addestrare e armare i bambini
Dato il grado di mobilitazione da parte dello Stato Islamico, le dichiarazioni fatte da Haider al-Abadi e del CentCom circa la riconquista di Mosul questa primavera, usando 20.000-25.000 forze del governo di Baghdad e forze curde, sembrano un tentativo di sostenere il morale della parte anti-Isis.
Il portavoce del CentCom ha sostenuto che c’erano soltanto 1000-2000 combattenti dell’IS a Mosul, cosa che non combaciava con ciò che riferiscono gli osservatori locali. Sinistramente, il governo iracheno e i governi stranieri, hanno una “curriculum” impressionante di sottovalutazione dell’Isis come forza militare e politica negli scorsi due anni.
Alla fine dell’anno scorso Mr Hussein ha detto che l’Isis ha centinaia di migliaia di combattenti”, in un periodo in cui la CIA sosteneva che il loro numero era compreso tra i 20.000 e i 31.500. Non esclude completamente un’offensiva per prendere Mosul, ma, mentre delinea le condizioni di un attacco che riesca, è chiaro che non si aspetta che la città venga riconquistata in tempi brevi. Affinché le forze dei Peshmerga curdi prendano d’assalto Mosul, avrebbero bisogno di equipaggiamento di gran lunga migliore allo scopo di “intraprendere una guerra decisiva contro l’Isis e di sconfiggerlo”, dice. Finora l stiamo soltanto sconfiggendo in varie località del Kurdistan dando il nostro sangue. 1.011 Peshmerga sono stati uccisi e circa 5000 feriti.”
I curdi vogliono equipaggiamento pesante, compresi Humvees,http://it.wikipedia.org/…/High_Mobility_Multipurpose_Wheele… carri armati per circondare ma non per entrare a Mosul, fucili da cecchino, perché l’Isis ha tanti cecchini molto precisi, e anche equipaggiamento per occuparsi di ordigni esplosivi improvvisati (IED – Improvised Explosive Device) e di trappole esplosive, cose che l’Isis usa in abbondanza.
Soprattutto, la partecipazione dei curdi in un’offensiva richiederebbe un socio militare sotto forma di un esercito iracheno efficace e di alleati sunniti locali. Senza questi ultimi, una battaglia per Mosul condotta soltanto dagli Sciiti e dai curdi, provocherebbe la resistenza degli arabi Sunniti. Mr Hussein ha dei dubbi sull’efficacia dell’esercito iracheno che si è disgregato lo scorso giugno quando, sebbene nominalmente avesse 35.000 soldati, è stato sconfitto da poche migliaia di combattenti dell’Isis.
L’esercito iracheno ha due divisioni per proteggere Baghdad, ma è possibile che il governo iracheno le lasci andare ? si chiede Mr Hussein. “E come raggiungeranno Mosul? Se devono passare per Tikrit e Baiji, dovranno combattere duramente lungo la strada anche prima di arrivare a Mosul.”
Naturalmente, un’offensiva contro l’Isis ha dei vantaggi che non c’erano l’anno scorso, come, per esempio gli attacchi aerei americani che però possono essere difficili da impiegare in una città. L’aviazione militare statunitense ha condotto almeno 600 attacchi aerei sulla parte nelle mani dell’Isis della piccola città curda siriana di Kobani, prima che l’Isis si ritirasse dopo un assedio di 134 giorni. Negli scenari più ottimisti, o l’Isis di spacca o c’è un’insurrezione popolare contro di esso, ma finora non c’è alcun segno di questo e l’Isis ha dimostrato che esige una vendetta spietata contro qualsiasi individuo o comunità contrari ad esso.
Mr Hussein dice un’altra cosa importante: per quanto possa essere difficile e pericoloso che i curdi e il governo di Baghdad si impadroniscano di nuovo di Mosul, non possono permettersi di lasciarlo perdere. E’ qui che l’Isis ha ottenuto la sua prima grande vittoria, e qui Abu Baqr Al-Baghdadi ha dichiarato il califfato il 29 giugno dello scorso anno.
“Mosul è importante politicamente e militarmente,” dice. “Se non si sconfiggerà l’Isis a Mosul, sarà difficilissimo parlare della sconfitta dell’Isis nel resto dell’Iraq.
Al momento, le forze dei Peshmerga sono soltanto a circa 13 km. da Mosul, ma i combattenti dell’Isis sono parimenti non molto più lontani dalla città petrolifera di Kirkuk, in mano ai curdi che l’Isis ha attaccato il mese scorso. Date le dimensioni dell’Iraq e la piccola portata degli eserciti impiegati, ogni parte può infliggere sorprese tattiche alla parte avversa perforando le prime linee scarsamente protette.
Ci sono altri due sviluppi a vantaggio dello Stato Islamico. Anche davanti a una minaccia comune, i leader di Baghdad e di Erbil rimangono profondamente divisi. Quando l’anno scorso è caduta Mosul, il governo del primo ministro Nouri al-Maliki ha sostenuto che l’esercito iracheno era stato malamente pugnalato alla schiena da una cospirazione tra i curdi e l’Isis. Le due parti rimangono molto sospettose l’una dell’altra e all’inizio della settimana scorsa, una delegazione guidata dal primo ministro curdo Nechirvan Barzani non è riuscita a raggiungere un accordo a Baghdad su quante delle entrate del petrolio iracheno dovrebbero andare ai curdi in cambio di una quantità precedentemente concordata di petrolio dei giacimenti nel nord in mano dei curdi.
“Incredibilmente, le divisioni ora sono grandi come quando c’era Maliki,” dice il Dottor Othman. Lo Stato Islamico si è fatto molti nemici, ma forse può essere salvato dalla loro incapacità di essere uniti.
Patrick Cockburn è autore del libro: The Rise of Islamic State: Isis and the New Sunni Revolution [L’ascesa dello Stato Islamico: l’Isis e la nuova rivoluzione sunnita] (Verso).
Nella foto: abitanti di Mosul costretti a fuggire dalla loro città.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
La scuola del tracollo di Matteo Renzi e del Pd
Cominciamo subito da un luogo comune, da relitti della politica, da sfatare immediatamente: il documento “La buona scuola”, base del programma renziano di ristrutturazione del settore non va minimamente bene neanche nei principi. Solo il cretinismo di sinistra, incredibilmente ancora presente in sacche di società, può pensare una cosa del genere. Basti dire che si parla di comunità territoriali che, una volta fatta un pò di ricerca sul piano della sociologia dell’educazione, si capisce che non esistono che nell’ideologia. La “buona scuola” rappresenta piuttosto un formidabile arretramento, proprio sul piano della concezione della società e della tutela dei diritti, rispetto al modo di vedere la società che si impone con le ristrutturazioni a venire. Non solo, “la buona scuola” è qualcosa di fermo alla buona vecchia educazione nazionale come se i sistemi educativi fossero ancora quelli del XX secolo. Ma è proprio qui che l’ideologia orwelliana di Renzi applicata alla scuola, della quale si vuol praticare la dismissione proclamandone il rilancio, incontra la residua ideologia standard di sinistra, disorientata dalle ristrutturazioni e bisognosa di punti di riferimento. Nell’idea di una calda scuola nazionale, aperta a qualche puntatina di nuovo (la capacità di fare app) recuperando tradizioni e creatività territoriale (persino un rapporto con le isitituzioni musicali. Istituzioni che, giova dirlo, sono stati massacrati dal renzismo reale). Idea che al Pd e al governo serve per produrre ideologia, ottenendo consenso per poi dismettere, mentre al resto serve per assumere indentità. Una purché sia una in uno mondo che gli operatori della scuola vedono, in maggioranza, oscuro, ostile e privo di prospettive.
Ma a quale logica sovrintende il tentativo, nelle prossime settimane vedremo quanto riuscito, di Renzi di mettere le mani sulla scuola?
Non solo ad un logica di tagli di posti e stipendi insegnanti, mascherati ovviamente da valutazioni di merito sul personale docente, da assunzione solo per concorso e esplicitati da una ulteriore verticalizzazione delle gerarchie del rapporto di lavoro. Quella è materia che dipende direttamente da Padoan, quindi si trova nei patti di stabilità. I quali comunque parlano chiaro: l’alto livello degli avanzi primari di bilancio dell’Italia dei prossimi anni avrà un riflesso diretto sulla contrazione delle risorse destinate alla scuola. Istituto che avrà bisogno, secondo questa logica, di tagliare stipendi per “liberare” risorse. Le cifre sparate da Renzi, milioni e miliardi per la scuola, vanno tutte inquadrate in questo calcolo: qualsiasi cifra sia verrà “liberata” da quando si “risparmierà” nella partita di giro degli stipendi. Poi ci sono gli appassionati della ricognizione del volo degli asini che vedono cose mirabolanti, o favolosi pertugi di autonomia, nella scuola renziana. Che dire, per certe visioni, era meglio l’LSD dei ruggenti anni sessanta.
Ma c’è un altro punto, ancora più importante che sfugge a tanti quadranti che osservano la scuola solo con occhi anni ’80 quindi una dimensione squisitamente nazionale. La contrazione delle risorse comunitarie per i settori educazione, formazione e assimilabili –entro un’idea di ricerca che più jobkiller non si può- toglie fondi per l’innovazione che sono ottenibili tramite la cooperazione europea. Questo grazie ai tagli, applauditi dagli stessi giornali italiani che oggi applaudono la buona scuola, ottenuti in sede di trattativa Ue da Mario Monti (il cui partito ha espresso l’attuale ministro dell’istruzione oggi riparata nel PD).
Questo punto non va visto come una storia lontana. Anzi. E qui bisogna un attimo guardare a come funziona tutto il settore sapere (dal nido fino al post-laurea) secondo l’Ue. Da una parte i sistemi nazionali hanno sovranità sul sapere del proprio paese, dall’altra i fondi comunitari servono, a tutti i livelli educativi, a garantire sperimentazione, innovazione e cooperazione.
Visto che l’Italia ha cannibalizzato i fondi per garantire il sapere nel proprio paese (basti dire in Olanda, che è un po’ piu’ piccola rispetto all’Italia, l’equivalente del MIUR italiano ha oltre un miliardo di fondi su progetti nazionali dove l’Italia prevede 50 milioni. Questo in un paese liberista..) all’Italia restano quindi i fondi comunitari per garantire innovazione, a tutti i livelli educativi, e cooperazione, essenziale in un mondo dove la dimensione nazionale viene superata in ogni attività umana ogni giorno. Già e qui, non caso, nella “buona scuola”, orrendo neologismo di chiaro stampo veltroniano, si insiste sull’autonomia scolastica e sulla capacità degli istituti di praticarla specie nelle fonti di finanziamento. Perchè in Europa funziona così: i finanziamenti, che per molti istituti di base del prossimo futuro saranno essenziali, non li ottieni per diritto ma attraverso sistemi complessi di competizioni continentali. Non a caso nè Renzi nè Giannini prevedono di preparare a questa competizione gli istituti scolastici (in fondi che vanno dall’edilizia, all’innovazione, allo scambio di esperienze, alla capacità stessa di riprodurre l’autonomia finanziaria degli istituti). Questa capacità di competere e di attirare fondi, nelle scuole di ogni ordine e grado come nelle università, è il vero vantaggio che Renzi e Giannini danno alla rete del sapere amica rispetto al grande corpaccione del sistema italiano del sapere. Corpaccione destinato a ricevere, nel tempo, colpi sempre più micidiali nella spirale, che si sta già creando oggi, tra esaurimento di fondi ed incapacità di crearli. E qui che il sistema del sapere italiano, dal nido al post-laurea, si sia spezzato, in punti di eccellenza e zone sempre più vaste di arretratezza, è cosa chiara ed evidente fin dalla gestazione della riforma Berlinguer (seconda metà anni ’90). E’ forse meno chiaro che a) questo spezzamento dei sistemi del sapere è una caratteristica tipica della formazione e dell’educazione del mondo liberista, fin dagli anni ’80, che prevede punte di eccellenza che dialogano col mercato, o sono esse stesse mercato, mentre il resto degrada con la parte di società di riferimento b) giusto prima della trattativa con la Grecia sulla questione dei prestiti ponte, la Germania (fonte die Welt) ha espresso a livello Ue la necessità di accelerare questa dinamica per competere, ancora di più, con i sistemi educativi atlantici c) il nostro paese non avendo le risorse, sia pubbliche che private, se vuol tenere qualche punto di eccellenza in queste dinamiche deve cannibalizzare, ulteriormente, le risorse esistenti a detrimento di quasi tutto il sistema nazionale del sapere.
Parlare di “buona scuola”, con la calda campanella del mattino è quindi una delle tante truffe renziane. Il dispositivo della propaganda è già pronto, almeno nelle intenzioni, per favorire queste dinamiche di cannibalizzazione delle risorse e delle competenze. E i licenziamenti di massa dei precari sono solo una parte, come si vede, di questo processo. Fanno ridere i corsi, anche di aggiornamento, su questo e su quello. Quando il sistema, dal punto finanziario e organizzativo, è spezzato in due nessuno va nessuna parte. Il problema è che tutta questa storia è pensata ancora con le categorie dello stato nazione, della dinamica sindacale di trenta e passa anni fa, e persino con una idea di occupazione che non tiene dagli anni ’90. L’Italia non solo ha bisogno di un sistema educativo nel suo insieme, non con le punte di eccellenza che ne cannibalizzano le risorse, ma deve guardare al declino del lavoro come opportunità formativa. La scuola degli anni ‘70, quella che guardava alla piena occupazione, è finita col fordismo. Quella degli anni ’90, che guardava al precariato, è finita in una società tecnologica, e liberista, che uccide sempre più posti di lavoro di quanti ne crea. Qualche decennio dopo Gorz o si pensa una scuola che metabolizza il declino della società del lavoro, capace di formare all’estrazione di risorse in un nuovo contesto, o il mercato distruggerà la scuola (altro che seguire le indicazioni delle imprese per la formazione..). Il resto è chiacchiera, le proiezioni su base statistica del futuro del lavoro in Europa parlano chiaro: la buona scuola guarda ad un jobs act che è assenza non solo di futuro ma anche di presente.
Vedremo come va a finire. Di sicuro con film già visti, petizioni al presidente della repubblica, appelli a questo e a quello, furbesche assunzioni di valori della buona scuola per sperare in qualche buona assunzione, indicazioni su “dove si può risparmiare veramente” per favorire l’occupazione non si andrà da nessuna parte. O si inverte la dinamica dello spezzamento del sistema educativo nazionale, che non è solo una questione di stipendi e di posti di lavoro ma di sapere e di organizzazione, o la scuola muore con dentro quelli che ci lavorano. Oltretututto, oggi se si si assumessero tutti i precari, mettendo Renzi all’angolo, entro poche settimane le tendenze Ue allo spezzamento dei sistemi educativi in ogni nazione si farebbero sentire. A partire dai patti di stabilità. E qui la Grecia, sul cui sistema educativo la Ue si è accanita, insegna molto a chi vuol vedere.
Un'ultima considerazione. Sulle responsabilità di Cgil-Cisl-Uil in quanto sta accadendo si dovrebbe davvero aprire una Norimberga. Accadendosi, in sede di condanna esemplare, contro il nido di tutte le arretratezze e le nefandezze: la Cgil. Ma una menzione particolare va alla Cisl dell’allora segretario Bonanni quando, pochissimi anni fa, chiedeva a gran voce gli aumenti di stipendio per gli insegnanti di ruolo ricavati dalle risorse “liberate” dal lincenziamento dei precari. Bella solidarietà tra lavoratori, shame on you Cisl.
Le 14 Spiagge di Peschici
Le 14 Spiagge di Peschici
Per le vostre Vacanze sul Gargano le alternati in tema di spiagge di certo non mancherenno. Oggi scopriremo tutte le spiaggie che appartengono al comoprensorio di Peschici ne sono ben 14. Quindi alcune verranno solo menzionate e vi forniremo le indicazione stradali per raggiungerle.
Peschici ha due spiaggie facilmente raggiungibili a piedi dal paese ovunque voi siate tranne se state soggiornando tra Peschici – Vieste o comunque non vicinissimo al Paese.
Peschici ha due spiaggie facilmente raggiungibili a piedi dal paese ovunque voi siate tranne se state soggiornando tra Peschici – Vieste o comunque non vicinissimo al Paese.
Le due spiaggie sono quella di “Jalillo” chiamata anche “mappamondo” ovvero la spiaggia che offre maggior privacy tra le due spiaggia di ghiaia e piacevolissima al calar del sole offre leggera frescura essendo mondo onbreggiata. Si trova a 1 km e mezzo da Peschci ed ad appena 6 km da San Menaio L’altra spiaggia è la “Marina di Peschici” attrezzata con stabilimenti balenerà, decisamente piu vivace ideale per surfisti anche questa di di sappia fine e bianca. Facilmente raggiungibile si trova seguendo le indicazioni per il porto.
La cala
Quella che una volta rappresentava una delle tante spiagge presso le quali gli abitanti andavano a bagnarsi, da moltissimi anni non è piu raggiungibile in quanto il tempo ha provveduto , anche per il fatto che non é stata piu frequentata, a cancellare definitivamente la presenza del sentiero utilizzato una volta per raggiungere questa piccola e suggestiva spiaggia di ciottoli,raggiungibile oggi solo via mare.
Riferimenti GPS N.41’53,868′ -e.016’00,929′
La spiaggia di Procinisco
Incredibilmente bella questa baia di sabbia dorata e mare cristallino é racchiusa tra due suggestive punte rocciose, su quella di destra si potrà ammirare uno splendido trabucco. Anche se non é semplicissimo l’accesso perchè quasi totalmente in concessione a strutture private comunque é presente un tratto di spiaggia libera. Si può accedere da un sentiero che dalla località “Tuppo delle Pile” scende fino alla spiaggia. La spiaggia si trova in direzione Vieste litoranea a circa 3 km da Peschici
La spiaggia di San Nicola altra spiaggia fantastica anche questa di spiaggia ed é presente un tratto di spiaggia libera, insieme alla Baia di Zaina denominata la spiaggia dei giovani sono le mie spiagge preferite. Ecco un link di un precedente post in cui parlavamo di questa baia.
Baia Zaiana
La Spiaggia di Manaccore
Nel tempo ha visto il sovrapporsi di antiche civiltà sin dalla preistoria, ed oltre l’importanza del sito archeologico, oggi fruibile grazie ad interventi che permettono di vivere quella che é una parte importante della nostra storia, è una delle piu belle è frequentate baie di Peschici. Racchiusa tra due suggestive punte rocciose, è formata di spiaggia fine e mare azzurro, raggiungibile per mezzo di una strada asfaltata che porta sino al “Grottone di Manaccore”risalente al 17 Sec a.c, importante ipogeo realizzato all’interno della cavità ed adoperato per la durata di alcune generazioni. Scavi di alcuni anni fa hanno portato alla luce la presenza di almeno 66 capanne delimitate da cabalette scavate nella roccia. É esposta ad venti del nord e anche qui il viaggiatore potrà ammirare il tradizionale Trabucco sulla scogliera. La spiaggia si trova a 7 km da Peschici direzione nord sempre sulla Litoranea.
La Spiaggia di Cala Lunga
É delimitata da promontori che si spingono nel mare posizionata a pochi km da Peschici, lungo la litoranea,è facilmente raggiungibile grazie alla strada che termina a ridosso del costone roccioso e al comodo sentiero che scende fin nella Baia. Di sabbia finissima una spiaggia esclusiva e tranquilla dalla quale si potrà ammirare un interessante formazione rocciosa terminante con arco .
Cala de Turco
Posizionata tra Cala Lunga e la Baia Del Gusmay questa piccola e graziosa cala con il nome che evoca episodi tristi a causa dello scorrere di pirati turchi che scorrazzavano lungo le nostre coste, oggi può essere considerato un posto dove crogiolarsi al sole e rinfrescarsi in acque limpide, come del resto in tutte le nostre baie, in totale relax. Spiaggia completamente libera e raggiungibile fino alla punta di Cala Lunga poi seguendo un sentirò che porta sin giù all’arenile.Per sfuggire alla calura estiva questa meravigliosa cala può essere utilizzata come riparo essendo quasi sempre ombreggiata ne pomeriggio. La spiaggia di Cala del Turco dista 7,5 km dal comune di Peschci.
Posizionata tra Cala Lunga e la Baia Del Gusmay questa piccola e graziosa cala con il nome che evoca episodi tristi a causa dello scorrere di pirati turchi che scorrazzavano lungo le nostre coste, oggi può essere considerato un posto dove crogiolarsi al sole e rinfrescarsi in acque limpide, come del resto in tutte le nostre baie, in totale relax. Spiaggia completamente libera e raggiungibile fino alla punta di Cala Lunga poi seguendo un sentirò che porta sin giù all’arenile.Per sfuggire alla calura estiva questa meravigliosa cala può essere utilizzata come riparo essendo quasi sempre ombreggiata ne pomeriggio. La spiaggia di Cala del Turco dista 7,5 km dal comune di Peschci.
La spiaggia di Santa Crocie e quella del Gusmay sono altri due angoli di paradiso della Costa del Gargano.
La Spiaggia di Sfinale
Una delle piccole baie che ancora oggi conserva tutto il suo fascino selvaggio, segna il confine tra Peschici e Vieste, decisamente incontaminata e facilmente raggiungibile grazie alla strada ha arriva a ridosso della spiaggia, racchiusa tra due bellissime punte rocciose, con quella di sinistra conserva resti di un’importante Torre di avvistamento saracena. Intatta anche la vegetazione che arriva a lambire il mare, ricca di ginepro zafferano e rosmarino, un vero angolo di paradiso.
Altra Baia da menzionare é quella di Bescile a 11 km da e 13 km da Vieste totalmente in concessione a strutture private.