venerdì 31 gennaio 2014

Rosanna Marani P’OSSESSIONE


Buon Banzai! Contro le ingiustizie,contro l’illegalità, contro la crudeltà, contro la malafede. Contro gli imbecilli.
Il mio Blog
http://lortodirosanna.wordpress.com/
Se vuoi sapere chi sono stata
http://it.wikipedia.org/wiki/Rosanna_Marani
http://www.storiaradiotv.it/rosanna%20marani.htm
Se vuoi sapere chi sono, chiedimelo.
Sono viva, alla mia settima vita….”rosa” e intendo arrivare alla decima vita. nuova di zecca, chissà se servono le ali o gli scarponi chiodati per percorrere la strada che ho in mente! la mia parte l’ho fatta, come mamma..tre figli ed ora come nonna,..due nipoti e come giornalista, entrata nella storia del costume italiano. Non mi riposo, impegnata ancora nelle battaglie di civiltà, già, mi piace vivere, non sopravvivere! Non voglio abbonarmi alle..sconfitte, ma tentare la sorte con un biglietto vincente!
Nell’altro, nel partner che mi prefiguro, cerco..l’intelligenza e la sensibilità fatta uomo. Aggiungo la curiosità, la capacità di stupire e di stupirsi e l’intrapprendenza, che lo porti da un indizio arrivare al traguardo della caccia ai tesori che si nascondono nelle pieghe della vita stessa.
Per un partner di tale levatura,..scapperei con lui in..Alaska. Un partner di tale eccellenza lo aspetterei anche per l’eternità, anche nell’al di là….
Astenersi se privi di tali requisiti… Ovvero anima extralarge…..Grazie
.

Citazioni preferite

Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere.
Dalai Lama
Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica.
Albert Einstein
Se sei incudine statti. Se sei martello batti
Anonimo
Non ho tempo per gli imbecilli
Mia
Non dare mai spiegazioni: i tuoi amici non ne hanno bisogno e i tuoi nemici non ci crederanno comunque.
Elbert Hubbard
Cento volte al giorno ricordo a me stesso che la mia vita interiore e esteriore sono basate sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti, e che io devo sforzarmi al massimo per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto.
Albert Einstein
Le lodi mi rendono umile, ma quando mi insultano so di aver toccato le stelle.
Oscar Wilde
fonte http://www.verbumlandianews.com/2013/12/rosanna-marani-possessione.html

giovedì 30 gennaio 2014

FOLLIA BONINO (MINISTRO BILDENBERG CON LO 0,2%): FINANZIA LE AZIENDE ITALIANE CHE DELOCALIZZANO ALL’ESTERO.

Rilanciare lo strumento dei crediti agevolati alle imprese italiane che intendono creare joint ventures con imprese locali nei Paesi in via di sviluppo: e’ quanto deciso dal Comitato direzionale per la Cooperazione allo sviluppo della Farnesina per venire incontro e coniugare le attivita’ a favore dei Paesi in difficolta‘ con la necessita’ di internazionalizzazione delle aziende italiane in un momento in cui, a causa della crisi economica, le risorse a disposizione sono sempre meno.
Lo strumento dei crediti agevolati, dopo aver conosciuto un boom nel corso degli anni ’90, ha subito un declino negli ultimi anni. Per rilanciarlo, il ministero degli Esteri ha approvato alcune modifiche, tra cui l’aumento del numero dei paesi eleggibili ai fini di tale credito, che passano da 29 a 95, includendo quelli a basso/medio reddito, altamente indebitati e meno avanzati.
In questo modo, si punta a favorire maggiori flussi di finanziamento per lo sviluppo dei Pvs e a coniugare maggiormente cooperazione allo sviluppo ed internazionalizzazione delle imprese italiane, in un’ottica piu’ ampia di cooperazione intesa come investimento strategico nell’interesse del Sistema Italia. (AGI) .
FONTE:

L’Ucraina è esplosa! Ma non per essere governata dagli Eurocrati di ALESSANDRO VITALE

L’esplosione della situazione politica in Ucraina è diventata oggetto in pochi giorni di una martellante quanto nauseabonda propaganda dell’Europa di Bruxelles e dei suoi più fidati ideologi a tempo pieno. Si sono schierati in prima fila, non a caso, i giornalisti italiani. Nella fantasmagorica fiera dell’ipocrisia che ne è scaturita, si sono sentite e lette unanimi espressione ridicole quali: “oppositori filo-europeisti” del governo ucraino, “a Kiev si muore per l’Europa” o “la lotta di martiri dell’Europa” – come se UE e Europa fossero la stessa cosa. Alla faccia di bronzo non c’è limite.
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Non solo ricercatori seri che nell’Europa occidentale, negli ultimi quindici anni, avevano previsto l’esplosione di quella pentola a pressione portata a un grado di ebollizione intollerabile e senza sbocchi, soprattutto a causa delle politiche UE, sono stati sbeffeggiati ed emarginati, ma ai danni irreparabili si sono volute aggiungere anche le beffe.
L’UE rimane figlia della guerra fredda. È nata dalla più antieuropea delle condizioni (la spaccatura bipolare fra Europa Occidentale e Europa Orientale, che è stata la sua stessa ragion d’essere), è proliferata su quella e ha cercato, all’atto del crollo dell’URSS, di mantenerla in vita con tutti i mezzi, facendosi passare per la più fulgida espressione dell’Europa storica, per autolegittimarsi e per non mandare a casa uno sterminato esercito di costosissimi eurocrati. All’Ucraina è stato sbattuto in faccia un confine eurocomunitario trincerato, sorvegliato da radar e cani, che ha paralizzato i processi spontanei transfrontalieri, iniziati negli anni Novanta, di passaggio di uomini, merci e capitali. L’ex Presidente Viktor Yushenko ha abolito unilateralmente i visti per i cittadini UE e a distanza di dieci anni non è mai stata rispettata la più elementare regola internazionale della reciprocità.
Anzi: sono peggiorate le condizioni di attraversamento del confine. L’agricoltura ucraina, che prima della Rivoluzione del ’17 consentiva all’Impero di esportare grano in Canada e negli USA (le fertilissime e immense “terre nere” potrebbero nutrire tre quarti del mondo intero), a vent’anni dalla fine della guerra fredda è ancora paralizzata dall’impossibilità di riprendersi, a causa del protezionismo UE di eurocrati e lobbisti, spaventosamente costoso per i consumatori dell’Europa Occidentale e distruttivo per gli Ucraini. Quella barriera confinaria inoltre ha favorito, nella fascia occidentale delle Repubbliche ex sovietiche, la permanenza di nomenklature corrotte, padrone dell’economia, la stagnazione politica-economica, la restaurazione del dominio di strutture (come i servizi segreti) che per quasi un secolo hanno devastato l’Ucraina. I rivoltosi ucraini pretendono accordi con l’UE, non certo per finire sotto le mire pianificatorie e socialiste degli eurocrati, ma per vedere finalmente calare quella vergognosa e antistorica barriera (alla quale aveva cercato di opporsi il Parlamento polacco, ricattato da Bruxelles con la minaccia di “non far entrarela Poloniain Europa”) che provoca un disastro nella regione e che sottopone l’Ucraina ai ricatti della nomenklatura russa, favoriti dai legami interrepubblicani creati a tavolino a suo tempo da Stalin, per impedire che le Repubbliche un giorno potessero diventare indipendenti. La lotta degli Ucraini è contro un governo aberrante, erede del sistema sovietico, favorito da quelle chiusure comunitarie, che emana leggi liberticide e uccide gli oppositori senza pensarci due volte. Nessuno di loro pretende l’associazione all’UE, ma l’abbattimento, mediante accordi elementari, di quel confine-barriera che sta portando l’Ucraina a un ennesimo genocidio per immiserimento. L’abbattimento di quelle barriere – anche economiche – possibile da un giorno all’altro, non danneggerebbe affatto l’economia russa, come va raccontando il protezionista Putin, con argomenti risibili nel campo della teoria economica, già distrutti nella prima parte del Novecento.
Il solo fine di quest’ultimo, di mentalità fascista (“numero-potenza” e autarchia) è infatti quello di impedire la formazione anche in Russia di piccole e medie imprese e di uno strato medio che sarebbe pericoloso per il regime. La realtà è invece che l’abbattimento di quelle barriere volute da Bruxelles depotenzierebbe i dittatori che prosperano al loro oriente. I morti di Kiev ricadono sulla coscienza sporca degli eurocrati di Bruxelles. Così come i metodi dilaganti di squadracce fasciste protette dalla bestialità legale che con stile sovietico prelevano gli oppositori dagli ospedali e li massacrano nei boschi ucraini. Un regime di tipo bielorusso anche in Ucraina (con persino infiltrazioni dei servizi nelle file degli oppositori) è il bel risultato, il capolavoro, il miracolo di politiche eurocomunitarie demenziali e interessate, protrattesi per vent’anni, che hanno portato l’Ucraina al collasso e alla tragedia. Quella degli oppositori ucraini non è affatto una rivolta “controla Russia”. È una rivoluzione contro la permanenza di un mondo che sarebbe dovuto scomparire con il 1989-91 e che burocrati interessati ai loro posti e alle loro prebende hanno cercato di mantenere in vita con una propaganda martellante, finanziata dai loro cittadini, scandalosa e parassitaria, occultandone le vere ragioni.
La responsabilità di quello che sta accadendo in Ucraina non ricade affatto solo sul governo autoritario di una cricca di mezze figure sopravvissute al collasso dell’Impero sovietico, che ne stano utilizzando l’eredità più violenta. Ricade invece, in pieno, su coloro che dalla permanenza di un’Europa spaccata in due, nonostante i legami storici e la ricchezza etnoculturale intrecciata, che si estende fino alla Russia, hanno continuato a prosperare mantenendo privilegi, istituzioni decrepite, barriere confinarie distruttive, coltivando un’ideologia che non corrisponde più alla realtà dei cambiamenti mondiali avvenuti alla fine degli anni Ottanta. Il danno è già stato fatto e peggiorerà in futuro. Ci risparmino almeno la loro insopportabile ipocrisia.
FONTE:
http://www.lindipendenza.com/lucraina-e-esplosa-ma-non-per-essere-governata-dagli-eurocrati/
tramite http://bastacasta.altervista.org/p9382/

BANKITALIA: “Ciò che sta accadendo senza che nessuno lo sappia”

Allarme bankitalia

Riportiamo quanto pubblicato nel profilo facebook dell’europarlamentare Marco Scurria, già noto al nostro blog per essersi più volte battuto per la proprietà della moneta. Invitiamo pubblicamente tutti alla divulgazione di questo articolo e di tutti gli altri presenti sulla rete (tra cui questo post di Lucio di Gaetano nel blog beppegrillo.it) che informano sulla vicenda della svendita di Bankitalia. L’ultimo grande furto ai danni degli ignari italiani.
di Marco Scurria
Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati è chiamata a dare il parere definitivo al Decreto Legge di Letta e Saccomanni emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 Novembre, proprio mentre le telecamere dei media di tutto lo Stivale erano concentrate sulla decadenza da Senatore della Repubblica di Silvio Berlusconi. Il DL va a modificare l’assetto dei Letta e Saccomanniproprietari della Banca Centrale Italiana, oggi in mano ai maggiori cartelli finanziari operanti nel Belpaese, tra cui Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali. Il Governo ha stabilito di trasformare la banca che una volta era degli italiani in una “public company”, dove di pubblico non ci sarà ovviamente nulla: ogni operatore del mercato finanziario globale potrà acquistare le quote di Bankitalia fino a detenere un massimo del 5% delle azioni. Questo significa, ad esempio, che le varie banche d’affari americane Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e City Groups potranno spartirsi insieme ad altri operatori (magari Cinesi, Tedeschi ecc…) la Banca Centrale Italiana.
Il bello è che il Governo Berlusconi approvò nel 2005 una legge (la sconosciuta 262/2005) che prevedeva esattamente il contrario: la rinazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano. Accadde nel 2005, quando – dopo interminabili pressioni – finalmente si seppe chi erano gli azionisti di BdI, fino a quel momento sconosciuti. La legge approvata dal Parlamento dall’allora centrodestra non è mai piaciuta (chissà perché…) ai banchieri italiani, appena qualche mese fa il Presidente dell’ABI Patuelli chiese di cambiare la 262/2005 che in tanti anni non è mai stata resa operativa. Saccomanni, che viene proprio da Bankitalia, ha subito obbedito al dicktat e grazie al silenzio dei media, ora il Parlamento si accinge ad approvare un provvedimento che scippa in maniera definitiva la Banca Centrale agli italiani.
BankitaliaMa c’è di più. Il motivo formale per cui non è mai stata resa operativa la 262/2005 è rintracciabile nella questione del capitale delle quote. Il valore di Bankitalia era, fino al decreto legge di Letta e Saccomanni, di appena 156.000 euro, cifra stabilita dalla legge bancaria del 1936. Con il DL del Governo e grazie ad una stima di alcuni “saggi” nominati dallo stesso Saccomanni, si è deciso in forza di legge che il valore della BdI è di circa 7 MILIARDI di Euro. Grazie a questa operazione gli azionisti come Unicredit, San Paolo etc… si sono ritrovati un grande capitale a disposizione, pronto da vendere al mercato. Capite? E’ come se il Governo stabilisse a tavolino che il valore della vostra società o della vostra abitazione fosse moltiplicato esponenzialmente! Un regalo unico ai soliti noti, con l’aggravante che quella creazione di denaro dal nulla (che tra le altre cose ha fatto incazzare anche la Bundesbank!) doveva andare a vantaggio dello Stato italiano, degli italiani, nostro.
ScurriaA completamento di questa grande manovra alle spalle di tutti gli italiani, c’è da aggiungere la questione della riserva aurea di Palazzo Koch: tonnellate e tonnellate di lingotti d’oro nostri diverranno proprietà di chi comprerà la nostra Banca. Circa 100 Miliardi di riserve auree (l’Italia è il terzo Paese più ricco d’oro del mondo) voleranno via insieme all’ultimo residuo di sovranità del popolo italiano.
Non possiamo permettere che tutto ciò accada in sordina, dobbiamo far sapere la verità e contrastare in Parlamento quest’atto di alto tradimento. Ne va del futuro della nostra terra.
Twitter @marcoscurria

Vittoria! La Marea Blanca blocca la privatizzazione degli ospedali a Madrid

“La sanità pubblica non si vende, si difende”. Con questo slogan domenica scorsa, per l’ennesima volta e per la prima nel 2014,migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale iberica per protestare contro la privatizzazione e la svendita dei principali ospedali della città e della provincia decise dal governo locale del Partito Popolare.

Nel luglio del 2013 il Tribunale Superiore di Giustizia di Madrid aveva sospeso il provvedimento di esternalizzazione dei servizi di sei ospedali e 27 ambulatori varato alcuni mesi prima dalla giunta della Comunità Autonoma di Madrid. Ma i sindacati della sanità, le associazioni dei pazienti e in difesa del servizio sanitario pubblico hanno deciso di continuare a chiedere il ritiro della contestata privatizzazione, e sono scesi in piazza, nonostante pioggia e freddo, per la quindicesima volta nel giro di un anno e mezzo.
Molti di coloro che domenica sono scesi in piazza nel centro di Madrid con il camice bianco non avrebbero forse mai sperato di ottenere una vittoria schiacciante come quella arrivata il giorno seguente: la rinuncia completa da parte del governo della Comunità di Madrid al piano su cui aveva puntato tutto giocandosi popolarità e reputazione. Per ora quindi l’Infanta Sofía, l’Infanta Cristina, l’Infanta Leonor e gli ospedali del Sudest, di Henares e del Tajo sono salvi (tagli permettendo).
La vittoria del movimento di lotta, capace di reggere lo scontro per parecchi mesi senza mai abbassare la guardia e riuscendo a unire insieme lavoratori e utenti – oltre che a riempire Madrid in alcuni casi con centinaia di migliaia di manifestanti – andando oltre le rivendicazioni specifiche e settoriali, è stata completa. Se il Presidente della giunta regionale di Madrid Ignacio González ha dovuto pubblicamente fare ammenda, il suo Assessore alla Sanità Javier Fernández-Lasquetty ha addirittura rassegnato le sue dimissioni, non senza prima tacciare di “irresponsabilità” i promotori della cosiddetta ‘marea bianca’.
Dal 2012, quando cioè González annunciò il varo del suo Piano per la sostenibilità del sistema sanitario pubblico (volto in realtà a svenderlo e privatizzarlo) la lotta dapprima spontanea si è organizzata, ha fatto ricorso a tutti gli strumenti a disposizione ed alla fine ha pagato.
Sarebbe impossibile in un solo articolo ricordare i vari passaggi della lunga battaglia: (vi rimandiamo alla lettura dei vari articoli pubblicati negli ultimi mesi da Contropiano): assemblee negli ospedali, scioperi, assemblee nei quartieri e in altri luoghi di lavoro, creazione di coordinamenti generali di difesa della sanità pubblica, occupazione dei nosocomi, cortei territoriali e poi regionali, organizzazione di un referendum popolare autogestito su vasta scala, dimissioni di decine di direttori dei centri sanitari, allargamento della lotta a tutto il paese.

Un primo importante risultato per la Marea Bianca di Madrid c’era già stato quando era riuscita a bloccare il piano di trasformazione privatistica dell’Ospedale La Princesa in un centro di assistenza agli anziani. I lavoratori del nosocomio furono i primi a sollevarsi contro il piano di privatizzazione attraverso un’ondata di occupazioni e assemblee permanenti. In quel caso Lasquetty fece un passo indietro, e di fronte alla determinazione di lavoratori e utenti dovette cedere, pensando di avere l’opportunità di vincere invece sul piano generale. Ma poi anche il processo di aggiudicazione dei sei ospedali a tre imprese private del settore – Sanitas, Ribera Salud e Hima San Pablo – venne paralizzata dal movimento di protesta, attraverso i ricorsi presentati alla magistratura. Fino alla paralisi totale del piano annunciata ieri dal Partito Popolare della Comunità di Madrid, anche se giunta dopo il licenziamento di migliaia di medici e impiegati del settore sanitario in tutto lo stato e la chiusura di due centri di salute mentale e di un istituto di cardiologia nella capitale iberica, e l’esternalizzazione dei servizi di pulizia e lavanderia.

Vittoria, quindi. Una vittoria importante, un’indicazione per tutti i movimenti sociali, i sindacati e le forze politiche che si battono per la rottura dell’Unione Europea e per il naufragio completo delle sue politiche di austerity in campo economico e autoritarie in campo sociale e politico.

http://www.contropiano.org/internazionale/item/21813-vittoria-la-marea-blanca-blocca-la-privatizzazione-degli-ospedali-a-madrid
 

L'épineuse affaire des deux marins italiens en Inde

La tension monte entre Rome et New Delhi alors que la justice indienne doit annoncer d'ici le 3 février les peines requises contre les deux marins italiens accusés d'avoir tué deux pêcheurs dans une opération antipiraterie en 2012. Dans cette affaire, l'Italie a fait beaucoup d'erreurs, écrit cet ancien ambassadeur italien en Inde.
Les marins italiens Massimilano Latorre et Salvatore Girone, encadrés par des policiers indiens en mai 2012, après leur inculpation pour la mort de deux pêcheurs indiens. (Photo AFP/STR)Les marins italiens Massimilano Latorre et Salvatore Girone, encadrés par des policiers indiens en mai 2012, après leur inculpation pour la mort de deux pêcheurs indiens. (Photo AFP/STR)AFP
Salvatore Girone et Massimilano Latorre, deux militaires italiens en service, étaient engagés le 15 février dernier dans une mission de lutte contre la piraterie dans l'intérêt de l'Italie. En cas de manœuvres suspectes, les règles d'usage de la force armée sont strictes : d'abord des mises en garde répétées et, en l'absence de réponse, des tirs de sommation pour dissuader, jamais pour tuer.

Quoi qu'il en soit, deux pêcheurs sont morts, et même si l'Etat affirme le contraire, il se peut que nos compatriotes aient commis des erreurs durant ce drame : ils devraient dans cette hypothèse en répondre devant la justice de leur pays, qui, dans des cas de ce genre, est tenue d'ouvrir une enquête. C'est sur la base de ces règles, et non de présumées pulsions meurtrières, que leurs actes devraient être évalués, sans prêter foi aux reconstructions fantaisistes et inexactes qui ont proliféré ces derniers mois.

Accusations d'une "italian connection"

L'Inde est un Etat jeune nourri d'un fort sentiment d'identité nationale, dont l'intransigeance est renforcée par la mémoire du récent passé colonial. L'Inde n'est pas anti-italienne : notre pays suscite beaucoup de sympathie parmi la bourgeoisie émergente, attirée par son inventivité, sa mode, son luxe, même si nous ne sommes pas toujours pris au sérieux.

Le "facteur Italie" pèse par contre beaucoup plus sur le plan intérieur : Sonia Gandhi a dominé la scène politique pendant plus d'une décennie et ses origines italiennes, brandies par l'opposition comme le signe d'un inévitable manque de fiabilité dans la gestion des affaires du pays, ont constitué sa principale faiblesse – parfois la seule. Peu importe qu'elle ait donné d'innombrables preuves du contraire : les accusations d'une "italian connection" réapparaissent régulièrement chaque fois que l'Italie est à l'ordre du jour en Inde, qu'il s'agisse de business, ou en l'occurrence de relations politiques.

Obtenir un arbitrage international

Le parti du Congrès [dont Sonia Gandhi est la présidente] s'apprête à affronter les prochaines élections politiques du printemps en position de faiblesse. Après trois générations au pouvoir, la perspective que la dynastie Gandhi cède son sceptre à une coalition nationale-hindouiste aux forts accents populistes devient concrète. Dans de telles conditions,l'affaire des deux marins italiens risque de peser lourdement sur une campagne électorale déjà problématique. La justice indienne est indépendante mais n'est pas dénuée d'arrière-pensées politiques : j'espère me tromper mais je ne serais pas surpris que Sonia Gandhi caresse l'idée d'un gel de toute l'affaire jusqu'à l'été. Une fois les élections remportées ou perdues, l'éventail d'options pourrait se préciser.

Cela ne veut pas dire qu'il faille subir en silence ou ralentir nos efforts. L'Inde est une grande démocratie ; elle parle anglais et ses élites suivent des modèles d'inspiration anglo-saxonne. Mais l'Inde n'est pas l'Occident et elle respecte en premier lieu la dynamique des rapports de force. Ce n'est pas le pays spirituel et débonnaire que d'aucuns imaginent, mais un pays par moments intolérant et violent. On aurait tort de l'oublier, ou bien à nos risques et périls, comme diraient les Anglais. Nous devrions mettre en œuvre tous les moyens pour contester la compétence de la justice indienne sur cette affaire ou obtenir au minimum un arbitrage international.

Les erreurs de l'Italie

Nous avons envoyé par le passé des signaux contradictoires – en dépêchant un ministre des Affaires étrangères à Delhi à quelques jours du drame pour finalement essuyer un refus, ou en indemnisant immédiatement les familles des victimes, au risque d'alimenter les soupçons de culpabilité. Mais il n'est pas trop tard pour corriger le tir.

Plutôt que sur le gel de négociations bruxelloises sur lesquelles les Indiens eux-mêmes sont plutôt prudents, c'est sur le sujet de l'incompatibilité entre les aspirations indiennes à jouer un rôle de premier plan au sein du Conseil de sécurité et son refus d'assumer un rôle proportionné dans la lutte contre le fléau de la piraterie que nous aurions quelques bonnes cartes à jouer à l'Assemblée générale de l'ONU. Sans avoir peur de manifester un peu d'âpreté sur d'autres plans également, et en évitant les faux pas inutiles.

La peine de mort n'est appliquée qu'en de rares occasions en Inde et au début de cette affaire Delhi n'y pensait pas sérieusement. C'est nous qui avons soulevé le sujet, pensant peut-être que le tollé journalistique pourrait renforcer notre position. Alors qu'il a fourni aux autorités indiennes un argument tactique inespéré pour nous mettre en difficulté. Le sujet est maintenant sur la table et nous courrons le risque de devoir un jour remercier Delhi pour avoir épargné à Latorre et Girone la peine capitale. Ce serait pour le coup un beau but contre notre camp.
Sonia Gandhi en porte-à-faux
http://www.courrierinternational.com/article/2014/01/29/l-epineuse-affaire-des-deux-marins-italiens-en-indeL'affaire des marins italiens tombe vraiment mal : les élections législatives doivent avoir lieu à la mi-avril et le climat politique est très tendu. Sonia Gandhi, qui dirige le parti du Congrès, au pouvoir depuis 2004, est d'origine italienne et ne peut pas se permettre d'intervenir directement, de crainte d'être accusée de manque de patriotisme par l'opposition nationaliste hindoue.

Celle-ci avait en effet multiplié les attaques contre Sonia Gandhi dans les années 1990-2000, au prétexte de ses origines. Elle l'accusait alors, non pas de manquer de professionnalisme dans la gestion du pays, mais de n'être pas vraiment indienne. Ces accusations se sont tues depuis plusieurs années maintenant. En fait, ce ne sont pas la prétendue violence qui régnerait en Inde ni les origines de Sonia Gandhi qui posent un problème, mais le contexte diplomatique, sur le plan international, et la campagne électorale, sur le plan national.


La question de la souveraineté nationale, au nom de laquelle les deux marins sont jugés, est particulièrement épineuse après une escalade d'escarmouches diplomatiques entre New Delhi et Washington, où une diplomate indienne a été arrêtée. L'Inde est en effet très soucieuse de ne pas être traitée comme un pays de second rang par les nations occidentales et pourrait donc redoubler de fermeté.

Enfin – et c'est une bonne nouvelle pour les deux marins –, un tribunal indien vient de commuer la peine de mort prononcée contre 15 accusés en peine de prison à perpétuité, invoquant un trop long délai dans l'application du verdict. Certains observateurs voient là un signe de recul de la peine de mort en Inde, réservée selon la Constitution aux cas "de nature exceptionnelle".
http://www.courrierinternational.com/article/2014/01/29/l-epineuse-affaire-des-deux-marins-italiens-en-inde









mercoledì 29 gennaio 2014

Marò,disinformazione totale occhio ad Accame ed Abbo le new entry. di Elfrid Bianchi


E dopo la fonte che dall’ India ha riempito di stronzate la rete italiana ed è stata presa in grande considerazione dai giornali,tutti di una certa area che ha grossi interessi in India,dove oltre a disinformare doveva impedire che venissero fuori i veri responsabili.
E nel momento decisivo ecco apparire altri disinformatori. Il primo punto è il non riconoscimento del diritto internazionale;il secondo punto è il non riconoscimento della giurisdizione e nonostante anche la Corte Suprema ha ammesso che l’incidente è avvenuto in acque internazionali loro continuano a negare questo fatto. A differenza di Miavaldi che l’ha buttata sul tossico,sul fascismo casa pound e rin tin tin ma non ha mai risposto a niente ,tra l’altro ignora anche l’idea del diritto m internazionale il buon Matteo,il duo Abbo Accame è invece una new entry proveniente dall’ ambiente militare.
Anche per loro vale lo stesso discorso del Miavaldi,non entrano nel merito,ma prendono degli aspetti,l’aspetto fondamentale che giustifica il tutto e che i due marò sono colpevoli,e un cervello malato come quello di Abbo elabora una stana teoria sullo spiattellamento,ed ecco che Accame gli da corda,nel momento più delicato della gestione marò due disinfornatori vanno alla Carica,supportati da una serie di profili fals iCiccio,Pierre,somaro,Kinda,indicizzano la notizia anzi si lamentano pure con la Bonino perché non ha onorato i due morti,non sapendo che tra le tante stronzate  dette dalla Bonino c’era anche quella che lei doveva pensare alle vedove e a chi non c’era più,denotando di essere in piena sintonia con Abbo e Accame. Sicuramente avranno promesso al comandante Abbo una bella promozione per il suo lavoro di disinformazione totale,insieme all’ Amm. Accame
A proposito per chi avesse qualche dubbio sentite Accame
“VICENDA MARO’

DOVE SI TROVAVA LA LEXIE AL MOMENTO DELL’ AZIONE DISSUASIVA NEI RIGUARDI DEL PESCHERECCIO ST. ANTHONY

IN ACQUE INTERNAZIONALI, OPPURE NON IN ACQUE INTERNAZIONALI, MA IN ACQUE CONTIGUE (ENTRO LE 24 MIGLIA)? LA SENTENZA DELLA SUPREME COURT DI NEW DELHI (18/01/2013)

La risposta è stata fornita dalla Supreme Court di New Delhi nella sentenza del 18/01/2013, dove si afferma che il fatto avvenne a 20,5 miglia dalla linea costiera (acque contigue). Tale sentenza non è stata contestata e nessuno ne ha provato la possibile falsità. Dunque cade tutta la ricostruzione che è stata fatta della vicenda, ricostruzione basata sul falso presupposto che la Lexie si trovasse in acque internazionali e quindi l’Italia potesse accampare diritti di giurisdizione”.
Sanno tutti che le acque territoriali si estendono fino alle 12 miglia,che ancora non c’è un mandato d’accusa e che stanno cercando di estendere la sue act anche a questo caso e gli indiani non hanno dato ancora risposte   Accame e Miavaldi invece si le hanno date.
E chi avesse ancora dei dubbi sul loro ruolo di disinformatori si legga quello che propone Accame,ma prima di inserire volevo aggiungere un'altra riflessione,le loro idee non le pongono nei gruppi fb normali,in questi gruppi loro non esistono ma solo nei gruppi nati per sostenere i marò,chiaramente questi gruppi interessano al mandante e' la che questi devono agire

“Ritengo anche, per incidere sull’ atmosfera processuale - scrive Accame al presidente Napolitano - potrebbe essere giovevole far pervenire al governo indiano il più sentito cordoglio per quanto accaduto, un cordoglio espresso al più alto livello politico possibile. Tenuto conto anche dell’umanità dimostrata dall’ India nell’ aver consentito per due volte l’invio in Italia dei marò, ed in considerazione dei forti vincoli che all’ India ci legano”.
L’ammiraglio Accame chiede espressamente al Capo dello Stato d’intervenire sul Consiglio Supremo di difesa: struttura che certo non brilla per attività. Sarà forse una coincidenza, ma del Consiglio di Sicurezza è parte integrante l’attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Binelli, che all’ epoca dei fatti autorizzò, tramite l’ammiraglio Marzano, l’ingresso della Enrica Lexie nel porto di Kochi. In sostanza Binelli autorizzò la consegna dei nostri soldati nelle mani indiane. La sciagurata autorizzazione godeva peraltro dell’ avvallo dell’ allora capo di stato maggiore della marina, l’ammiraglio Branciforte, che ordinò all’ addetto navale italiano (che risiede a Nuova Delhi) di presenziare alle operazioni d’arresto dei marò quando la Lexie fosse attraccata nel porto di Kochin. Con tale autorizzazione (di fatto un ordine di consegna per i nostri militari) si permetteva che una nave con due cittadini italiani (due militari,due padri di famiglia…) entrasse nelle acque territoriali di un paese, l’India,dove vige la pena di morte.
La lettera dell’ammiraglio Accame al Capo dello Stato si propone due obiettivi:ascoltare Abbo, onde impiegare il suo lavoro al meglio ed in modo corretto, e attivare finalmente un’indagine su tutta la gestione della vicenda. Definire le responsabilità, pur con qualche autocritica, potrebbe farci apprezzare come una nazione più seria. Approcciando l’India con nuove e determinanti frecce al nostro arco, e sempre col fine ultimo di riportare in Italia i due militari.

fonte : https://www.facebook.com/notes/elfrid-bianchi/mar%C3%B2disinformazione-totale-occhio-ad-accame-ed-abbo-le-new-entry/596407830438053
tramite http://veraitalia.blogspot.it/2014/01/marodisinformazione-totale-occhio-ad.html?spref=fb

L'India minaccia ! di Fernando Termentini

La Delegazione di Parlamentari italiani usciti dal letargo dopo 24 mesi è andata in gita in India considerando che non ha incontrato nessuna delle Autorità indiana, tutte in vacanza essendo festa nazionale, ricorrenza di cui nessuno aveva tenuto conto, forse nemmeno l'Ambasciatore Mancini ed il MAE.
I parlamentari sono rientrati in Italia e per tutta risposta alla loro visita il giudice speciale della Session Court di New Delhi, Darmesh Sharma, sicuramente impressionato ed intimorito da cotanta presenza politica italiana, ha convocato i legali di Latorre e Girone in quanto la pubblica accusa vorrebbe trasferire a lui la tutela giudiziaria dei due Fucilieri di Marina.
Una richiesta già avanzata in due precedenti udienze ma rigettata dai difensori indiani perché non erano stati ancora formalizzati i capi di accusa e perché esisteva ed esiste il rischio che la NIA intenda portare avanti l'accusa utilizzando legge Sua Act che obbliga l'applicazione della pena di morte.
Nell'udienza di domani pomeriggio, come riferisce l'ANSA, gli avvocati ricorderanno che in Corte Suprema e' stato presentato giorni fa un ricorso riguardante "l'inaccettabilita' dell'assenza dei capi di imputazione" e "la possibile utilizzazione del Sua Act, legge non contemplate dalle direttive che la stessa Corte diede lo scorso anno" quando parlo' di "indagini rapide, per cui chiederanno di attendere che sia depositato il rapporto investigativo.
Esiste, in ogni caso, il rischio che il Tribunale non accetti la richiesta difensiva ma accolga quella della pubblica accusa, per cui Massimiliano e Salvatore potrebbero essere sottratti alla custodia giudiziaria dell'Ambasciata cadendo per loro ogni garanzia di libertà fisica.
Una nuova minaccia, dunque, si profila all'orizzonte, guarda caso immediatamente a seguire l'affermazione del nostro Ministro degli Esteri Bonino che con approccio diplomatico ha oggi sancito "la scarsa affidabilità dell'India" con un'Agenzia di Stampa sicuramente arrivata in tempo reale a Delhi !
Fernando Termentini
http://fernandotermentini.over-blog.com/2014/01/l-india-minaccia.html

L'impero invisibile

ESERCITI MERCENARI E SERVIZI SEGRETI PRIVATI, MONOPOLI DELLA FINANZA E DELLE MATERIE PRIME, INTERE STRUTTURE ECCLESIASTICHE.

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UN NUOVO STUDIO DELL'EIR DENUNCIA ALCUNI ASPETTI MENO NOTI DELL'IMPERO BRITANNICO.

NELL'ULTIMO NUMERO DI AGOSTO la rivista Executive Intelligence Review (EIR) presenta nuove e sensazionali rivelazioni sulla cospirazione britannica, "l'impero invisibile", la cui forza si colloca in strutture capaci di eludere e più spesso usurpare la sovranità degli stati nazionali. Solidarietà ripropone al pubblico italiano questo aggiornamento qualitativo di un quadro, già abbozzato in precedenza [Solidarietà: n.1, gennaio 1995; n. 5, ottobre 1995; n. 2, aprile 1997], del controllo esercitato dalla Corona britannica sui grandi monopoli delle materie prime e degli alimentari, sulla finanza, sulle strutture sovrannazionali dell'ecologismo, sugli eserciti mercenari privati, sulle chiese anglicane e, in ultima analisi, sulle innumerevoli formazioni politiche che propongono in ogni parte del mondo il "liberismo", la micidiale arma ideata dallaCompagnia delle Indie Orientali.

Nel servizio sull'impero invisibile, l'EIR imette a fuoco in particolare il modo in cui la Corona inglese utilizza delle strutture private -- dal settore militare a quello ecclesiastico, oltre a quello degli affari -- con le quali persegue la sua strategia volta a disgregare gli stati nazionali per ristabilire un ordine feudale, in un mondo che rapidamente entra in una nuova epoca oscurantistica.

Il modello generale di funzionamento di questa struttura privata è quello della Compagnia delle Indie Orientali che fu stabilita in Inghilterra nel 1600 per amministrare l'India come un territorio privato e per combattere le Guerre dell'Oppio contro la Cina del secolo scorso. La Compagnia era amministrata da un consiglio di azionisti che facevano riferimento ad un "comitato segreto" composto da tre individui capaci di rappresentare contemporaneamente gli interessi della Corona e dei potentati finanziari della City.

Quando la congiuntura politica diventava particolarmente impegnativa, i "pezzi grossi" della Compagnia passavano a prendere direttamente le redini del governo, come fece lord Shelburne alla fine del 18° secolo. Anche oggi, nel governo di Tony Blair figura un personaggio come sir David Simon che è al tempo stesso presidente della British Petroleum.

Oggi, dietro il Commonwealth britannico si cela un gruppo di famiglie, poche migliaia, che compone il Club delle Isole, la struttura subentrata in epoca moderna alla vecchia "Compagnia". Invece delle cannoniere oggi il dispiegamento militare riguarda gli specialisti di guerra "irregolare" dello Special Air Service (SAS), elementi addestrati a istigare guerre di bande secondo i canoni esposti nel manuale "Gangs and countergangs", scritto dal gen. Frank Kitson a seguito della sua esperienza in Kenya dove negli anni Cinquanta mise i feroci Mau-Mau contro la popolazione locale. Oggi questa esperienza viene tragicamente ripetuta con fantocci come Museveni in Uganda, Paul Kagame in Ruanda e Kabila nel Congo.

Tra le strutture private l'EIR denuncia:

1) I mercenari "privati" che passano sotto il nome di "società private di sicurezza", compreso qualche tentacolo nel settore giudiziario.

2) Le vaste operazioni che banche e cartelli minerari stanno compiendo in America Latina.

3) La rete dei circoli militari e delle sette religiose diffusi sul territorio statunitense.

PRIVATIZZAZIONI DELLA SICUREZZA

Quest'ultima fase del lavoro di ricerca dell'EIR è partita a seguito di un seminario ad alto livello tenuto il 24 giugno dalla DIA, la Defence Intelligence Agency, sul tema della "Privatizzazione delle funzioni di sicurezza nazionale nell'Africa sub-sahariana".

Dalle poche pagine di resoconto diffuse al pubblico risulta che i partecipanti -- militari del Pentagono, imprese legate alla difesa, personale di ambasciate africane, accademici, funzionari dell'ONU e delle sue NGO e i rappresentanti delle ditte di sicurezza inglesi Executive Outcomes e Sandline International -- hanno discusso dei pro e contro dell'utilizzo di "corporations" private di mercenari a cui commissionare i compiti precedentemente svolti da esercito e polizia degli stati.

Nessuno dei partecipanti pare essersi reso conto che il contesto strategico della discussione è quello del progetto britannico di ridisegnare la carta geografica dell'Africa per ricolonizzare il continente nero, stabilendo un controllo ferreo sulle riserve strategiche di materie prime del pianeta.

L'EIR ha così raccolto negli Stati Uniti, in America Latina, in Europa e in Australia le prove che le imprese di sicurezza "private" in realtà rispondono agli ordini e ai disegni della Corona britannica.

Le imprese di sicurezza Crown Agents e Corps of Commissionaires, centralizzano in realtà tutta la pletora di ex militari -- specialisti del Special Air Services (SAS), gli "scouts" sudafricani, i poliziotti e i militari "regolari" -- che una volta congedatisi passano a lavorare con imprese "private". Crown Agents ed i Corps sono controllati da alti ufficiali vicini alla famiglia reale o al Privy Council.

Le attività dei mercenari inglesi non debbono essere viste come occasioni di fare fortuna contese tra canaglie in competizione tra loro, ma come una componente altamente controllata dell'impero "invisibile".

Adesso tocca all'America Latina

L'America del Centro e del Sud è attualmente invasa dalle stesse forze dei cartelli delle materie prime, delle società finanziarie, e delle compagnie di sicurezza che stanno decimando la popolazione africana.

I cartelli inglesi sono piombati su Colombia, Cile, Argentina, Venezuela, Messico e Perù. in Brasile contano sul "Movimento dei senzaterra", legato ai cartelli della droga. In Colombia la British Petroluem sta mettendo il territorio sotto il controllo dei mercenari di Defence Systems Ltd. grazie alla cooperazione del narco-presidente Ernesto Samper Pizano.

Se lo scenario denunciato dall'EIR può sembrare un'esagerazione questo è dovuto al fatto che la manovra avvolgente condotta dai tentacoli inglesi è sufficientemente camuffata da non destare l'inquietudine delle vittime. Se si cerca infatti di analizzare il fenomeno "dal di sotto", senza tenere bene in mente che il contesto è quello di una struttura piramidale di potere il cui funzionamento va analizzato partendo "dal vertice", allora si potrà bere la storia secondo cui l'impero britannico sarebbe roba del passato, di cui si parla solo nei libri di storia, che la monarchia inglese starebbe lì per le cronache rosa e per i turisti, mentre quello che succede in Africa e America Latina sarebbe solo la conseguenza della democrazia, del libero mercato e della globalizzazione, mentre nessuno complotterebbe contro gli stati nazionali, ma ci sarebbe da ammettere una buona volta che questi hanno semplicemente fatto il loro corso e sono caduti in obsolescenza con la fine del comunismo e dei blocchi contrapposti.

Un nuovo Pantheon

Un'altra parte dell'offensiva imperiale britannica passa per la Chiesa d'Inghilterra e la Comunione Anglicana, una struttura che sin dall'inizio fu costituita come ministero del culto dell'impero, così come lo era il Pantheon della Roma pagana.

In particolare attraverso le sette "evangeliche" e "carismatiche", attraverso strutture imperiali come la Church Missionary Society e attraverso il Consiglio Mondiale delle Chiese controllato dalla Comunione Anglicana, oggi la Chiesa d'Inghilterra, il cui capo è ufficialmente la regina, ha un ruolo notevole nelle "strategie della tensione", il terrorismo che colpisce l'Africa, l'America Latina.

Le sette dei "carismatici" anglicani e dei vari Israeliti Britannici hanno per tutto il 20° secolo affondato le proprie radici nel territorio nemico, cioè negli Stati Uniti, ed hanno raccolto le truppe per movimenti anti-americani come il Ku Klux Klan e gli elementi più fanatici nel movimento delle Milizie, costituendo un fenomeno che oggi ha raggiunto dimensioni sconcertanti con le spettacolari adunate oceaniche dei "Promise Keepers" o di "Success 97".

A sua volta questa gente condivide appieno l'ideologia ecologista e federalista con le quali il principe Filippo ha edificato il WWF ed altri cartelli ecologisti. Un ampio lavoro di giornalismo investigativo sullo sconcertante retroterra inglese del fondamentalismo americano è pubblicato nel numero di novembre di Solidarietà. - [Solidarietà, anno V, n.5, novembre 1997] - I Crown Agents: la grande logistica dell'impero

La perla eredita dall'amministrazione coloniale vittoriana raccoglie i manager incaricati della logistica nei territori del Commonwealth, ma anche nelle "aree difficili" poste sotto la giurisdizione dell'ONU o sotto quella del crimine organizzato.

Sulla carta Crown Agents si chiama "Crown Agents for Overseas Government and Administration", è acquartierato a Surrey, nella periferia londinese e dice di essere una corporazione privata non a scopo di lucro, che si occupa della logistica e del subappalto di tutta una serie di commissioni per la "British Overseas Development Administration" (dipartimento per gli aiuti internazionali del ministero per lo Sviluppo d'Oltremare, ex Colonial Office) per enti diversi impegnati all'estero e per governi stranieri.

Siamo di fronte al solito esempio di "understatement" britannico perché in realtà la Crown Agents è proprio quello che dice il nome, gli agenti della corona. Fu fondata nel 1833 come Crown Agents for the Colonies, colonna portante di quello che qualche storico chiama "Il terzo Impero" , la grande espansione colonialista iniziata appunto intorno al 1830.

Mentre lord Palmerston, Cecil Rhodes, il principe Edoardo Alberto (il principe delle Isole) e lord Milner provvedevano alla strategia ed alle basi ideologiche dell'impero, la Crown Agents si occupava della routine quotidiana: stampare banconote e francobolli per le colonie; fornire i servizi tecnici, ingegneristici e finanziari; svolgeva le mansioni di banca privata per le autorità monetarie delle colonie, per i funzionari di governo ed i capi di stato; si occupava di armare, vestire e versare la paga alle truppe coloniali. Quest'organismo che svolgeva tutte le mansioni dell'economato dell'impero giunse ad amministrare 300 tra colonie e paesi nominalmente indipendenti, "alleati" della corona inglese.

Nello statuto di Crown Agents c'è scritto nero su bianco che l'organismo è una "Emanazione della Corona". Ovvero, funziona agli ordini della corona e al di fuori della giurisdizione degli enti governativi. A capo dell'ente c'è il ministro delle Colonie che in era post-coloniale si chiama ministro per lo Sviluppo d'Oltremare. Sebbene formalmente non fosse un dipartimento del governo, tutto il debito della Crown Agents era garantito dallo Scacchiere fino al 1996, cioè fino alla sua "privatizzazione".

Da allora l'impresa ha una amministrazione propria, ma funziona anche come holding per una pletora di altre imprese e joint venture. Le sue azioni sono in mano alla Crown Agents Foundation con un consiglio d'amministrazione ed un comitato dei consiglieri che rappresentano una galleria di esponenti del Club delle Isole, come pure di enti governativi, grandi banche, grandi corporations ecc.

Le aree difficili

Nel resoconto del 1996 si legge che le numerose sussidiarie della Crown Agents svolgono ancora le molteplici attività di logistica, di stampa di francobolli e banconote, consegna di commissioni di armi ecc. Secondo i suoi portavoce, queste operazioni vengono compiute nelle "aree difficili".

Sono ancora 150 i governi e le organizzazioni straniere, chiamati "principals", per cui l'impresa funziona appunto come "agents". In alcuni casi si tratta anche di amministrazioni finanziarie e di servizi bancari "off-shore". Complessivamente si tratta di gestire progetti per circa 3 miliardi di dollari e solo il portafoglio azionario si stima sul miliardo di dollari.

Alcune delle operazioni attuali sono le seguenti:

Amministrazione dell'intero servizio doganale del governo del Mozambico; Presidenza della Europa SA, che a sua volta amministra i fondi per la ricostruzione economica in Bosnia e altre iniziative dell'ONU. Insieme alla ES-KO monegasca, Crown Agents fornisce i rifornimenti alimentari alle truppe di pace dell'ONU in Angola e in Bosnia. Qualche lettore avrà già notato che questi "servizi" -- forniture di armi, controllo delle frontiere e attività bancarie off-shore -- sono proprio ciò di cui il crimine organizzato internazionale ha bisogno per prosperare.

I primi collegamenti di Crown Agents al crimine internazionale risalgono a metà degli anni Settanta quando l'impresa rimase vittima della propria ingordigia speculativa nel settore immobiliare. A seguito dello shock del petrolio l'ente finì sull'orlo della bancarotta e dalle indagini risultò allora che aveva un portafoglio di titoli di varia natura per 4 miliardi di sterline ed era proprietaria di una serie di banche in tutto il mondo dalle caratteristiche a dir poco sospette.

La Banca d'Inghilterra dovette sborsare centinaia di milioni di sterline per il salvataggio della Crown Agents, mentre il governo aprì tre indagini sulla sua esposizione nel settore immobiliare. La verità sui risvolti criminali delle operazioni speculative però fu evitata dal pronto suicidio del direttore finanziario dell'ente nel momento in cui doveva dare la sua deposizione.

Diamo un'occhiata ai soci della Crown Agents all'epoca del crac. Fino al 1983 l'impresa ha gestito le fortune personali del sultano del Brunei, che altrimenti finanziava ogni sorta di progetti privati del principe Filippo e del principe Carlo, come pure operazioni di spionaggio in tante parti del mondo, a cominciare dalle operazioni Iran-Contras di George Bush. Le attività connesse erano tali che quando il sultano decise di ritirare i suoi 3,5 miliardi di sterline dalla Crown Agents questa fu costretta a licenziare 400 dipendenti.

Una delle banche off-shore della scuderia della Crown Agents tra gli anni Sessanta e Settanta era la Trade Development Bank, allora di proprietà di Edmond Safra. Membro del "Club 1001" (i grandi finanziatori del WWF), Safra ebbe per molti anni gli agenti dell'anti-droga USA alle costole che solo nel 1990 riuscirono finalmente ad accertare che la sua Republic National a New York era una delle riciclatrici preferite sia del Cartello di Meddelín che dei trafficanti di eroina e di hascisc che operano dal Libano.

Nel 1967 Crown Agents acquistò, con il 40% delle azioni, il controllo della E.D. Sassoon Bank. La banca era stata fondata da sir David Sassoon, che nel secolo scorso aveva messo in piedi in Cina ed in India attività bancarie che fiorirono con la Guerra dell'Oppio, e fu poi trasferita nelle Bahamas negli anni Quaranta, quando quelle colonie inglesi venivano attrezzate come centro di riciclaggio di denaro sporco. Le credenziali della banca erano talmente dubbie che persino la Banca d'Inghilterra inizialmente fece difficoltà ad avallare la richiesta d'acquisto della Crown Agents. Con il crac del 1973 la Sassoon fu acquisita dalla Standard and Chartered Bank, che attualmente figura nel Comitato dei Consiglieri della Crown Agents.

Crown Agents fece investimenti notevoli nello Stern Group of Companies, gruppo controllato da William Stern. Quando questo gruppo finì in bancarotta le conseguenze si fecero direttamente sentire sulla Crown Agents. Stern era un affarista americano legatissimo al boss della mafia Meyer Lansky, ed i collegamenti tra i due passavano per Sylvain Ferdman. La rivista Life denunciò Ferdman come l'elemento di collegamento di Lansky con le banche svizzere implicate nel riciclaggio dei soldi sporchi.

Cognato di Stern era poi Tibor Rosembaum, presidente della International Credit Bank (BCI). Secondo Life, la BCI era un paravento di Lansky attraverso cui passarono inoltre certi finanziamenti per alcune operazioni segrete del Mossad israeliano.

Anche la BCI fu travolta nella bancarotta che colpì Stern e la Crown Agents. Le indagini dei collegamenti con Lansky furono insabbiate con il salvataggio della Crown Agents e il "suicidio" del capro espiatorio.

Dopo il fallimento, la ristrutturazione delle attività di Crown Agents fu affidata a sir John Cuckney, ex alto ufficiale dello spionaggio MI-5, passato al servizio della Lazard Fréres, anche noto come uno dei personaggi più informati della City. Sotto il suo comando furono insabbiati gli scandali e le attività vennero ridefinite per gestire il traffico di armi.

Trasferì al ministero della Difesa la Millbank Technical Services che sotto la Crown Agents si occupava di gestire le commissioni di armi. Nel settore bancario invece accorpò tutte le attività, rispettabili e meno rispettabili, in quella che successivamente diventò la famigerata BCCI, la Bank of Credit and Commerce International, quella che in una sua deposizione l'ex direttore della CIA Robert Gates definì, giocando sulla sigla, "la banca internazionale di criminali e canaglie".

La BCCI fu al centro dei traffici di oppio della Mezzaluna d'Oro (Pakistan, Afghanistan, Iran) che proliferarono durante la guerra in Afghanistan tra il 1979 ed il 1989. Il fallimento della BCCI nel 1991, che ha vaporizzato titoli bancari per 20 miliardi di dollari, è stato il più grande della storia moderna.

Una volta completata la ristrutturazione di Crown Agents, nel 1978 Cuckney passò a capo della Midland Bank, nella quale aprì subito una nuova sezione internazionale attrezzata principalmente per finanziare il traffico internazionale di armi.

Quando la Thatcher traslocò al numero 10 di Downing Street, Cuckney diventò uno dei principali consiglieri del nuovo Premier inglese. I suoi servizi sono stati ricompensati col titolo di lord Cuckney di Millbank, in riferimento alla "Millbank Technical Services" che egli mise accortamente al riparo dagli scandali della Crown Agents.

La Crown Agents oggi

Da più parti si cerca oggi di dire che la Crown Agents è ridotta all'ombra di quella che fu un tempo, che è stata "riformata". In realtà le sue tracce sono ben visibili nelle forniture di armi servite per incendiare la regione dei Grandi Laghi in Africa, per armare il carnefice Museveni in Uganda.

L'attuale direttore è David H. Probert, salito al vertice dell'impresa nel 1981. In precedenza Probert stava nel consiglio della Birmingham Small Arms Company, una delle più famose produttrici di armi inglesi, e in quello della Rockwool, sussidiaria di una grande impresa danese che è stata tra i principali azionisti della Defence System Limited. Oltre a Probert, che è insignito del grado di Comandante del British Empire, nel vertice di Crown Agents figurano: A.K. Stewart-Roberts, proveniente dalla S.G. Warburg, una delle merchant banks più famose della City; P.F. Berry, che figura anche nella direzione di Transparency International. F. Cassel, ex direttore per l'Inghilterra della Banca Mondiale e del FMI. - [Solidarietà, anno V, n.5, novembre 1997]

LE FORZE ARMATE IRREGOLARI DI SUA MAESTÀ BRITANNICA

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Più che sulle guardie in colbacco, i Windsor contano sulle forze irregolari per alimentare in tutto il mondo i conflitti etnici e regionali, soprattutto usando come veicolo gli ambienti dell'ONU.

In quella che si vanta di essere la democrazia più antica d'Europa, il comando di tutte le forze armate dell'Impero Britannico e del Commonwealth è nelle mani della regina Elisabetta II.
È uno dei "Prerogative Powers" della Corona e si estende alle entità militari privatizzate che sono state prodotte e sono di fatto controllate dallo Special Air Service (SAS) e dai Corps of Commissionaires.


I "Prerogative Powers" sono poteri discrezionali il cui esercizio non è soggetto a controllo giudiziario o del parlamento, e vengono gestiti attraverso il Privy Council, il Consiglio della Corona composto da circa 400 elementi selezionati dall'élite parlamentare, ecclesiastica, militare e di sicurezza.

Nessun atto del Parlamento inglese entra in vigore senza l'approvazione, "Orders in Council", cioè accettato dalla regina e reso pubblico dal Consiglio.

Ogni settimana la regina presiede l'incontro del Comitato Congiunto dell'Informazione, in cui si fa il punto sulle attività dei servizi segreti.

In Canada il Privy Council ha un suo ufficio ad Ottawa, con un suo coordinatore responsabile ed un segretariato, presieduto dall'amministratore personale di Elisbetta, incaricati di riferire alla sovrana le attività di informazione e di sicurezza che si svolgono nello stato del Commowealth di cui è sovrana. Gli uffici del Privy Council di Ottawa ammettono che la struttura canadese del Privy dovrebbe riflettere quella centrale londinese, ma una documentazione non è disponibile al pubblico.

La regina tiene i contatti coi servizi militari attraverso il capo di Stato Maggiore e il suo segretario dei Servizi di Difesa. A palazzo confermano che la regina visita regolarmente i corpi dei servizi e si tiene aggiornata sulle loro attività. Alle operazioni più importanti, che sono quelle segrete e irregolari, si aggiungono anche notevoli operazioni di contingenti militari dispiegati sotto la bandiera inglese o nei corpi dell'ONU in molte parti del mondo, soprattutto in Africa e Medio Oriente, ma anche in Europa.

Operazione Locke

Una delle operazioni segrete che finì sui giornali, che dà una dimensione delle attività in questione, fu l'Operazione Locke, avvenuta in Sud Africa tra il 1989 ed il 1990, di cui Solidarietà ha riferito nel numero del gennaio 1995. Coi finanziamenti del principe Bernardo d'Olanda (ex SS nazista) e sotto la bandiera del WWF del principe Filippo d'Edimburgo, gli alti ufficiali del SAS, tra cui il capo delle guardie del corpo della sovrana, col. David Stirling, costituirono in africa un ente privato, il KAS, che affidarono ad un "eroe" della guerra delle Falkland, il col. Ian Crooke del 23mo reggimento del SAS.

L'operazione si giustificava con l'alto ideale di dissuadere con le cattive, armi alla mano, i cacciatori di frodo, i trafficanti di zanne d'elefante e di corni di rinoceronte. In realtà, a parte il fatto che la caccia di frodo e i traffici poi li facevano proprio quelli del KAS, la cosa grave fu che troppi dei "bracconieri" assassinati risultarono essere importanti dissidenti del regime sudafricano e altri attivisti politici. A spalleggiare quelli del KAS erano allora degli assassini professionisti sudafricani, come Craig Williamson e Ant White, che sono implicati nell'assassinio del premier svedese Olof Palme.

Prima che lo scandalo raggiungesse dimensioni tali da consigliare lo smantellamento dell'operazione, il KAS mietè centinaia di vittime non soltanto in Sud Africa, ma anche in Namibia, Zimbabwe, Mozambico e nelle Seychelles, ed inoltre istigò conflitti razziali, quelli della "terza forza" in Sud Africa, in cui le vittime si contano nell'ordine delle migliaia.

Intraprendenza britannica

C'è da prendersela con qualche colonnello troppo esuberante oppure questa politica è decisa dai massimi vertici di Londra?

Il 29 marzo 1995 il Royal Institute for International Affairs (Chatham House) ha patrocinato insieme al governo inglese una conferenza intitolata "L'Inghilterra nel mondo" presso il Centro conferenze regina Elisabetta II. Il senso dei lavori è stato riferito da John Ashworth: "Temo che gli inglesi stiano diventando più intraprendenti perché il programma politico seguito nei 30-40 anni successivi al 1945, in cui l'establishment britannico, l'élite politica, si riproponeva il compito di gestire un declino ordinato, adesso è finito. Ne abbiamo avuto abbastanza".

All'avvenimento per celebrare la riscossa inglese non poteva certo mancare sir Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato USA che proprio a Chatam House nel 1982 si dichiarò esplicitamente un agente di influenza inglese nelle due amministrazioni Nixon e Ford. Per questo fu insignito del grado di cavaliere comandante dell'Ordine di San Michele e San Giorgio.

Tra i nomi più illustri della politica inglese, grondanti di titoli cavallereschi, collari e medaglie, spiccavano anche il maresciallo sir Peter Inge, che era capo di stato maggiore della Difesa, e sir Michael Rose. Quest'ultimo era appena rientrato a Londra dopo aver comandato la scellerata missione dei berretti blu dell'ONU in Bosnia e si preparava ad assumere il comando dello Staff College, la scuola di guerra. Rose ha puntato contro lo stato nazionale, con la dovuta cautela: "Credo che dobbiamo sviluppare... tutta una serie di dottrine nuove, nuovi concetti e nuove strategie per affrontare queste nuove forme di disordine mondiale traenti origine dalle differenze etniche, religiose e nazionali. Le Nazioni Unite hanno fatto un primo passo considerevole in tale direzione...

"Quando ho lasciato l'incarico ho riferito al segretario generale dell'ONU [Boutros-Ghali] che per affrontare in maniera più efficiente il problema si dovrebbe ricorrere all'impiego di forze militari regionali, affidando loro le missioni di pace -- in quel caso si trattava della NATO. ...

"Dobbiamo forse imparare a lavorare meglio con le organizzazioni di aiuto [che poi sono soprattutto le NGO dell'ONU] perché esse vedono spesso nei militari la causa di tutti i problemi piuttosto che una loro soluzione..."

In conclusione Rose ha detto di aver visitato molte scuole di guerra, anche all'estero, constatando che il tema delle truppe di pace dell'ONU suscita grande interesse, e che "si sta sviluppando una forma nuova di dottrina in cui l'Inghilterra ha preso la guida".

Il maresciallo sir Peter Inge ha detto che l'Inghilterra è impegnata in cinque missioni di pace dell'ONU. "Di conseguenza oltre 46 mila militari sono attivi fuori del Regno Unito: Falkland, Honk Kong, Brunei, Cipro, Gibilterra, Germania, Medio Oriente, Caraibi". Nel corso dei lavori è inoltre emerso che le forze inglesi sono impegnate in ben 40 paesi, ma che molti degli incarichi di queste missioni sono segreti.
http://www.timmylove.altervista.org/nom/impero.html